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Havel. Una vita 3 - Olga e la passione per il teatro

Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Un modesto lavoro come macchinista di scena fu l'inizio di una grande passione, quella del teatro e al tempo stesso gli offrì l'opportunità di iniziare a esprimere con sempre maggior consapevolezza il suo dissenso nei confronti del regime e la richiesta di libertà per ogni uomo.

Olga
Vaclav aveva incontrato la donna della sua vita casualmente grazie ad un'amica. Il loro rapporto iniziò con alti e bassi ma nel giro di tre anni divennero una coppia, e “l'influenza che Olga ha avuto su Havel e lui su di lei è stata così pervasiva che è plausibile ipotizzare che senza di lei difficilmente sarebbe diventato quello che è diventato”(Havel. Una Vita, pag.85).Si sposarono il 9 luglio 1964, il loro matrimonio durò 50 anni. Olga non era particolarmente bella, era riservata ma sempre pronta a esprimere il suo parere senza ipocrisie e incertezze. I Trentasei impararono ad accettarla, ad assistere alle continue discussioni fra i due, a prendere atto che quando un compito si presentava difficile e complesso Vaclav cercava prima di tutti il parere e l'appoggio di Olga, che era la prima lettrice dei suoi articoli, quella che cacciava gli intrusi quando il marito doveva lavorare, lo difendeva dagli attacchi e dalle critiche.

L'apprendista
Negli anni compresi fra il ‘59 e il ‘63 la passione per il teatro aveva letteralmente invaso il giovane. Aveva cercato lavoro e lo trovò, grazie a suo padre, come macchinista di scena di un teatro stabile la cui compagnia era guidata dal grande Werich, uno dei maestri della scena culturale ceca del tempo.
Nessuno avrebbe immaginato che quel modesto lavoro avrebbe segnato l'inizio di una grande passione, quella del teatro e al tempo stesso gli avrebbe offerto l'opportunità di iniziare a esprimere con sempre maggior consapevolezza il suo dissenso nei confronti del regime e la richiesta di libertà per ogni uomo.
Frequentò altri teatri sempre come assistente e collaboratore, iniziando a capire che ”Il teatro non deve essere solo una fabbrica per la produzione di commedie, registi, attori, eccetera, ma un centro spirituale intellettuale vivo luogo di autocoscienza sociale, un’area di libertà.” (ibid., pag.95)
E questo convincimento lo accompagnerà tutta la vita.
Nel ‘58 sorgeva il minuscolo Teatro della Balaustra che avviò un'attività di sperimentazione intellettuale. Il macchinista Havel iniziò a scrivere vere e proprie opere teatrali e a farsi un nome come critico. Dopo un seminario, l’attore Ivan Vyskocil rimase colpito dall'entusiasmo del giovane scrittore e gli diede la possibilità di collaborare al profilo culturale e al repertorio del teatro.
Così ora era alle soglie di una svolta esistenziale e Havel ricorderà gli anni del teatro della Balaustra come ”un periodo meraviglioso della mia vita”.(ibidem, pag.98).

Festa Agreste
Scrisse in questo periodo ”Festa agreste” parodia e denuncia delle lotte e dei conflitti all'interno del regime comunista, esprimendo la sua condanna dell'ambiente sociale e dei meccanismi politici che lo dominavano. Presto si aprirono per lui le porte della scena internazionale grazie agli apprezzamenti dei critici e potè vedere le sue opere rappresentate in tutta la Germania. Fu favorito dal clima degli anni Sessanta che avevano visto in Cecoslovacchia una rinascita della cultura moderna nella cinematografia, drammaturgia, arti creative, musica e Havel era molto apprezzato per i suoi testi letterari, i saggi e gli articoli di condanna del regime che esercitava un continuo controllo sugli artisti e censura sulle loro opere.

La rivista
Dopo un inizio accidentale fra il 1964 e il 1965 nella redazione di una rivista di lotta chiamata Tvor (forma), entrò nel suo Comitato editoriale e si batté contro la sua chiusura causata dalla pubblicazione di testi di autori cristiani. Havel ne parlava dicendo ”è stata la mia scuola privata di politica”, ma da quella attività la temuta Sicurezza di Stato, modellata sul KGB, lo dichiarò nemico dello Stato. Nel ‘65 consolidava la sua fama con “Memorandum“ che sotto l'aspetto della satira celava un contenuto sovversivo con la condanna della partecipazione colpevole al male.

L'immagine: © copyright John Mathew Smith 2001

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