Gandhi - La mia vita per la libertà 4 - In Sudafrica scopre i pregiudizi razziali

Se la sua timidezza era proverbiale, Gandhi mostrava di aver ben chiari i diritti suoi e di ogni uomo e su questi non accettava soprusi. La stampa iniziò ad interessarsi alle sue prese di posizione coraggiose ed egli conquistò di colpo una certa notorietà.
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
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https://www.laprovinciadisondrio.it/stories/apcom/83016_sudafrica_in_vendita_la_casa_dove_visse_gandhi/

Ritorno in India 1891.
L'11 si imbarcò per tornare in India e decise di esercitare la professione a Bombay.
A Bombay la tempesta scatenatasi nella casta non si era ancora placata,ma l’abilità del fratello e la sua mitezza e non-resistenza placarono gli animi e ammorbidirono il clima ostile.
Gli inizi della carriera furono tragici.
Sorprende leggere che, dovendo discutere a Bombay la sua prima causa, il giovane avvocato, l’uomo che diventerà famoso per discorsi tenuti davanti a folle oceaniche e davanti a ministri inglesi, fosse terrorizzato e si sentisse incapace di affrontare il pubblico. Entrato nell’aula del tribunale si ritirò vergognosamente senza proferir parola, fra lo scherno del giudice e del cancelliere.
Meglio tornare a Rajkot, vicino al fratello.
Come Gandhi scrive, ci troviamo davanti ad un uomo ”completamente sfiduciato”.

I° viaggio in Sudafrica 1893.
Fu in quella difficile situazione che gli venne in aiuto l’anziano amico Metha, avvocato di lungo corso, conosciuto in Africa. Gli fece da mentore e gli insegnò pazientemente come comportarsi negli uffici britannici spiegandogli cosa implicasse fare l'avvocato sotto l'impero, accettando compromessi e espedienti per lui, giovane inesperto, moralmente integerrimo, impensabili.
Come spesso sarebbe successo nella vita di Gandhi, giunse inaspettata e provvidenziale la proposta di essere assunto come dipendente da parte di una ditta in Sudafrica, per difendere legalmente i propri interessi.
A Gandhi parve una buona occasione e accettò di partire per il Sudafrica (siamo nel 1893), ma questa volta la separazione con la moglie fu più dolorosa, pur pensando che si sarebbe trattato di un periodo molto breve.

Durban
Il suo cliente Steth, musulmano, accolse a Durban con qualche perplessità il giovane vestito all'occidentale, sulle competenze del quale non avrebbe messo le mani sul fuoco, ma, pur essendo analfabeta era estremamente pratico ed esperto e gli affidò una sua grossa causa che sarebbe stata discussa mesi dopo a Pretoria e sulla quale avrebbe vegliato lui stesso.
Quello fu per l'autore il battesimo di fuoco in tribunale, la prova delle sue capacità davanti ai bianchi che per prima cosa lo obbligarono a togliersi il turbante per adeguarsi al loro abbigliamento. Al momento Gandhi ubbidì, ma subito dopo scrisse ai giornali della città denunciando la violenza subita e acquistandosi la definizione di “ospite non gradito”.
In seguito non si tolse più il turbante per tutto il suo soggiorno.
Se la sua timidezza era proverbiale, Gandhi mostrava di aver ben chiari i diritti suoi e di ogni uomo e su questi non accettava soprusi. La stampa iniziò ad interessarsi alle sue prese di posizione coraggiose ed egli conquistò di colpo una certa notorietà.

Maltrattamenti partito da Durban
La terra africana sotto l’Impero britannico non risparmiava discriminazioni e maltrattamenti: partito da Durban diretto a Pretoria, durante il viaggio fu preso a botte e a pugni da più di un passeggero bianco e fu buttato giù da un treno rifiutando di spostarsi dalla classe prima per la quale aveva il regolare biglietto, alla terza.
“Cominciai a riflettere su ciò che mi conveniva: dovevo lottare per far rispettare i miei diritti, a costo di tornare in india, oppure dovevo andare a Pretoria senza badare agli insulti e tornare in India, solo dopo aver svolto il compito? Tornare di corsa in India prima di aver fatto il mio dovere sarebbe stata una vigliaccheria, le difficoltà alle quali venivo sottoposto erano solo un sintomo di quel terribile male che è il pregiudizio razziale. Dovevo tentare di vincere quel male e sopportare le amarezze che ne sarebbero derivate, esigendo riparazioni solo quando entrava in gioco l'abolizione del pregiudizio razziale. Così decisi di prendere il primo treno per Pretoria.” (pag.94 Testo)

Ancora una volta non mancò di scrivere ai giornali per denunciare questi fatti gravemente ingiusti e persecutori nei confronti della minoranza indiana. A Pretoria arrivò senza nessuno che lo aspettasse e si recò all’albergo Familiare Johnston, dove acconsentirono ad ospitarlo purchè mangiasse in camera.
“Le assicuro - gli fu detto dal signor Johnston - che io non ho pregiudizi razziali. Ma ho solamente clienti europei e se la facessi mangiare in sala da pranzo, potrebbero offendersi e andarsene” (pag.98 Testo), ma subito dopo, scusandosi, lo fece accedere alla sala da pranzo.
In seguito trovò alloggio solo da una donna che accettò di ospitarlo, perché i pregiudizi razziali non gli consentirono altre sistemazioni.