Gandhi - La mia vita per la libertà 2 - La famiglia, infanzia e giovinezza
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La famiglia, l’infanzia e la giovinezza.
Da generazioni i Gandhi appartenevano alla casta dei Mercanti e da generazioni erano stati primi ministri nei vari stati del Kathiawad (regione natia dell’Autore), penisola del Gujarat (a Nord-Ovest dell’India).
Il padre Kaba Gandhi era primo ministro noto per la sua devozione allo Stato e la sua posizione di giudice di un piccolo Stato principesco, uno ai quali i colonizzatori britannici avevano lasciato cariche e poteri, esercitando solo in modo indiretto la loro dominazione.
La madre, ultima moglie di Kaba è ricordata come una autorità indiscussa all'interno del clan familiare per la cura della famiglia e l’osservanza delle pratiche induiste.
Mohandas Gandhi nacque il 2 ottobre del 1869 a Porbandar, nel Gujarat, dove trascorse l’infanzia ricordata con episodi particolarmente vivi e per lo più divertenti. Fu mandato alle elementari e e come scrive l’Autore non senza difficoltà a fare le moltiplicazioni…”Devo essere stato uno scolaro proprio mediocre”(Testo, pag. 15) confessa, timido, pauroso di tutto e poco amante della lettura.
Secondo le usanze familiari, venne fidanzato per ben tre volte anche se lui, bambino di 7 anni, non ne sapeva nulla.
Con un triplo matrimonio che comprendeva lui e i suoi due cugini, così si evitavano troppe spese, a 13 anni, quando frequentava le medie, fu fatto sposare con Kasturbai, una ragazza della stessa età.
Le conseguenze furono che il desiderio sessuale si fece sentire col passare del tempo, ma la gelosia lo portava a pretese assurde che rasentavano una specie di reclusione della sposa bambina, con relativa ribellione di lei e liti costanti fra i due.
Della sua giovinezza l'Autore descrive alcuni episodi impressi nella memoria perché legati a un senso di colpa e di vergogna, come quando si fece convincere da un cattivo compagno a mangiare la carne, nonostante la forte avversione ad essa diffusa nella regione, o quando rubò al servitore pochi soldi per comprarsi le sigarette, o quando ancora abbandonò suo padre negli ultimi istanti di vita per correre in camera da letto dalla moglie che lo aspettava.
Apprese in quei primi anni le prime nozioni della religione, recitando i Testi Sacri come il Ramayana (testo sacro sul Dio Rama), e il Bahavagad-Gita (1) frequentando i monaci Jan, imparando da suo padre la tolleranza verso musulmani e aderenti ad altre religioni.
“Un concetto mi si radicò dentro profondamente- la convinzione che la morale è alla base di tutte le cose, e che la morale è fatta di verità, dunque la verità divenne il mio solo scopo. Ogni giorno assumeva più importanza e anche la mia definizione di essa si è andata sempre più arricchendo. Una strofa didattica gujarati mi entrò nella mente e nel cuore e il suo insegnamento- rispondere al male con il bene Divenne il mio principio ispiratore-
“Così osserva le parole e le azioni del Saggio: ogni minimo favore ricompensa 10 volte. Ma i veri Nobili sanno che tutti gli uomini sono uguali, e lietamente ricambiano col bene il male ricevuto”(pag 37 testo).
E quei momenti di intensa preghiera e riflessione costituiranno una delle più preziose eredità lasciategli da suo padre (quando recitiamo le preghiere con i nostri figli e i nipoti dobbiamo sapere che il nostro gesto e fede rimarranno per sempre impressi nella loro memoria) Sapeva poco del Cristianesimo e all’inizio non lo amava.
NOTE
1. Il Bahagavad-Gita è un poema filosofico, con preponderanti elementi didattici; si presenta come un dialogo tra la guida spirituale e divina, Krishna, e l’eroe Arjuna che, nell’imminenza di una battaglia definitiva contro i cugini, si pone dei problemi sulle conseguenze delle sue azioni. Tale battaglia racchiude il valore simbolico della lotta tra le forze buone e cattive che si svolge nell’intimo di ogni persona.