Gandhi - La mia vita per la libertà 10 - La resistenza non violenta - Satyagraha
“Un uomo non può esimersi dal partecipare a nessun aspetto della vita, ecco perché la mia adorazione per la verità mi ha portato ad interessarmi anche di politica; posso affermare senza la minima esitazione, sebbene con molta umiltà, che coloro che sostengono che la religione non c'entra con la politica ignorano cosa sia la politica”- Autore:
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Cominciando dagli ultimi e Phoenix Farm.
Continuava intanto a scrivere per il suo giornale e dal 1904 dopo aver letto il testo ”Cominciando dagli ultimi” di Ruskin, aveva maturato l’aspirazione ad una esistenza condivisa e, lasciata la professione, trasformò “Indian Opinion” in una azienda agricola chiamata Phoenix Farm, poco lontana da Durban. Lì si sarebbe raccolta una piccola comunità di tipografi e non solo, indiani ed europei destinata in breve a divenire un villaggio con una mezza dozzina di famiglie, che presto si moltiplicarono, dove Gandhi era considerato autorità e maestro, aiutato e sostenuto dalla moglie Kasturbai.
Convinto della forza della non violenza continuarono le sue lotte contro ogni forma di ingiustizia; si oppose alla schedatura con obbligo di impronte agli indiani, e anche se la battaglia non riuscì, la forza e la diffusione di quella Campagna insegnò l'educazione all'autocontrollo e alla resistenza civile priva di ogni forma di violenza (guerra contro gli Zulu al fianco dell’Impero 1906).
Aveva trasformato la resistenza non violenta in strumento di lotta sociale.
E campagne di Satyagraha o resistenza passiva che si susseguirono dal 1907 al 1910 furono di importanza fondamentale per l'India.
Gandhi fu ripetutamente imprigionato per questo fra il 1907 e il 1910 con altri compatrioti.
Nel 1912 la legge sulla schedatura venne abolita.
Come egli stesso affermerà nel Commiato, “Un uomo , non può esimersi dal partecipare a nessun aspetto della vita, ecco perché la mia adorazione per la verità mi ha portato ad interessarmi anche di politica; posso affermare senza la minima esitazione, sebbene con molta umiltà, che coloro che sostengono che la religione non c'entra con la politica ignorano cosa sia la politica” (pag.373) …. Essa infatti è “parte inevitabile del dovere di un religioso” (G. Woodcock, Gandhi, una biografia del Mahatma, pag.71)
Campagne e arresti ebbero come esito la condanna dell'opinione pubblica mondiale nei confronti dei pacifici manifestanti.
1914: Gandhi lascia definitivamente il Sudafrica, per tornare in India attraverso Londra, e la moglie lo accompagna.
Tra il 1893 e il 1914 Gandhi era ritornato in India soltanto tre volte (ritorni: 1896, 1901,1914).
Qual era la sua posizione nei confronti dell'impero britannico e del suo dominio?
Non aveva ancora detto agli inglesi che dovevano andarsene, ma cercò di spingerli a farlo.
Nel 1916 conobbe Nehru e contemporaneamente avvenne un episodio importantissimo: un contadino della pianta di Indigo (indaco) della regione del Champaran chiese giustizia per i lavoratori che come lui vivevano in un regime di terrore nei confronti dei piantatori inglesi.
Gandhi non solo prese le loro difese ottenendo una vittoria straordinaria davanti ai giudici ma dimostrò che la resistenza passiva chiesta ai contadini come boicottaggio raggiungeva gli scopi perseguiti. E con gli scioperi che seguirono egli si servì di un'arma potente individuata nel digiuno che spaventava i facinorosi e mobilitava l’opinione pubblica (sciopero di Jaime Tabard)
Da quel momento i digiuni si rivelarono un'arma potente.