Gabriele Nissim, Una bambina contro Stalin
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Mondadori 2007
Premessa
L’Autore del testo è Gabriele Nissim, presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti, giornalista e scrittore, che il 10 maggio 2012, assieme con Associazioni, Enti e personalità della cultura internazionale ha ottenuto da parte del Parlamento Europeo l’approvazione dell’istituzione della Giornata dedicata ai Giusti d’Europa che verrà celebrata ogni anno il 6 marzo in tutta Europa, per far memoria di coloro che si sono opposti ai regimi totalitari del ‘900 lottando per la salvezza di vittime innocenti anche a rischio della propria vita, raccogliendo prove e documenti di ciò che avveniva e tramandandone il ricordo alle generazioni future, per una riflessione sul valore della libertà e della vita di ogni uomo.
Anche quest’opera, come gli scritti precedenti di Nissim, mostra la sua instancabile determinazione a portare alla luce vicende umane eccezionali ignorate dalla storia ufficiale e racconta il dramma di una vittima del regime staliniano e la lotta di chi ad esso è stato capace di opporsi.
Il testo
Una bambina contro Stalin affronta la realtà poco conosciuta dei comunisti italiani in missione politica nell’Unione Sovietica durante il regime staliniano.
Luciana De Marchi, una ragazzina tredicenne italiana che vive a Mosca, dedica la vita a ricostruire e dare senso alla memoria di suo padre, accusato di spionaggio e fucilato nei pressi di Mosca il 3 giugno 1938; fino a quando, penetrando nei disumani e intolleranti meccanismi ideologici di regime, arriverà a “restituirgli l’anima”. A poco a poco raccoglie foto, lettere e documenti, testimonianze di amici e di meno amici, un vero archivio. Lottando contro il male e i pregiudizi, gli ridarà la dignità calpestata.
Il padre, Gino De Marchi, regista e poeta, è un giovane piemontese di Fossano, attaccato alla famiglia e militante del P.C.I., che viene mandato dal partito a Mosca e accusato dai comunisti italiani di essere una spia infiltrata dei fascisti: soltanto Antonio Gramsci gli è amico (non Togliatti, non Longo).
Polizia segreta e funzionari costruiscono, poichè lui è privo della tessera del partito e della cittadinanza italiana, la terribile trafila e il tormento di quegli anni, ma non riescono a far morire in lui il desiderio di una pratica politica diversa.
Luciana non si lascia omologare come attivista. Matura un giudizio di valore sulla storia, non le basta una riabilitazione postuma per suo padre, continua a lottare per rendergli giustizia ricostruendone la vita attraverso testimonianze e documentazioni pazientemente ricercate. Anche in condizioni ardue, fame, freddo, falsità e ambiguità del sistema, incontra gli ex lavoranti del padre, i suoi amici e anche i nemici. Arriva a parlare con Kruscev, dopo la morte di Stalin.
Grazie alla sua tenacia, Gino De Marchi è finalmente riscattato come persona contro la disillusione, l’impotenza, l’umiliazione, sostanze di ogni totalitarismo.
Luciana torna in Italia, recupera i rapporti familiari, sollecita i pochi amici rimasti.
Gino ha la sua tomba, come uno che muore a testa alta. A Fossano gli viene dedicata una strada, nelle scuole si parla di lui.
Così la memoria acquista realmente un effetto riparatore e l’amore vince sulla spietatezza dell’ideologia.