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Claire Ly, Tornata dall'Inferno

Fonte:
CulturaCattolica.it
La vicenda sconvolgente di una donna sopravvissuta all'orrore dei Khmer rossi
Ed. Paoline

PREMESSA
Claire Ly il 17 ottobre 2012 presso il PIME a Milano ha presentato l’ultimo suo testo ”La Mangrovia. Una terra, due anime”, continuazione del precedente “Tornata dall’inferno. La vicenda sconvolgente di una donna sopravvissuta all’orrore dei Khmer rossi”; ad entrambi la Ly ha fatto riferimento nel corso dell’incontro.
Il primo ha prevalentemente il carattere del saggio e della riflessione su buddismo e cristianesimo, mentre Tornata dall’Inferno documenta il periodo di detenzione dell’Autrice nei campi di lavoro forzati voluti da Pol Pot, e descrive il suo progressivo e complesso cammino di conversione al Cristianesimo.
La drammatica esperienza della Ly riporta alla memoria gli avvenimenti storici che si sono verificati in Cambogia negli anni compresi fra il 1975 e il 1979, quando i Khmer rossi imposero il loro regime tirannico sul paese e il governo di Pol Pot provocò lo sterminio di due milioni di cambogiani, su una popolazione di sette milioni.

E’ questo il dono delle testimonianze dal vivo e dei testi che documentano le vicende di paesi e popoli perseguitati e oppressi sotto regimi illiberali e dittatoriali.
Pur riguardando tragici fatti e avvenimenti svoltisi in tempi relativamente recenti, senza tali documentazioni ci si dimenticherebbe presto della loro storia (pur vantandoci di vivere in un mondo globalizzato) e si ignorerebbe la vicenda di coloro che nel passato e nel presente hanno affrontato e sofferto ingiustizie, si sono opposti ai poteri dominanti e nelle circostanze più tragiche hanno difeso per sé e per tutti gli uomini la fede nei valori della vita, della libertà, della giustizia, della solidarietà fra fratelli.

IL TESTO
Tornata dall’Inferno è il testo dedicato da Claire Ly ai figli come testimonianza ed eredità, perché emerga in loro e nelle generazioni future la comune volontà e responsabilità di condanna dei totalitarismi e di ogni tipo di politica di persecuzione e sopraffazione.

GLI ORDINI DA ESEGUIRE
Il racconto inizia quando, la mattina del 24 aprile del 1975, mentre Phnom Penh brulica di gente, Claire Ly tiene per mano il figlio di tre anni Thira e ripensa a quello che è successo nei giorni precedenti, da quando il 17 aprile hanno preso il potere in città i Khmer rossi.
La Ly, professoressa di filosofia, lavora al Ministero dell’Educazione come direttrice e i suoi famigliari sono fra i notabili della città, per censo e per cultura.
Non aspettandosi nulla di buono, obbedisce all’ordine di recarsi nell’Anfiteatro dell’Università per una celebrazione della rivoluzione khmer, che porterà al popolo gloria e potenza.
Subito dopo le viene imposto di abbandonare immediatamente la città, unendosi agli altri colleghi e intellettuali, perché si afferma che gli Stati Uniti si preparano a bombardare città e villaggi.
Nonostante l’assurdità dell’ipotesi, la Ly decide di partire dirigendosi verso il confine thailandese per mettere in salvo la madre, la sorella, il fratello minore e il figlio. Solo così potrà forse sfuggire alla dittatura del Partito Comunista cambogiano.
Raduna i pochi beni che si possono portar via, abbandona la casa e si mette coraggiosamente alla guida della sua auto, senza aspettare l’arrivo del marito e del padre dei quali non sa più nulla.

IL VIAGGIO DRAMMATICO
Così inizia un viaggio interminabile e cupo, nel corso del quale il piccolo gruppo di fuggiaschi sarà fermato, perquisito, terrorizzato da minacce e dalla vista dei cadaveri che si trovano abbandonati sulla strada.
Il nuovo governo ha deciso di sopprimere tutti i borghesi, gli intellettuali, i benestanti, considerati nemici del popolo e della rivoluzione. Davanti ai cadaveri torturati e giustiziati i Khmer dichiarano che gli uccisi si sono meritati la loro sorte, secondo un’interpretazione falsata e menzognera della religione buddista, e che sono stati giustamente puniti per le loro colpe.
Dopo una breve sosta a Rohat Tuk, durante la notte viene requisita la automobile e Claire si rassegna a spostarsi in un terreno abbandonato, camminando in mezzo a risaie inaridite, senza acqua e cibo. Vengono buttate le scarpe e si procede a piedi scalzi per raggiungere l’accampamento di una parente, dove hanno trovato riparo già una cinquantina di persone.
I soldi nascosti non servono a nulla perché non c’è nulla da comperare e un po’ di cibo viene distribuito solo a chi si rende utile a tutta la comunità. Claire si offre per andare a prendere e riportare acqua da un pozzo lontano un chilometro. Occorrono otto secchi, cioè otto viaggi al giorno per il campo,e ben presto l’Autrice diventa esperta nei tragitti, nonostante le piaghe ai piedi e la fatica. Impara anche a raccogliere lumache e granchi che popolano le risaie e che possono contribuire a sfamare i suoi cari.
Nei rari momenti di solitudine o nei tragitti per trasportare l’acqua, Claire pensa alla religione tradizionale in cui è cresciuta e agli insegnamenti buddisti, ma non riesce a trovare in essi alcuna spiegazione di quel che le sta accadendo: non vede quella Via di mezzo che Buddha raccomanda di percorrere ad ogni suo fedele, e una sorda ribellione la invade.
Tra i consigli di Buddha, per superare i momenti di tentazione, vi è l’invito a crearsi un “feticcio” sul quale scaricare tutte le colpe e i sentimenti repressi. Per questo si rivolgerà a quel Dio degli occidentali di cui ha sentito parlare, e lo sceglierà come testimone del suo dolore e gli griderà la sua rabbia e sofferenza per le ingiustizie subite.

LA DITTATURA KHMER
Su suggerimento del fratello si sposta con la famiglia a Boat Trang, poco lontano dal primo accampamento e qui l’Angkar cioè l’Organizzazione Rivoluzionaria sta attuando il suo programma radicale: una completa statalizzazione deve governare il territorio, le famiglie deportate in fattorie collettive vengono divise in gruppi con a capo preferibilmente analfabeti; spie scelte fra i più giovani hanno il compito di controllare e sorvegliare gli internati e denunciare ogni comportamento imperialista, alla fine della giornata di lavoro massacrante tutti devono presenziare ai corsi di marxismo e ripetere gli slogan dell’Angkar, beni e monete private sono requisite, il cibo si consuma in gruppo e non da soli come fanno i borghesi capitalisti.
Bisogna aiutare questo ”popolo nuovo”, questo popolo malvagio, questo popolo insudiciato dalla civiltà occidentale a purificarsi. Grazie ai lavori forzati diventerà un popolo puro, degno di essere l’erede del popolo che costruì l’Angkar.
La propaganda e le regole imposte creano ovunque diffidenza, paura di essere incriminati e giustiziati, disumanità, rabbia e odio per il regime dittatoriale.
Non manca giorno in cui non si vedano galleggiare cadaveri trascinati dalla corrente del fiume in piena, e si pensa con terrore alla stagione delle piogge imminenti, che distruggeranno le fragili capanne costruite con fogliame e canne di bambù.
Come sopravvivere ora che Claire si accorge di aspettare un secondo bambino e soprattutto come non disperare? Come non desiderare di morire?
Solo la presenza del figlioletto Thira la trattiene e le dà forza: con amore gli si dedica, lo tiene sempre vicino, gli parla e lo abbraccia confortandolo, gli racconta le storie della sua infanzia, rinunciando però ad insegnarli a scrivere e a leggere per paura che siano svelate la sua origine e identità non contadine.

IL DIO DELLA BIBBIA
Nel turbinio della sua vita interiore, lottano incessantemente fra loro rinuncia a combattere e volontà di vivere; ma quando Claire ha la certezza che il padre e il marito sono stati uccisi, il suo amore per il marito la invade e la rende forte perché
secondo la tradizione khmer, i figli esistono per prolungare la vita dei genitori”.
Non si lascerà vincere dalle circostanze, tenendo vivo il ricordo del marito anche per i suoi figli.
In questa sfida ha però bisogno di un aiuto e per questo invoca ed esige al suo fianco quel Dio degli Occidentali, il Dio della Bibbia di cui sa poco, se non che la sua potenza è senza limiti e riempie cieli e terra.
Nell’inferno khmer della Cambogia io sarò la più astuta delle donne. Mi si condanna a seguire il cammino di morte, dimostrerò con tutte le mie forze che posso trasformare questo cammino di morte in un cammino di vita per mio figlio. E ho un testimone adeguato per sostenermi in questo cammino, il Dio della Bibbia. Spero che svolgerà bene il suo compito. E’ tutto quello che gli chiedo”.

UNA NASCITA NELL’INFERNO
Il 24 novembre 1975 nasce Ratha e le viene imposto il nome di Ratha, figlia dello Stato.
Con il ritorno delle piogge l’Angkar ha decretato che tutti devono lavorare nelle risaie accampandosi in mezzo alla fanghiglia e camminando in mezzo agli escrementi che vi galleggiano. Presto si diffondono carestia, dissenteria e febbre gialla; le sanguisughe divorano le gambe e ogni sorta di parassiti assaltano gli uomini ridotti a larve viventi. Al Dio invocato Claire imputa ogni sua sofferenza e non cessa di insultarlo perché sta mancando all’aiuto che Gli aveva chiesto.
Quando tornano tutti al villaggio, la Ly si sente più matura: è diventata una contadina esperta e conosce ogni espediente per trovare da mangiare e difendersi dalle malattie. Talvolta si riscopre anche più serena e capace di guardare la natura attorno a sé e il volo degli uccelli, ammirandone la bellezza.
Dovrà però ancora lottare per strappare Thira ai Khmer che cercano di allontanarlo da lei e indottrinarlo, ma nessuno riesce a fermarla nella sua lotta e difesa dei figli e di se stessa. Thira vivrà nascosto in un ospedale e i Khmer non lo avranno.
Nel 1979 ai Khmer rossi si sostituiranno i comunisti vietnamiti e il bilancio del governo dittatoriale sconfitto è il genocidio di due milioni di persone su una popolazione di sette milioni di abitanti. In un territorio di circa 181 mila chilometri quadrati sono state rinvenute: 189 prigioni, 380 fosse comuni di cambogiani giustiziati, 19.408 fosse comuni di cambogiani morti per fame e stenti.

Ma nella nuova situazione nulla può tornare come prima e tutti coloro che hanno lavorato sotto i Khmer rossi sono considerati possibili spie e nemici.
Di nuovo bisogna prepararsi a partire e accettare di lasciare la Cambogia.

UNA NUOVA VITA
Raggiunto il confine thailandese, la Ly ottiene di partire per la Francia e a 37 anni riprende lentamente le abitudini di un tempo: rientra in contatto con la lettura, vive in ambienti puliti nutrendosi di cibi da anni dimenticati, anche se la sua situazione e quella dei suoi figli è quella di stranieri, guardati con sospetto nei negozi ed emarginati nella scuola. Bisognerà impegnarsi perché siano lentamente vinte estraneità e diffidenza.
Ma quando si ha l’esperienza di un regime totalitario, i problemi in Francia non sono insormontabili.
Un Comitato di accoglienza si offre di ospitare la famiglia della Ly, che da poco ha avuto il terzo figlio e nel centro di Saint Hilaire dove si stabilisce, Claire conosce persone amiche, in mezzo alle quali riprenderà il dialogo con quel Dio che non l’ha mai abbandonata.
Leggerà i testi delle Encicliche papali e il Vangelo e seguirà le strade dell’amore misericordioso di un Dio indissolubilmente legato alla condizione umana, chiedendo di essere battezzata nella Chiesa cattolica nel 1983, senza dover rinnegare nulla dell’insegnamento buddista.
Sento l’irruzione di Gesù Cristo nella mia vita come il compimento della mia ricerca, come un punto di arrivo armonioso del mio essere. Sono una cattolica proveniente dal buddismo e senza complessi”.
E con queste parole si conclude la straordinaria testimonianza di Claire Ly, una donna tornata dall’inferno, sopravvissuta all’orrore dei khmer rossi.

Attualmente l’Autrice del testo insegna all’Istituto di Scienze e Teologia delle Religioni a Marsiglia e offre la sua testimonianza a tutti coloro che nel mondo la chiamano per ascoltare le sue parole e condividere la condanna di ogni dittatura e ideologia che calpesti i diritti dell’uomo e ne minacci l’esistenza.

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