Alberto Reggiori, La ragazza che guardava il cielo
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Rizzoli - Novembre 2011-pp. 224 - € 18
Gradualmente l’attenzione si volge, quasi fino a conoscerlo, allo smisurato continente Africa a forma di fungo: gli scenari immensi, i suoni le luci e i colori di laghi foreste animali villaggi e la storia di milioni e milioni di uomini con le loro tradizioni conservate da generazioni, la loro arretratezza e il loro coraggio provato dalla miseria e dalla guerra civile fino agli spaventosi flagelli come l’Aids.
L’autore è uno dei medici italiani vissuti in Uganda con la famiglia per lavorarci, sostenuti dalla verità incontrata a Varese o a Milano, e per condividere giorno per giorno questa Africa.
Scorre la vita di Zuma dalla nascita dell’ottobre 1962 in un villaggio in Uganda alla vecchiaia. Da bambina gioca e corre, lavora i campi, appoggiata dall’affetto dei suoi. Il padre la stima, le fa frequentare la scuola dove impara l’inglese, ma poi, secondo la tradizione islamica, deciderà per lei. La vende ad un vecchio oltre al Nilo in cambio di poche mucche in un paese lontano dove perfino la lingua le è estranea. Inizia a pesare il valore della vita e della morte.
Sono anni di importanti rivolgimenti, l’Uganda delle carestie e dell’isolamento viene liberata da Protettorato inglese dopo 66 anni, si evolve, si costruiscono strade, ferrovie, ospedali.
Il nome di Zuma significa: sorgente d’acqua che appare all’improvviso durante il lungo viaggio.
Ha un carattere indipendente e capace di andare al fondo delle cose. Fra le bestie, la poligamia ma anche i preti protestanti e i missionari cattolici, vive sotto il cielo nero come il carbone o sotto il sole spietato in attesa del temporale nella dolcezza dei genitori e delle colline. La vita si presenta dura e lei è già capace di guardare le stelle.
In questo paese, dove si partorisce senza ospedale alla presenza degli spiriti, conserva nel cuore e negli occhi gli infiniti dettagli che la circondano, le gazzelle e le giraffe, il mango e le banane, i gufi e l’elefante, l’ippopotamo e il leone; è sicura che ‘chi guarda il leone e sopravvive sarà invincibile’.
Vive la confidenza con la vita, grata per gli occhi dei suoi figli.
Ma scopre di essere sieropositiva: all’ospedale resta sconvolta. L’Aids è il morbo della magrezza di cui ancora non si conosce la modalità del contagio.
Nel nascondimento e nell’abbattimento conosce Reggiori, la suora. La sede del Meeting Point, luogo di sostegno per i malati di Aids, punto di incontro e di sviluppo di motivazioni, diventa il suo ambiente.
Da questa inaspettata fase della sua vita iniziano la memoria e le domande: le mogli dei medici non la lasceranno più, da loro si sente guardata, orientata e aiutata.
‘Da soli si perde sempre’, le dicono; gli altri esistono, può parlare ai suoi genitori e ai figli della malattia, che progredisce e regredisce; entra per la prima volta nella Cattedrale, può chiedere e pregare. Una volta crollato il muro della solitudine e del silenzio, inizia a prendersi cura di chi soffre, conosce malate che con lei sono le vere protagoniste, ognuna col proprio volto e con un corpo, non chiuso in un tugurio, ma lavata, amata. E’ Catherina, è Robina, Lucy, Theresa.
Sorretta da padre Tiboni, da Rose e dalle mogli dei medici, diventa l’avvocato dei deboli, acquista stabilità e capacità amministrativa, si occupa delle adozioni a distanza. Ora è apprendista di Cristianesimo, fino a chiedere il Battesimo.
I tre milioni di morti in Uganda, il triste mare di orfani portano alla mobilitazione fino all’istituzione del Control Programme; lo stato di pandemia evidente richiede il cambiamento della concezione di uomo. Occorre una realistica educazione; nel 1991 il messaggio del presidente Musuveni e poi l’appello di Nelson Mandela all’astinenza sono esempio di un movimento generale. Anche il gruppo dei medici italiani assume un volto pubblico. Il Meeting Point si rafforza.
I genitori sostengono in modo commovente Zuma rigenerata come Veronica, che spiega a suo padre in dialetto il significato del suo Battesimo. Ora lei sa Chi è il vero leone.
Quando partono le terapie combinate e nascono bimbi sani, dal 2000, Veronica è ormai un punto di riferimento, matura e capace di rendere quello che ha ricevuto.
Vengono costruite le welcoming houses, in grado di accogliere molti adolescenti, arrivano donazioni, il Meeting Point è nuovo.
Il vecchio padre ha persino pensato che lei sarà la prima cattolica ad essere seppellita nella sua bara fra gli islamici. Riconosce la bellezza della propria storia e circondata dai figli intona il canto alle stelle che cominceranno a cadere in un incredibile mattino.