Futuro in trance 2: la morte della tradizione
Futuro in trance di Walter Tevis - Classici Urania Mondadori 1997- Autore:
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3. Un presente senza passato e senza futuro
L’anno 2467 di Tevis oltre ad aver perso interesse per i libri e la lettura, ignora ormai totalmente l’esistenza di un passato, al punto di non potersi riconoscere nella data ricostruita dai protagonisti con la lettura di vecchi libri. Non ci sono più anni o date perché non ci sono più avvenimenti e nulla può accadere tale da poter meritare una data. E’ ancora Bentley a dire: “Da bambino mi hanno insegnato che prima della Seconda Era (la New Age? N. d. R.) tutte le cose erano violente e distruttive perché nessuno rispettava i diritti umani... Non abbiamo mai sviluppato un vero e proprio senso della storia; tutto quel che sapevamo, sempre che ci soffermassimo a riflettere era che prima di noi c’erano stati gli altri e che noi eravamo migliori di loro. Ma nessuno veniva mai incoraggiato a pensare al mondo precedente a lui. - “Non fare domande. Rilassati!” ci ripetevano. Sono esterrefatto se penso alla moltitudine di persone cadute, urlando, sui campi di battaglia per soddisfare le ambizioni di presidenti e imperatori. O dell’aggregazione nelle mani di piccoli gruppi di persone di grandi ricchezze e potere negate alla maggioranza degli altri. Ma, nonostante ciò allora esistevano donne e uomini buoni e gentili. E molti di loro furono anche felici”. La scuola e la società del 2467 sembrano realizzare compiutamente l’analisi di David Solway secondo cui “gli studenti sono educati in un ambiente a-storico, non vivono il tempo percependolo come un mezzo emergente e continuo in cui la complessità dell’ esperienza viene analizzata ed organizzata. Il loro universo psicologico è vistosamente privo di sintassi - di relazioni causali e temporali tra gli eventi”. Cosicché anche gli eventi finiscono con il perdere valore e significato. Sul versante opposto Mary Lou, che leggendo recupera il senso della memoria e della storia, arriva riconoscere il valore delle date e degli eventi. A Spofforth che afferma l’inesistenza di qualunque data ed implicitamente la fine della Storia, Mary Lou risponde: “Vorrei conoscere in che anno siamo. Vorrei che mio figlio avesse una data di nascita”.
4. Imparare è un’impresa
Mi sono soffermato solo su alcuni degli innumerevoli spunti del ricchissimo volume di Tevis, un libro che non potrà non coinvolgere gli insegnanti ed in genere tutte le persone che hanno a cuore il destino delle giovani generazioni. In realtà altri fenomeni ancora più radicali ed allarmanti di quelli sopra ricordati offuscano il cielo del 2467. Non se ne tratterà per non togliere gusto alla lettura di un romanzo avvincente. Si può assicurare che il testo anche negli altri aspetti mette a nudo i problemi sempre più scottanti di una società incerta sul proprio futuro. Noi insegnanti che per l’essenza stessa del nostro lavoro difendiamo il futuro aiutando a crescere ed a maturare chi lo vivrà da protagonista, dalla lettura di Tevis siamo richiamati a batterci (per usare le parole di Mario Mauro sulla situazione della scuola italiana di oggi) “contro una forma di nichilismo dolce che sta addormentando le coscienze dei nostri ragazzi e che sta mortificando la verità del nostro lavoro... una tentazione sempre presente, che, per l’uomo del nostro tempo, mette a rischio la libertà stessa...” Al contrario il protagonista di Futuro in trance scopre, dopo secoli, che l’uomo può essere artefice di opere e di storia. “E’ tutto sulla scrivania davanti a me, in settantadue fogli di carta. Tutto scritto a mano. E’ la più grande realizzazione della mia vita. Sì, ho proprio usato la parola “realizzazione”. Imparare a leggere è stata un’impresa”. (2 - fine)