La vera storia de "Le Pre-persone" 3 - La società della Grande Madre
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Entra in campo a questo punto un autentico esperto di SF (anche Benvenuti lo è, naturalmente…), Umberto Folena, che in due articoli a distanza di tempo inquadra il testo nella produzione e nella vita di Philip K. Dick e racconta una serie di interessanti particolari sulla composizione del racconto.
E’ soprattutto sul n. 23 di “Scienza e Vita – newsletter” che la storia si arricchisce, con una parziale citazione della Nota sul racconto dell’autore stesso (The golden man, Ed. Hurst, 1980, Berkley), che qui riportiamo integralmente in una nostra traduzione:
«In questa, la più recente delle storie di questa raccolta, sono incappato nell’assoluto odio di Joanna Russ, che mi ha scritto la più cattiva lettera che io abbia mai ricevuto; in un punto dice che di solito si presta a prendere a legnate la gente (lei non usa però la parola “gente”) che ha espresso opinioni come questa. Ammetto che questa storia costituisce un caso particolare, e mi spiace di avere offeso chi non è d’accordo con me sull’aborto volontario. Ho ricevuto anche lettere anonime colme d’odio, alcune non da singoli individui ma da organizzazioni favorevoli all’aborto volontario. Bene, sono sempre riuscito ad offendere le persone con ciò che scrivo. Droghe, comunismo, e ora una protesta anti-aborto; so veramente come mettermi nei guai. Mi spiace, gente. Ma per la causa delle pre-persone non mi spiace. Le mie posizioni sono quelle che sono: “Hier stek’Ich; Ich kann nicht anders”, come dovrebbe aver detto Martin Lutero» (qui sto, e altro non posso fare)”.
Il dibattito non si esaurisce; è dell’aprile 2009 una approfondita riflessione di Armando Ermini sul sito Il Covile, dapprima nel merito della definizione di “persona”:
“…Tutto a posto, dunque, ma niente in ordine.
È stata infatti sufficiente una semplice modifica della definizione del concetto di persona perché, mantenendo intatto l’ordine formale si rovesciasse invece quello sostanziale. Non c’è dubbio che, ancor oggi, chiunque inorridirebbe di fronte alla definizione di persona sulla base delle sue capacità logico/matematiche, ma la differenza rispetto a quelle oggi di “moda” (capacità di ragionamento, autosufficienza etc.), coniate per il soggetto a cui assegnare tutela giuridica e diritti, sono solo quantitative. E va da sé che nell’impossibilità, una volta rinunciato al principio che la vita umana è tale in qualsiasi sua fase, di definire la persona in modo oggettivo e universalmente accettato, si tratta comunque di convenzioni, come tali arbitrarie e destinate a progressive modifiche nelle quali ad essere tutelati sono inevitabilmente gli interessi dei soggetti forti, quelli capaci di legiferare o influenzare le decisioni legislative, e mai dei soggetti deboli destinatari passivi di decisioni altrui.
Il racconto di Philip K. Dick dovrebbe essere materia di riflessione per coloro che, in nome del rifiuto delle guerre “ideologiche” , pensano che le mediazioni sui principi siano il male minore. Non si rendono conto che quando una Comunità acconsente ad intaccare un principio simbolico ed anche coloro che dovrebbero difenderlo rinunciano a farlo, tutto è già perduto, anche sul piano pratico, perché è già saltato nella psiche collettiva il concetto di limite invalicabile”.
Ma Ermini evidenzia con acutezza un altro aspetto del racconto fin qui rimasto in ombra, che riguarda le cause del mutamento antropologico avvenuto. Si apre così una ulteriore riflessione sulla condizione femminile e sul rapporto uomini/donne (ciò che, come accennato sopra, ha fatto infuriare la scrittrice femminista Joanna Russ):
“È un certo tipo di donna a promuovere tutto ciò. Un tempo l’avrebbero definita ‘femmina castrante’ […] loro vogliono annientare l’uomo nella sua interezza, eliminarci tutti”, scrive Dick a pagina 11, evocando quella che Claudio Risè definisce la società della Grande Madre. E poco prima, a pag. 10, fa parlare l’autista con i concetti usati dagli organismi internazionali per giustificare gli aborti, anche qui dissimulati sotto la dizione “salute riproduttiva femminile”, come mezzo di controllo delle nascite: “Il mondo sta per esaurire ogni tipo di scorta, […] dobbiamo tenere sotto controllo la popolazione […] Crescita zero: è questa la risposta alla crisi energetica e alimentare”.