Eutanasia: "L’esame" di Richard Matheson

Come sempre, le opere di questo genere aiutano in qualche modo ad entrare nelle problematiche di attualità.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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"Tom Parker aveva ottant'anni, e questo era il suo quarto esame" (1). Comincia così il racconto "The Test", scritto nel 1958 da Richard Matheson, celebrato sceneggiatore cinematografico e televisivo, ed autore di fantascienza. La storia è ambientata nel 2003. Siamo nella sala da pranzo di una tranquilla famigliola americana, padre, madre, due figli e...un nonno. Un anziano che sta diventando sempre più ingombrante e incapace. E allora ecco la soluzione: l'esame. Basta chiedere un test psicofisico alla apposita commissione, e aspettare. Il racconto comincia proprio la sera prima dell'esame: Les aiuta il padre a rispondere ai vari questionari, in un ultimo soprassalto di affetto filiale, venato però di consapevole ipocrisia: il vecchio Tom non riuscirà mai a superare la prova. Dopo le prime risposte esatte ("Bene, così, pensò – molto bene. Non sarebbero riusciti a fregarlo, domani: era più in gamba lui di quegli assassini e della loro maledetta legge"), Tom inanella una serie di errori che fanno presagire a Les il suo fallimento.
"«Il mio esame, sì, il mio esame!» esplose improvvisamente suo padre. «Ci avete pensato voi, vero? Ci avete pensato voi a fare in modo che...che..." Le parole gli mancarono di nuovo, rabbiosi pensieri gli s'ac­cumulavano nella mente... «E che vuoi che m'importi se...!» Tom tacque di colpo e si appoggiò allo schienale della sedia, lasciandosi sfuggire inavver­titamente di mano la matita, che rotolò sulla tovaglia del tavolo. Rimase lì afflosciato, scosso da brividi, il petto che si alzava e si abbassava affannosamente, le mani che gli tremavano in grembo, senza più controllo.
«Vuoi che andiamo avanti, papà?» disse Les, sforzandosi di vincere l'ira.
« Non chiedo molto», Tom mormorò tra sé. «Non pretendo molto dalla vita.»"
Le prime tre volte il vecchio Tom era riuscito ad evitare l'esame grazie all'aiuto di un amico medico, che aveva certificato per lui, ma ora... a ottant'anni non si poteva più sfuggire al Test.
"« Se prendo 36 centesimi del vostro dollaro, quanti spiccioli vi restano? »
Erano domande cui bisognava rispondere per iscritto entro un dato tempo, e Les dovette cronometrare suo padre. Regnava un tranquillo silenzio, nella casa, un senso di tepore. Tutto sem­brava molto normale: la scena, loro due seduti al tavolo e Terry intenta a cucire in salotto, non aveva nulla di straordinario. Questo era l'orrore. La vita continuava come al solito. Nessuno parlava della mor­te. Il governo mandava le lettere di convocazione, gli interes­sati si presentavano a sostenere l'esame, chi non lo superava veni­va pregato di passare al Centro governativo per l'iniezione. La legge funzionava perfettamente, il tasso di mortalità si mante­neva costante, il problema della sovrappopolazione era contenu­to - tutto ufficialmente, impersonalmente, senza un grido o un fremito. Ma erano pur sempre delle persone care che venivano uccise."
La notte prima dell'esame, Les e la moglie non riescono a dormire, in preda a sentimenti contrastanti: da un lato l'amore filiale e la compassione, dall'altro l'egoistico desiderio di potersi liberare di "un peso morto in famiglia".
"Avrei dovuto firmare la «Domanda di Eliminazione» anni fa, pensò improvvisamente. Avevano bisogno, assoluto bisogno di liberarsi di Tom; per il bene dei loro bambini, di loro stessi. Ma come tradurre in parole questo bisogno senza aver la sensazione di essere degli assassini? Non si poteva dire: speriamo che il vec­chio non ce la faccia, speriamo che lo ammazzino. Eppure qualsiasi altra cosa si dicesse era soltanto una perifrasi ipocrita di quelle parole, perché quelle parole, e non altre, esprimevano il loro vero stato d'animo.
Termini medici, pensò, grafici sulla scarsità dei raccolti, sul­l'abbassamento del tenore di vita, statistiche sulla denutrizione e sulla salute pubblica - erano ricorsi a tutti quei begli argomenti per far passare la legge. - Ebbene, erano menzogne - trasparenti menzogne, prive di fondamento. La legge era passata perché la gente non voleva pesi morti in famiglia, perché tutti volevano vivere la loro vita".
Lo smascheramento della logica egoistica, malthusiana, sottesa all'eutanasia di stato, non potrebbe essere più evidente: mors tua vita mea. Ma il cuore si ribella a questa logica spietata:
"Se solo avesse potuto dimenticare il passato e prendere suo padre per quello che era adesso - un vecchio inetto, mezzo rimbambito, che stava rovinando la loro vita. Ma era difficile dimenticare i giorni in cui aveva amato e rispettato suo padre, difficile dimenticare le camminate in campagna, le partite di pesca, le lunghe chiacchierate fino a notte alta, le mille cose che lui e suo padre avevano condiviso. Per questo non aveva mai avuto la forza di firmare la domanda. Era una cosa semplicissima riempire quel­lo stampato, molto più semplice che aspettare passivamente la scadenza dell'esame quinquennale. Ma sarebbe stato come fir­mare la condanna a morte di suo padre, come chiedere al gover­no di toglier di mezzo un ingombrante e inservibile rottame. Les non aveva avuto il coraggio di fare una cosa simile. Eppure ora suo padre aveva ottant'anni e malgrado la loro educazione mo­rale, malgrado i princìpi cristiani inculcati in loro fin dall'infan­zia, Les e Terry tremavano al pensiero che Tom riuscisse a supe­rare anche questa volta l'esame e restasse altri cinque anni con loro; cinque anni con un vecchio che gironzolava per la casa rompendo tutto, che interferiva continuamente nell'educazione dei bambini, che voleva a ogni costo rendersi utile e riusciva solo d'impaccio, che faceva dell'esistenza quotidiana un supplizio di scenate represse".
Il giorno dopo Tom Parker si prepara lentamente, meticolosamente, con grande anticipo, e rifiutando ogni offerta di aiuto esce per dirigersi al Centro governativo. A casa Les e la moglie vivono una tensione spasmodica, mentre i ragazzi a tavola parlano senza nessuna emozione della eliminazione dei vecchi (Les si infuria, ma ormai è così, i piccoli si sono abituati alla logica dominante...). A sera, Tom ritorna e senza dire nulla si rinchiude nella propria camera. Les e la moglie sono agitati: come sarà andato l'esame? Finalmente Les si decide ed entra piano nella stanza del nonno.
"«Non ci sono andato... Mai avuto intenzione di andare» proseguì in fretta il vecchio.
«Mai avuto intenzione di sopportare tutte quelle stupidaggini. Esami fisici, esami mentali, mettere in ordine dei cubetti di legno e... Dio sa che altro! Mai avuto intenzione di andarci».
Tacque e guardò suo figlio con occhi irati, come se lo sfidasse a dirgli che aveva agito male".
Ma la sfida di Tom contro il Potere si conclude tragicamente, con una sconfitta, sia pure mascherata da gesto eroico.
"«E' stato in farmacia» disse Les. «Ho...visto il sacchetto in terra, in un angolo. L'ha gettato via perché non lo vedessi... Ma l'ho visto». Per un momento sembrò che Terry si avviasse su per le scale ma era solo uno slancio momentaneo del suo corpo. «Deve aver fatto vedere al farmacista la lettera di convoca­zione per l'esame» disse Les. « Il farmacista deve avergli dato... le pillole. Fanno tutti così»."
Un silenzio di morte cala sopra la casa dei Parker:
"E per tutta la notte ci fu silenzio nella stanza del vecchio. E il giorno dopo, silenzio".


(1 - continua)


(1) Richard Matheson, L'esame, in "Le meraviglie del possibile", Einaudi