Blueprint: il clone come fotocopia
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

"Blueprint" nel linguaggio tipografico indica la "bozza cianografica" di un libro, la sua copia sfocata pronta per le correzioni. Con questa metafora la scrittrice tedesca Charlotte Kerner (C. Kerner, Blueprint, Edizioni EL, 2001) presenta una storia del futuro recente: il diario di una giovane donna, clonata dalla madre all'inseguimento dell'immortalità.
Iris Sellin, pianista e compositrice di grande fama, scopre all'età di trent'anni - lei che vive in totale solitudine - di essere affetta da sclerosi multipla; in preda ad una crisi angosciosa, si rivolge a un "Centro di medicina riproduttiva ed ingegneria genetica" per poter essere clonata e generare così una propria gemella, che viene chiamata Siri. Il romanzo si svolge come un diario, in cui la giovane Siri, dopo la morte della madre-gemella, compie un percorso di consapevolezza e va a fondo dolorosamente della propria condizione di clonata.
All'inizio troviamo Iris che si rivolta insonne nel letto, maledicendo il proprio corpo malato e rifiutando il proprio destino: "Perché proprio io?". Da qui, per rabbia e per ribellione, nasce l'idea della clonazione: potersi riprodurre in modo identico, per vivere in eterno, infrangendo le antiche regole dell'Umanità. La dimensione radicalmente "religiosa" della clonazione, quasi una ripetizione dell'orgogliosa sfida del peccato originale, è colta con acutezza dalla scrittrice, che osserva: "Nella scienza moderna tutti fanno le veci di Dio".
Ecco allora il progetto di rivivere nella figlia-gemella: un "ego-clone", una riproduzione egoistica e narcisistica di sé. E questa nuova piccola vita, cosa dirà? Questo non importa: "I desideri dei cloni interessavano meno. Noi non c'eravamo ancora, non eravamo ancora di questo mondo: eravamo pure e semplici elucubrazioni mentali, parti di menti malate, fantasie di onnipotenza".
Iris progetta il proprio piano con implacabile determinazione: la figlia Siri deve essere subito istruita nell'arte musicale; a quattro anni già suona il pianoforte e viene introdotta nel mondo scintillante dei concerti dove la madre è regina osannata. Ma ben presto qualcosa si spezza, poiché Siri scopre con lucidità, man mano che il tempo passa, la violenza perpetrata ai propri danni: "Non è per amore che mi hai messo al mondo…più che amore è stato egoismo. Io ero il tuo piano di sopravvivenza". L'"unisono", il "duetto" degli inizi, quando la bambina inconsapevole si affidava ingenuamente alla madre, diventa poi "disarmonia", "dissonanza": Siri si ribella, vuole essere se stessa al di fuori dell'abbraccio soffocante della madre, fino alla disfatta del proprio concerto d'esordio e alla fuga in un'altra città. Solo la morte di Iris permetterà a Siri di essere un io, di potersi sottrarre al "noi" paralizzante, simbiotico che l'aveva annullata come identità. Ma la sua persona resterà comunque per sempre ferita irreparabilmente.
Ricche tematiche e provocanti problematiche in questo romanzo-saggio sull'etica della clonazione: dall'assenza del Padre all'ideologia giustificatrice della scienza, che parla trionfalmente di "moderna partenogenesi", "autorealizzazione biologica", "riproduzione autogestita": non assomigliano forse agli slogan di certi manifesti anche contemporanei?
Siri definisce invece la clonazione "bioviolenza" o "repro-abuse", profetizzando: "Noi annunciamo il crepuscolo delle madri e dei padri".
In "Blueprint", romanzo talvolta viziato da un eccessivo filtro intellettuale, vi è una scena commovente: la piccola Siri col coetaneo Janeck si rifugia spesso sotto la volta della chiesa gotica di San Pietro, e lì affida alle fessure tra i mattoni, dei biglietti con i propri desideri, quasi a riconoscere un luogo dove la propria istanza di felicità possa essere esaudita.