Il Mistero Uomo – “Immaginatevi” di F. Brown

"Il Mistero Uomo" è il titolo di un importante testo (1979-1981) di John Eccles, grande scienziato e premio Nobel, dedicato all'emergere dell'uomo e della coscienza nella creazione. Pierre Versins, studioso di SF, sostiene che quattro sono i temi della fantascienza: il tempo, lo spazio, la macchina e l'uomo. Niente di strano quindi se il tema uomo sia sempre in primo piano nei racconti di SF.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il brevissimo brano, quasi un apologo, di Fredric Brown, aduso a questi folgoranti frammenti, diede il nome ad una fortunata Antologia scolastica di SF, edita da Bruno Mondadori negli anni Ottanta del XX secolo.

Immaginatevi fantasmi, dèi e diavoli.
Immaginatevi inferni e paradisi, città galleggianti nel cielo o sommerse
in fondo al mare.
Unicorni e centauri. Streghe, maghi, folletti e spettri.
Angeli e arpie, fatture e incantesimi, spiriti degli elementi, spiriti buoni o spiriti malvagi.
Facili da immaginare, tutte queste cose. L'umanità è venuta immaginandole da migliaia di anni.
Immaginatevi astronavi e tempi futuri.
Facili da immaginare: il futuro sta arrivando, e dentro ci sono le astronavi.
Non c'è niente, dunque, che sia difficile immaginare?
Certo che c'è.
Immaginatevi un po' di materia, con voi stessi dentro consapevoli, capaci di pensare e quindi di sapere di esistere, e capaci di muovere questa materia in cui siete: farla star sveglia o dormire, farle fare l'amore o una passeggiata in collina.
Immaginatevi un universo, infinito o no, a piacere vostro, con dentro miliardi, miliardi, miliardi di Soli.
Immaginatevi un grumo di fango che gira e gira vorticosamente attorno a uno di questi Soli.
E immaginate voi stessi su questo grumo, a girare anche voi, a girare attraverso il tempo e lo spazio, verso una destinazione sconosciuta.
Immaginatevi.


E’ un testo di sapore chestertoniano, perché con una torsione dello sguardo ci obbliga a guardare come se fosse la prima volta. E ci richiama al miracolo del cosmo, e dell’uomo dentro ad esso.
Sono innumerevoli le citazioni di G. K. Chesterton che rievocano, in modo analogo a quello di Brown, lo stupore per la creazione e per il mondo; questa poesia giovanile è emblematica in tal senso

SE SOLO FOSSI NATO

Se gli alberi fossero alti e l'erba bassa
come in qualche strano racconto
se qui e lì il mare fosse azzurro
oltre l'abisso che ci divide
se una palla di fuoco pendesse fissa nel cielo
per riscaldarmi per tutto un solo giorno
se soffice erba verde crescesse su grandi colline
io so quello che farei.
Nell'oscurità io giaccio
sognando che lì mi attendano grandi occhi freddi e gentili
e strade tortuose e porte silenziose
e dietro uomini viventi
meglio vivere un'ora
per combattere ed anche per soffrire
che tutti i secoli per cui ho governato gli imperi della notte
se solo mi dessero il permesso
dentro quel mondo di ergermi in piedi
io sarei buono per tutto il giorno
che avessi da passare in quella terra favolosa
da me non sentirebbero una parola
di egoismo o di vergogna
se solo potessi trovare un varco
se solo fossi nato
.

Ma è sorprendente nel testo di Brown l’insistenza sull’autocoscienza che contraddistingue l’uomo, e che lo rende miracolo nel miracolo, evento inimmaginabile, oltre ogni più sfrenata fantasia (in questo senso lo scrittore ridimensiona le mirabolanti fantasticherie della SF). Questo conferma la facilità con cui lo “sguardo cosmico” della SF incontra il senso religioso.
Non si possono non ricordare le riflessioni di don Giussani sull’io come “autocoscienza del cosmo”
L’io è l’autocoscienza del cosmo, cioè…tutta la realtà
è fatta per l’uomo. Creando il mondo, Dio, nella concezione cristiana, aveva come scopo l’affermazione della persona. Per questo adesso diciamo che il cosmo intero raggiunge al suo acme, alla sua più alta cima, l’autocoscienza; è come una piramide sulla cui cima scoppia l’autocoscienza:
la coscienza di sé, nella natura, in tutta la natura del creato, è
l’io. Perciò, avrebbe significato il mondo, il cosmo, anche se ci fosse un solo io. L’autocoscienza del cosmo è come la sfida di Dio: “Ho creato perché ci fosse una creatura che prende coscienza del fatto che io sono tutto, faccio tutto, ho fatto tutto”. Infatti, la religiosità è il cuore dell’uomo, il cuore dell’io, e si esplicita come desiderio di felicità e come ragione
…”
(L. Giussani, «Accettiamo la vita perché tendiamo alla felicità», in Tracce-Litterae Communionis, n. 5, 1998, pp. II-VI).

In questo senso l’espressione “Immaginatevi”, che traduce il più banale inglese “Imagine” assume un significato vertiginoso: “Volete immaginare qualcosa di veramente inconcepibile? Immaginate voi stessi, e la vostra condizione umana”.