Creazione e Apocalisse 6 - Il tramonto di Dio

Evensong, canto della sera, Vespero, proprio nell’accezione liturgica del termine: preghiera al tramonto della giornata. Ma si tratta di una liturgia rovesciata.
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Il Senso religioso nella Fantascienza"

Il tramonto di Dio
Evensong, canto della sera, Vespero, proprio nell’accezione liturgica del termine: preghiera al tramonto della giornata. Ma si tratta di una liturgia rovesciata.
Questo breve racconto di del Rey, pubblicato anche in apertura alla famosa antologia trasgressiva “Dangerous Visions” di Harlan Ellison, è affine per tematica al precedente di Russell (non a caso il curatore li ha posti l’uno all’inizio e l’altro al termine della Antologia), e ne costituisce la conclusione, in una logica in parte simile anche se giocata emotivamente su corde molto difformi. Si tratta del “tramonto di Dio”, cui l’Uomo, giunto ormai, nel procedere della sua evoluzione, a usurparne il potere (e “Usurpatori” sono chiamati per tutto il racconto gli uomini, il cui vero nome viene svelato solo nel finale) riserva un pietoso e malinconico confino in un angolo della Galassia.
Viene adombrato nel racconto il supremo ideale scientista-illuminista: quello dell’Uomo che, col procedere della conoscenza scientifico-razionale dell’Universo, s’impadronisce delle chiavi di comprensione (e quindi di assoggettamento, di dominio) dell’Universo stesso e può pertanto estromettere, sia pure con elegiaco (e moralistico) fair play, il vecchio e inutile Dio dal palcoscenico dove si giocano i destini del Cosmo.
L’Universo viene qui considerato come un enigma o rompicapo scientifico, di cui si appropria chi ha la miglior conoscenza delle sue leggi; pertanto il “dio” del racconto è semplicemente un “essere” – neppure Creatore: “Quando era stato più giovane aveva coltivato una moltitudine di mondi” - che storicamente esercita il suo predominio in un’epoca ben determinata, per cedere poi il passo all’Uomo, nuovo e indiscusso “Re” del Cosmo.
Siamo ancora nell’ambito dei “semidei” (costruttori di Universi, demiurghi) di cui abbonda la narrativa fantascientifica. Non viene posta la domanda radicale sul riferimento ultimo del Cosmo, che sembra avere una sua logica misteriosa e autosufficiente; ci sono forze più grandi dell’uomo ma sono a loro volta finite, limitate (come rivela il terrore di “dio” all’avvicinarsi degli Usurpatori), al massimo riguardano la sfera immediatamente superiore nel ciclo delle intelligenze di tipo più o meno ufologico.