"La tregua" 6 - Cesare, un amico indimenticabile
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Cesare
Il capitolo V è intitolato a Cesare, un nuovo personaggio, un amico indimenticabile, descritto con grande simpatia e umorismo.
E’ un ambulante del ghetto di Roma, insuperabile maestro nell'arte della sopravvivenza. Era miracolosamente sopravvissuto a Buna, dove Primo gli aveva dato un po' di acqua e la sua razione di cibo perché in fin di vita.
Le sue capacità di ripresa sono descritte come straordinarie e ammirevoli.
L'aveva ritrovato infatti due mesi dopo ristabilito, quasi florido, “vispo come un grillo”.
Quando un plotone di russi irrompe nel campo di Bogucice per portare a lavorare tutti gli uomini presenti, (la popolazione maschile in Polonia infatti era praticamente sparita) Cesare si imbosca in una legnaia dove però lo scoprono.
Cesare era stato pescato e dichiarato sano: per pura rappresaglia, perché era uscito di fra la legna che sembrava un Cristo in croce, anzi, una storpio deficiente, e avrebbe commosso un sasso: tremolava tutto, si era fatto venire la bava alla bocca, camminava tutto sbilenco, arrancando, trascinando una gamba, con gli occhi trabici e spiritati. Lo avevano ugualmente aggregato alla fila dei sani: dopo qualche secondo, con una fulminea inversione di tattica, aveva tentato di darsela a gambe e di rientrare nel campo per il buco nel fondo. Ma era stato raggiunto, aveva rimediato una sventola e un calcio negli stinchi, e si era rassegnato alla sconfitta (Pag. 94)
Ma gli pesava soprattutto lo smacco. A Trastevere dove faceva l'ambulante si sarebbero fatti matte risate per essersi fatto “beccare”, lui tanto furbo in quel modo da un russo.
Il terzo ritratto tracciato con esperte pennellate da Levi riguarda l’Ispettore
E’ stato preannunciato il suo arrivo e questo nel campo suscita panico e smarrimento: tutto è fuori regola: le latrine, le camerate sporche, i cumuli di immondizie. Nella più totale disorganizzazione, tipicamente russa, si cerca di porre qualche rimedio.
L'ispettore arriva; fa parte della polizia politica sovietica. Così Levi racconta:
L'ispettore fece la sua prima ispezione con molta dignità e serietà, prendendo appunti su un libretto. Era un ebreo sulla trentina, lunghissimo e dinoccolato, con un bel volto ascetico da Don Chisciotte. Ma il secondo giorno aveva scovato chissà dove una motocicletta, e fu folgorato da un così ardente amore, che da allora in poi non furono più visti disgiunti mai. La cerimonia della ispezione divenne un pubblico spettacolo, a cui assistevano sempre più numerosi borghesi di Katowice.
L'ispettore arrivava verso le 11 come una tromba d'aria: frenava di colpo con stridore orribile, e facendo perno sulla ruota anteriore faceva sbandare quella posteriore di 1/4 di cerchio. Senza arrestarsi, puntava verso la cucina a testa bassa, come un toro che carichi; superava due gradini con paurosi sobbalzi, descriveva due 8 frettolosi, con tutto lo scappamento aperto, intorno alle marmitte; volava nuovamente gli scalini all'ingiù, salutava militarmente il pubblico con un sorriso radioso, si curvava sul manubrio, e spariva in una nuvola di fumo glauco di fracasso.(Pag.98)
Poi un giorno non si vide più: era in ospedale con una gamba rotta.
La grande tregua
La sosta presso il campo russo sembra non essere destinata a concludersi ma i suoi abitanti non si lamentano non si disperano non chiedono.
Leggiamo:
“Solo quando venne aprile, le ultime nevi si furono sciolte e il mite sole ebbe prosciugato il fango polacco, incominciammo a sentirci veramente liberi”.
Al mercato
Cesare trascina Primo in una delle sue scorribande in città. Arrivati al mercato, con faccia tosta memorabile, prende le fragole dai banchetti con la scusa di assaggiarle decretando poi “Nie doobre” cioè “non buone”. Si muove fra le merci con la stessa disinvoltura e competenza del Greco, ma a differenza di Mordo è giovane, non calcolatore, amato da tutti e di tutti amico.
Cesare si mette a sventolare una camicia che ha un buco nel colletto e un po' in italiano un po’ in polacco ne tesse le lodi con eloquenza travolgente:
“La cosciuletta” diminutivo di camicia in polacco, è bellissima, a suo dire imperdibile, sciocco chi non la compra.
La rifila a un pancione attirato con nomignoli osceni, dopo una trattativa mimata che ha attirato una folla di curiosi che rumoreggia e ride divertita ma subito dopo battono in ritirata al volo, prima che il buco venga scoperto, dicendogli : ”A compà, famo resciutte, sennò questi svagano er bucio”. (Compare, andiamocene presto, se no questi si accorgono del buco).
Ad aprile Cesare sparisce dal campo: torna solo all’alba ”malconcio e ispido come un gatto reduce da una tregenda sui tetti”: si era definitivamente sistemato con una pagninca (deformazione di ragazza in polacco), bellissima, nubile, elegante e innamorata di lui, ma dopo una settimana di assenza era ritornato velocemente nel campo per sfuggire il legittimo fidanzato russo che lo vuole morto.