La “bottega” dell’Amore
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“L’Amore mi ha spiegato ogni cosa, l’Amore ha risolto tutto per me – perciò ammiro questo Amore, dovunque Esso si trovi”.
Karol Wojtyla
“La bottega dell’orefice”, una delle più famose e profonde opere drammaturgiche dell’allora “semplice” Karol Wojtyla. Quell’uomo che sarebbe divenuto poi Papa Giovanni Paolo II. Come ogni grande Opera, “La bottega” presenta mille sfaccettature. Ha la bellezza di un diamante! La sua luce trafigge la vista, il cuore. Tre storie, sei personaggi, legati fra loro che – parlando prima di diamante – ben ricordano un reticolo cristallino. Ma non sono solo personaggi. Sono persone reali quelle che Wojtyla fa parlare nella sua drammaturgia. Sono giovani, sono innamorati, sono fidanzati, sono sposati…tutti con le loro storie.
Prendere in esame il tutto, meriterebbe un saggio. Non è questa certo, la sede. E allora ecco venirci davanti Teresa e Andrea. La Bellezza dell’incontro di due giovani. Due mondi che si fondono in uno, grazie alla potenza dell’Amore. Del Vero Amore. E’ interessante sottolineare come il poeta Karol riesca ad approfondire il tema del turbamento davanti all’Amore, quello che scuote, che mette “in discussione” ciò che si è stati prima. Le “differenze” che divengono ricchezze. Andrea dirà: “Teresa era un mondo intero distante allo stesso modo come ogni altro uomo, come ogni altra donna – eppure qualcosa mi permetteva di pensare che potevo gettare un ponte”. Un “ponte”! Così dice. Magnifico. Basta questa parola per comprendere, forse, tutta la loro storia. E in fondo, quella di ogni giovane che vuole intraprendere questo meraviglioso viaggio dell’Amore, del Fidanzamento, del Matrimonio. Un “ponte”, sì. Questo termine che invita a un cammino, a un “oltrepassare”. Cosa? Molto semplice. E’ Andrea che spiega il tutto: “Uscire dal mio Io, e giungere all’altra persona”. Questo è l’Amore. Definizione semplice, cammino non del tutto facile, ma…la riva alla quale poi si approda è Luce di Speranza.