“Il potere e la gloria” di Graham Greene 1 - Un romanzo controverso
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I testi di questo Autore sono complessi, le atmosfere cupe e i personaggi appaiono tormentati, segnati profondamente da lacerazioni interiori, da colpe e rimorsi incancellabili, dal peccato commesso e dalla continua ricerca di un riscatto possibile. Ognuno di essi: giovani o vecchi che siano, borghesi arricchiti o miserabili, creature malvagie o vittime innocenti, vive il proprio dramma nella solitudine, in un universo che appare desolato e abbandonato a sé stesso, nel quale l’Autore svela la presenza nascosta di Dio e della sua misericordia.
Sicuramente Greene, convertito al cattolicesimo nel 1927, intende smascherare con i suoi scritti la corruzione presente e censurata dalla società anglosassone del suo tempo, e, riferendosi alla sua esperienza scolastica di adolescente, condanna l’ipocrisia e la violenza che già circolavano nelle aule di scuola, fra coetanei e insegnanti, e racconta le sue fughe lontano da essi alla ricerca di luoghi solitari dove leggere e trovare un po’ di pace, con lo stato d’animo però di chi si sente eternamente braccato (stato d’animo ricorrente poi nei suoi romanzi!).
L’Autore fu definito da una parte della critica contemporanea “il più importante scrittore cattolico” del suo tempo, anche se molti cattolici disapprovavano i contenuti delle sue opere, ritenuti molto discutibili, e in particolare de “Il potere e la gloria“ che suscitò peraltro il giudizio negativo del Sant’Uffizio.
Papa Paolo VI viceversa era un profondo ammiratore dello scrittore inglese e quando lo ricevette in udienza gli disse: “Mr. Greene, certe parti del suo romanzo non possono non offendere alcuni cattolici, ma lei non dovrebbe attribuire alcuna importanza a questo” (Gianni Cardinale, Il Potere, la gloria e il realismo di Montini, Estratto N.1, 30 GIORNI, 2002)
Da parte sua Greene rifiutava ogni definizione, affermando di essere “un cattolico agnostico”, intimamente lacerato dalla lotta fra la attrattiva seduttrice del male e la ricerca della grazia divina.
Il romanzo ”Il potere e la gloria” è stato scritto nel 1940, quando Greene aveva da poco concluso un soggiorno nel Messico, dove come cronista del Times aveva assistito e descritto le feroci persecuzioni anticattoliche del Presidente Elias Calles (1924-28) socialista radicale e massone che instaurò una politica ferocemente anticlericale con la quale si proibiva ogni espressione religiosa in pubblico, si negavano i diritti civili e politici ai preti e si vietava l’insegnamento del catechismo e la celebrazione dei Sacramenti pena la morte.
(Si ricorda che gli effetti della persecuzione di quegli anni portarono alla sanguinosa rivolta dei Cristeros (1926-1929), nella quale una parte della popolazione cattolica insorse in armi contro il governo e che il numero dei preti da 4500 prima del 1926 si ridusse a soli 334 nel 1934. Nel 1935 ben 17 stati messicani non avevano nemmeno un prete nel loro territorio. Il nome Cristeros, contrazione di Cristos Reyes, fu dato spregiativamente dai governativi ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: “¡Viva Cristo Rey!” ("Viva Cristo Re!").