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I mala tempora di Stilicone

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it
Rosario Magrì - Un uomo e un'epoca, un uomo e la nostra epoca

In certi momenti si desidererebbe che tempo e spazio non avessero se non i limiti dell’infinito e dell’eterno per permetterci di incontrare i grandi del passato o del passato prossimo. Rosario Magrì è tra questi.
Medico neurologo e scrittore, da poco scomparso, Rosario Magrì (1924-2005) è uno di quegli autori che sanno cosa voglia dire narrare, che sanno cosa voglia dire “romanzo storico”.
Infatti Magrì si inserisce nella miglior tradizione del romanzo storico, un genere che, nei casi più riusciti, sa proiettare gli eventi dei “piccoli” sul grande schermo della Storia.
Un genere dunque di impegno e impegnativo, poiché il narratore deve conoscere bene i più nascosti recessi della Storia, le sue fonti, le sue curiosità, le tradizioni e ritrovarne poi le affinità con l’epoca di chi legge.
Rosario Magrì ha una lunga bibliografia proprio di romanzi storici, in un primo tempo pubblicati presso Mondadori, poi dal 2000 presso la casa editrice Ares.
Nella sua vasta produzione decidiamo di privilegiare proprio l’ultima fatica del nostro autore: i due romanzi sulla vita di Flavio Stilicone.

L’ultimo difensore dell’Impero romano
Prima della sanguinosa battaglia di Adrianopoli (378), nella quale il padre di Stilicone, Fabio, perde la vita per tentare, inutilmente, di salvare l’imperatore Valente, la vita di Flavio Stilicone è semplice, lineare “…per me tutto è più semplice. Io non mi pongo troppi problemi, forse perché sono ancora giovane. Debbo solo eseguire degli ordini, senza capire perché me li danno. è come dover camminare su una strada, anziché inoltrarsi in un bosco. M’han dato una divisa, un grande scudo e m’han detto «Devi proteggere l’imperatore»“. Anche i riferimenti esistenziali del giovane scutario sono essenziali, di una essenzialità quasi elementare: la sua famiglia con il padre di origine vandala e la madre romana, le Scholae Palatinae presso le quali ha studiato, il Bene e il Male chiari e definiti, la rassicurante gerarchia della Guardia imperiale nella quale milita, premi e punizioni previsti ed eseguiti con ordine. Tutto previsto, e quindi tutto è prevedibile e rassicurante.
Ma a partire da Adrianopoli la vita del giovane Stilicone cambia. Per ordine del padre si allontana dal campo di battaglia per cercare rinforzi, forse un espediente dell’amore paterno per salvargli la vita.
Si allontana e da questo allontanarsi dal padre e dalle sicurezze cui era assuefatto, inizia il romanzo e quella lenta maturazione di Flavio che dura lo spazio dei due volume di Magrì.
Il primo libro, Prima della notte, si articola nei diversi luoghi dove Stilicone si trova a vivere e ad agire. Dopo Adrianopoli, Libarna (383), l’attuale Serravalle Scrivia. Valente è morto, suo nipote Graziano è ora imperatore, ma dopo un inizio saggio e pacifico ora è nelle mani della sua guardia personale formata dai feroci alani, che, giunti a Libarna, stanno cercando Stilicone per ucciderlo. Ma qui avviene anche il primo dei numerosi incontro che Stilicone avrà con il demonio in persona, che gli si presenta con un mantello nero, i capelli spioventi sulle spalle e i lacci rossi sulle gambe. Una presenza stranamente rassicurante e conciliante, che di volta in volta gli svelerà un brano di futuro, chiedendogli in cambio incondizionata devozione: “Il patto che ti propongo cambierà la tua vita. I tuoi nemici cadranno ai tuoi piedi. Tu hai un grande avvenire. Sarai un protagonista di questo vecchio mondo che sta per cambiare. Ma il tuo futuro dipende da me…io cerco persone intelligenti e ambiziose disposte a conquistare il Potere col mio aiuto. Il Potere è la chiave che apre tutte le porte. Senza il Potere non si realizzano i grandi progetti che cambiano il mondo. E non si diventa famosi. Lo so io che ho lottato per conquistare il supremo Potere. Sono stato sconfitto, l’ammetto. Ma c’è una gloria anche nella sconfitta quando si combatte con un avversario come quello. Io t’aiuterò a diventare imperatore di tutto l’impero romano…
Il nobile Stilicone saprà resistere fino alla fine alle profferte così allettanti di Belial, preferirà il servizio incondizionato agli imperatori, prima a Giustina e al figlio Valentiniano, poi a Teodosio, fino a morire per volere di Onorio, figlio di Teodosio di cui era tutore, per una falsa ed ingiuriosa accusa di tradimento.
Prima della notte si concentra essenzialmente sulla maturazione umana ed esistenziale di Stilicone, a partire da Adrianopoli fino alla morte di Teodosio e la conseguente tutela sul figlio di quest’ultimo, Onorio. Il secondo libro, Finis, vuole invece presentare la complessa politica imperiale, soprattutto quella di Arcadio ed Eudossia a Costantinopoli e la conseguente fine del nostro protagonista ritenuto nemico pubblico, perché fedele alla consegna di Teodosio.

La meschinità dei potenti
Accanto a Stilicone si muovono numerosi personaggi, specchio della precarietà dei tempi. Tempi molto difficili. “…Eravamo un continente una volta. Adesso siamo isole sparse in un mare in burrasca, afferma un protagonista accennando alla incertezza provocata dalle continue invasioni, dai saccheggi a cui si abbandonano gli alleati dei romani, alla totale mancanza di riferimenti reali, dove ogni piccolo potere diventa assoluto, diventa potere di decidere della vita e della morte dei più deboli.
I potenti possono essere i maggiorenti dell’Impero, come Rufino, un ciabattino dei Pirenei divenuto avvocato e poi salito ai massimi vertici della corte di Costantinopoli, detto il Tiranno ed Eutropio, uno schiavo armeno castrato da bambino, divenuto prima liberto e poi patrizio fino ad essere intendente dei Sacri Palazzi, da tutti conosciuto come il Ragno. Oppure il crudele e calcolatore Arbogaste, magister militum di Teodosio per l’Impero d’Occidente, ma in realtà carceriere del giovane Valentiniano, nominalmente inperatore proprio di quella parte dell’Impero.
Ma la sete di potere si annida anche tra i “piccoli”, come il comandante del forte di Oescus, Attidio Fusco. Egli ci appare come un uomo trasandato, un militare che dopo aver raggiunto i gradi più alti dell’esercito si è macchiato con una storia di gioco, denaro e donne. Per tale motivo viene degradato con disonore e relegato in quel fortino ai confine dell’Impero, ma essendo poi morti tutti gli ufficiali, quale centurione anziano diventa il comandante del forte. Per il dispotismo con cui comanda e per aver mercanteggiato la vita di alcuni inermi, Attidio viene ucciso da Stilicone.

Vescovi e presbiteri
Anche gli ecclesiastici occupano uno spazio significativo nei due romanzi. Magrì racconta con la stessa intensità sia le vicende dei grandi vescovi padri della Chiesa, come Ambrogio e Giovanni Crisostomo, sia quelle di semplici sacerdoti quali Callisto e Onorio, frutto dell’invenzione dell’autore.
Stilicone incontra Ambrogio a Milano (383-395) in occasione dell’ambasceria che il vescovo si vede costretto a fare, a nome dell’imperatrice Giustina, a Treviri presso Massimo, usurpatore di Graziano.
Così il nostro autore presenta Ambrogio: “…nel volto ovale, emaciato, con barba e baffi corti e orecchie grandi e sporgenti, spiccavano gli occhi (ndr. quasi certamente Magrì ha preso ispirazione dal noto mosaico della cappella di San Vittore in Ciel d’oro nella basilica di Sant’Ambrogio). Esprimevano una responsabilità sofferta, confortata da una fede incrollabile…la voce era bassa, un po’ lenta, riflessiva. Stilicone guardava quel volto. Sentiva che sotto l’esiguità del fisico si celava una grande energia. Quell’uomo sapeva d’essere la piccola avanguardia d’un grande esercito.”
In modo quasi telegrafico l’autore ci porta nel cuore della storia e ci fa percepire la sensibilità, la tempra e il dramma di Ambrogio che con decisione e fermezza saprà non recedere davanti alle pretese di Massimo e poi a quelle della stessa Giustina.
Nel secondo volume, invece, viene brevemente presentata la figura retta ed eroica di Giovanni detto Boccadoro, appunto Crisostomo. Appena eletto vescovo di Costantinopoli, Giovanni vende tutta l’argenteria del palazzo episcopale attirandosi la riprovazione degli alti ecclesiastici che si scandalizzano di questo suo zelo pauperistico; così, quasi ad “aggravare” la sua posizione non si occupa di politica e di affari mondani perché vuole solo occuparsi delle cose di Dio: “Se divento amico dei lupi, chi difenderà le mie pecorelle?
Le storie di Callisto e Onorio vengono iniziate nel primo volume e portate a compimento nel secondo.
Callisto è l’esorcista di Libarna. Anche lui, come Stilicone incontra più volte il diavolo, il quale tenta di annientarlo ricordandogli un grave fatto che il sacerdote aveva compiuto in gioventù. Per penitenza Callisto parte per la Terrasanta, arrivandovi prostrato dalle mortificazioni e dagli stenti. L’incontro con Melania lo riaprirà alla vita, alla pace e alla riconciliazione con Dio e con se stesso.
Onorio è cappellano alla corte di Vienne, nella quale Arbogaste tiene prigioniero Valentiniano. Poiché ha battezzato il giovane principe e poi è stato testimone del suo omicidio, viene obbligato dal suo vescovo a scappare. Dopo innumerevoli peripezie la sua lunga fuga si concluderà a Roma, quando in modo inaspettato ritroverà la pace e il profondo significato del suo ministero.

Le donne: tra delirio di onnipotenza e silenzioso sacrificio
Magrì ci offre anche un vasto repertorio di figure femminili, non certo secondarie in un mondo che per la sua violenza sembra essere dominato solo dagli uomini.
Tra le figure negative citiamo le due imperatrici Giustina ed Eudossia, e Serena, moglie di Stilicone, mentre Maria, figlia di Rufino, e la nobile Melania sono, al contrario, vivido esempio di un silenzioso e fecondo sacrificarsi.
Sembra quasi inevitabile che il possesso del potere renda gli esseri umani avidi e calcolatori.
Giustina, ariana, non esita a servirsi di Ambrogio per perseguire il suo progetto imperiale; allo stesso modo tenta Eudossia con Giovanni, ma entrambe vedranno svanire nel nulla i loro sogni di supremazia.
In questa lotta per il potere, che miete continuamente vittime, si inserisce anche Serena, moglie di Stilicone e figlia adottiva di Teodosio, la quale cerca, in tutti i modi e contro il parere del marito, di inserire il figlio Eucherio nella successione imperiale.
Eppure le donne hanno anche una silenziosa capacità di abnegazione e sacrificio. Melania, ricca aristocratica romana, ha fondato a Gerusalemme un monastero ed un ospizio nel quale assiste e serve i pellegrini. La sua decisione e la sua delicatezza saranno risolutive nella vicenda umana e vocazionale del prete Callisto.
In questo stesso ospizio vive Maria, la figlia del nobile Rufino, il Tiranno. Dopo aver assistito impotente alla barbara uccisione del padre-padrone da parte della folla inferocita, si è ritirata con la madre a Gerusalemme e qui ora vive nel nascondimento e nel generoso servizio ai poveri.

L’onore di Stilicone
“Stilicone si fece un ultimo segno di croce. Si tolse l’elmo, lo depose per terra accanto a sé. Si tolse il mantello, andò ad appenderlo al ramo d’un albero, dopo averlo piegato con ordine. S’inginocchiò davanti al ceppo, regolando la posizione delle ginocchia alla distanza giusta, in modo che il collo lasciasse pendere il capo… Erodiano sfoderò la spada. La testa penzolò, lasciando una scia di sangue. Così morì Stilicone, l’ultimo eroe di Roma.
Onore alla sua memoria.”
In modo così lapidario, caratteristica particolare della prosa di Magrì, si conclude la vicenda umana del nobile Stilicone.
Tutta la narrazione del romanzo, percorsa da una tensione sotterranea è ricca di riferimenti che non abbiamo voluto riportare, quasi mille fili che si intrecciano grazie all’abilità dell’autore, il quale, a scatole cinesi, ci conduce nei meandri della storia.
Tra i diversi motivi che lasciamo scoprire al lettore evidenziamo, ad esempio la descrizione delle antiche città di Roma, Milano, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto con il suo Faro, oppure le valutazioni acute sul rapporto non sempre facile e lineare tra la Chiesa del III-IV secolo e gli imperatori o ancora la storia della reliquia del Santo Chiodo. Tra le righe si svela la forte e decisa personalità dell’autore, perché ogni libro è in certo qual modo specchio di chi lo scrive. Tanto che potremmo con assoluta tranquillità affermare che Stilicone è lo stesso Magrì o meglio che Magrì si è completamente identificato nel grande generale romano.
Il senso acuto del dramma della vita, della lotta sempre presente nell’uomo e nella realtà di Bene e Male, cioé la lotta tra le ragioni misteriose di Dio e di quelle affascinanti e subdole del demonio, la fedeltà all’impegno preso anche a sacrificio della propria vita: questi alcuni dei tratti fondanti e peculiari di Stililicone, questi i punti di riferimenti reali ed ideali di Rosario Magrì.
Una lettura allora non solo di un grande della storia, ma la possibilità di incontrare la testimonianza di un nostro contemporaneo, di confrontarsi con lui e con le sue acute valutazioni sull’uomo e sulle vicende umane.

ROSARIO MAGRÌ, Prima della notte. Stilicone, l’ultimo difensore dell’Impero Romano, Milano, Ares, 2001
ROSARIO MAGRÌ, Finis. Onore e morte di Stilicone, Milano, Ares, 2006

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