"Elena. La madre dell'Imperatore" di Evelyn Waugh 1 - Una fulva fanciulla affascinante
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Questa ricorrenza ha riportato alla memoria non solo l’inizio della affermazione della libertà religiosa nel corso della storia, ma anche i grandi protagonisti di questo evento e cioè l’imperatore Costantino e la straordinaria figura di sua madre Elena che viene ricordata come Santa per la sua fede e per il ritrovamento della Santa Croce a lei attribuito.
Ancora in vita i credenti le hanno dimostrato una grande devozione, per le opere di carità compiute negli ultimi anni della sua vita, per l’influsso che sicuramente ebbe sulla vita del figlio, sulla sua conversione, sulla sua politica religiosa nei confronti dei cristiani e per i numerosi miracoli che ancora in vita venivano ricondotti alla sua sola presenza.
Anche l’arte si è ispirata alla sua storia nei secoli successivi, prendendola come soggetto per opere pittoriche, scultoree e narrative.
Il Romanzo
Molti libri raccontano la vita della Madre dell’Imperatore, ma quello che convince maggiormente è "Elena. La madre dell’Imperatore", scritto nel 1950 dall'inglese Evelyn Waugh (1903 – 1966), convertitosi al cattolicesimo nel 1930.
E’ bella la storia raccontata e appassionante la vita della protagonista, umile e forte al tempo stesso, razionale davanti alla fede che le è stata rivelata, e determinata nel cercare i luoghi e i resti di quello che il racconto storico tramandava.
La prof. Marta Sordi nella Introduzione positiva che fa al romanzo, dice fra l’altro che esso non viola sostanzialmente l’autenticità storica (1) e l’Autore lo definirà il miglior libro che abbia mai scritto o scriverò mai.
L’inizio
Il romanzo inizia presentandoci Elena giovinetta, figlia del re britanno Coel di Colchester (2), che nell’anno 273 d.C. sta ascoltando affascinata i versi dell’Iliade e la storia di Troia, mentre vede scendere la pioggia lungo le alte mura che circondano la città.
E a proposito delle origini della madre di Costantino le testimonianze storiche che la riguardano sono scarsissime. Sant’Ambrogio ne accenna brevemente parlando di una giovane appartenente ad una famiglia umile della Bitinia in Asia Minore (3). Ma esiste anche una leggenda medievale del Regno Unito (riportata da Enrico di Huntingdon, e resa famosa da Goffredo di Monmouth), secondo la quale le origini di Elena erano nobili. Ad essa intende prestar fede Waugh.
L’atmosfera evocata nella prima pagina del libro ci immette quasi in una favola tramandata: una volta, molto tempo fa erano seduti una principessa e uno schiavo: la giovane è alta e snella e i suoi capelli dorati risplendono alla luce del sole, gli occhi sono grandi e velati di melanconia. Ma l’incanto della descrizione è subito rotto dal tono disincantato, sottilmente ironico delle frasi seguenti: nei successivi diciassette secoli la sua sarebbe stata giudicata bellezza; essendo nata troppo presto qui a Colchester, tra la sua gente, era considerata né bella né brutta.
E l’ironia e il senso dell’umorismo attraversano non solo questo romanzo ma tutta la produzione letteraria, compresa fra il 1925 e il 1969, di Evelyn Waugh, che si compiaceva di una certa vena dissacratoria con cui irridere il conformismo della società inglese del suo tempo.
Mentre la fanciulla sogna sentendo i versi di Omero, l’ambizioso generale romano Costanzo Cloro, giunto nella città da due giorni, prende informazioni sul re che lo ospita. E’ un re importante nella politica locale? Quale dei generali romani eternamente in conflitto fra loro egli vorrà favorire e appoggiare? Negli anni a seguire potrà essere suo alleato o nemico?
Per chi come lui nutriva la segreta ambizione di conquistare un giorno il mondo intero, perché riteneva di avere tutti i numeri per poterlo fare, sottolinea maliziosamente l’Autore, era fondamentale conoscere da vicino ogni popolo e regno dell’ Impero e sapere su quali persone poter contare nella sua scalata al potere.
La sera egli viene invitato a partecipare al banchetto sontuoso imbandito dal re, con portate succulente e aromi preziosi. Canti e cori accompagnati da strumenti musicali locali invadono la sala della cena dove donne e uomini siedono le une di fronte agli altri secondo l’usanza celtica.
Costanzo assiste suo malgrado ad un rozzo concerto incensante gli avi della famiglia reale (nessuno dei quali a buon conto è morto di morte naturale!), e mentre cerca di distrarsi pensando al suo futuro, passa in rassegna le donne che assistono alla festa immote e assorte e, inaspettatamente, scorge un volto di fanciulla splendente e ammaliante.
Su di lei si ferma il suo sguardo ed ecco che a Costanzo era accaduto qualcosa, dice l’Autore, che era senza precedenti per lui, e non premeditato, qualcosa di poco congeniale ai suoi talenti: si era innamorato di quella fulva fanciulla così diversa da tutte le donne di corte che normalmente lo circondavano per sedurlo.
NOTE
1. Marta Sordi, Introduzione, in Evelyn Waugh, Elena. La Madre dell’Imperatore, Rizzoli, 2002.
2. Colchester è una città situata nella contea dell'Essex (Inghilterra), a Est della Grande Londra e fu il primo importante insediamento romano in territorio britannico, dopo la conquista a opera dell'imperatore Claudio, nel 43 d.C.
3. Sant’Ambrogio quando parla della madre dell’Imperatore la presenta infatti con l’appellativo di Elena la stabularia, cioè donna di umili origini e impiegata per la cura dei cavalli presso i luoghi di passaggio e di ristoro.