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"Elena" 5 - L'editto di Milano e il Battesimo di Elena

Fonte:
CulturaCattolica.it

312- 313
In quegli anni Costantino è protagonista di eventi straordinari.
Morto il padre Cloro, divenuto imperatore dopo Diocleziano, si delinea un conflitto fra due contendenti alla suprema carica: Costantino, successore di diritto al titolo imperiale e Massenzio, l’usurpatore acclamato dai soldati.
Lo scontro inevitabile avviene presso il Ponte Milvio, nel 312.
Prima della battaglia Costantino ha una visione e decide di credere nel Dio dei Cristiani, di invocare la sua alleanza e di compiere una scelta eccezionale e rivoluzionaria per il suo tempo e la sua posizione.
Sulle sue insegne militari viene apposto il cristogramma o simbolo di Cristo, visto in sogno, e al favore di Dio è attribuita la vittoria ottenuta, e il vincitore non sale al Campidoglio per ringraziare Giove dopo la vittoria, come aveva fatto ogni imperatore prima di lui.
Costantino dopo il successo ottenuto si convince di essere uomo voluto dal destino e un anno dopo, nel 313, si accorda con Licinio per emanare congiuntamente il famoso Editto che concedeva la libertà di religione a tutti i sudditi dell’Impero.
Con questo atto una pagina fondamentale della storia delle generazioni successive viene scritta e Lattanzio ed Eusebio documentano il contenuto del testo.

Nelle celebrazioni costantiniane di quest’anno il Cardinale Angelo Scola ha parlato del significato epocale dell’Editto, perché determinò non solo la progressiva fine delle persecuzioni contro i Cristiani, ma segnò l’atto di nascita della libertà religiosa per i credenti e per la Chiesa e impose anche di restituire i luoghi di fede requisiti ai cristiani e alle comunità ecclesiastiche, riconosciute soggetti di diritti.

La comunità dei credenti e il battesimo di Elena
Quando il proclama entra in vigore anche a Treviri, il popolo dei cristiani esulta, i fedeli vengono allo scoperto, le cerimonie di ringraziamento animano le chiese, ma Elena non sembra dapprima comprendere la portata straordinaria dell’Editto e chiede a Lattanzio notizie su suo figlio e spiegazioni sul suo comportamento, poiché l’amico fedele sa giudicare e capire che quell’evento è l’alba di una nuova era, destinato a segnare i secoli successivi, fino ai giorni nostri.
In quell’aurora della storia Lattanzio vive l’esperienza di qualcosa di equiparabile al tripudio della Pentecoste, qualcosa in cui davvero si celebravano regalmente Natale, Pasqua e Pentecoste, e quella eccezionale marea primaverile - come viene definita da Waugh - non permetteva a nessuno di sottrarsi al cambiamento, nemmeno ad Elena che viveva così ritirata.

Non si sa il giorno né l’ora, non ci sono scritti, non ci furono feste pubbliche e celebrazioni, ma l’Autore colloca in questo clima di atmosfera gioiosa e di fede pubblicamente testimoniata il Battesimo di Elena.
Un giorno come tanti altri, in forma umile e privata, come migliaia di altri, Elena scese al fonte e ne uscì rinnovata. L’indomita volontà di ricerca aveva trovato il proprio oggetto: l’esule era a casa e della Grazia che aveva ricevuto divenne coppa traboccante.

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