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"Cigni selvatici. Tre figlie della Cina" 1 - Chi è l'autrice, Jung Chang

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il testo
Cigni selvatici. Tre figlie della Cina è il romanzo autobiografico dell’Autrice Jung Chang, pubblicato nel 1991.
Questo evento - dichiara la Chang – mi ha cambiato la vita, perché finalmente sono diventata scrittrice.
Il testo di complessive 660 pagine, racconta, come dice il sottotitolo, la vita di tre donne cinesi e quindi di tre generazioni: quella dell’Autrice, della madre e della nonna, che hanno vissuto epoche e avvenimenti che segnarono profondamente la loro vita, quella delle loro famiglie e del popolo cinese negli anni compresi fra gli inizi del 1900 e il 1976, cioè dall’ultimo Imperatore alla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese e alla morte di Mao Tse Tung.

La passione di scrivere
Sempre, da bambina, poi giovane donna, l’Autrice ha sentito l’impulso irresistibile di scrivere e quando le era impedito di farlo, coltivava la sua passione con una penna immaginaria come lei stessa dice, per fissare impressioni, stati d’animo, immagini.
A 26 anni, nel 1978 vince una borsa di studio che le fa lasciare la regione dello Sichuan per la Gran Bretagna e a Londra vive emozioni nuove e inebrianti per lei che ignorava la possibilità di scegliere che cosa fare e quali persone vedere, di uscire e di ritrovarsi con coetanei, di non sentirsi controllata e spiata, di studiare senza dover dedurre ogni conclusione a partire dalle teorie marxiste, come aveva dovuto fare per tutta la vita.
Ma proprio quando poteva sentirsi finalmente libera di mettere per iscritto le sue esperienze e sentimenti, una forte resistenza glielo impediva, quasi una parte di sé volesse censurare il passato, la sua storia e la sua appartenenza.

La svolta nella sua vita
La svolta nella sua vita e nella sua carriera avviene con l’arrivo della madre che la raggiunge a Londra nel 1988 e dedica ore e giorni del suo soggiorno a ricostruire e a registrare la storia della sua famiglia, iniziando il grande affresco con la vita della nonna, per arrivare alla sua e a quella della figlia, con tutte le vicissitudini personali e storiche, le prove, i sacrifici affrontati e i piccoli e grandi atti eroici compiuti.
Con questo gesto, la madre comunica alla figlia il coraggio di ripensare e riattraversare fatti ed avvenimenti della loro esistenza senza paure e senza censure, perché nulla di ciò che accade nella vita deve andare perso e con il ricordo e il racconto di ciò che è stato ci si può riconciliare col proprio passato e con la vita.
Il cuore indurito dal dolore e dalle sofferenze si scioglie e l’Autrice sente riaffiorare il profondo legame che la unisce al paese d’origine e nell’introduzione al romanzo afferma: Ora che ho esorcizzato il passato, non desidero più "dimenticare tutto”. Mi sento inquieta se resto a lungo lontana dal mio Paese. Quel luogo così antico eppure così carico di energia giovane, che ha sperimentato tante tragedie e è riuscito a restare così intatto e ricco di ottimismo vitale, mi è entrato nel sangue. Ci torno un paio di volte l’anno (Cigni selvatici, pag. XVII) (1)

La stesura e le due istanze
Inizia la stesura dei Cigni selvatici.
Quest’opera non sarà il semplice resoconto della vita dell’Autrice e dei suo famigliari. L’operazione culturale affrontata si rivelerà ben più complessa, determinata da due istanze compresenti e fortemente motivanti.
Da un lato la sua vocazione di scrittrice si pone, nella maturità, come una sfida da accogliere. Finita la stagione della giovinezza e delle immagini sognanti scritte di nascosto, è arrivato per la Chang il momento di verificare seriamente le sue doti di scrittrice.
Ma oltre alla vocazione la spinge a scrivere un secondo fattore determinante: la responsabilità morale di rileggere la realtà biografica, storica e politica vissuta, cogliendo gli atteggiamenti, le cause, le dinamiche profonde e le conseguenze sulle persone, dei regimi che si sono succeduti in Cina nei primi ottant’anni del ‘900. Questo dovere è un compito al quale non può sottrarsi, per amore della sua famiglia e del suo popolo.
Il talento non la tradirà e alla parola scritta verrà affidato il suo patrimonio prezioso.

Il pescatore di perle
Sarà lei per la sua terra quel pescatore di perle capace di calarsi, come suggestivamente dice Hannah Arendt a proposito di Walter Benjamin, sul fondo degli abissi, ove affonda e si dissolve ciò che un tempo era vivo,- e dove- certe cose subiscono un 'sortilegio del mare' e sopravvivono in nuove forme cristallizzate immuni agli elementi, come se aspettassero solo il pescatore di perle che un giorno scenderà da loro per ricondurle al mondo dei vivi quali 'frammenti di pensiero', cose 'ricche e strane.
Il romanzo porterà alla luce ciò che altrimenti sarebbe destinato a essere ignorato e col passare del tempo dimenticato e questo libro ha avuto una fortuna e una diffusione straordinaria (è stato tradotto in ventisei lingue, ne sono state vendute oltre otto milioni di copie in tutto il mondo, e ha vinto il premio Book of the Year per il 1993), entrando di contrabbando anche in Cina.

Il contenuto del romanzo può essere suddiviso in tre parti: la prima narra la storia della nonna dell’Autrice e della Cina dai primi del ‘900 al 1947, la seconda la storia della sua famiglia e l’affermarsi del regime comunista dal 1948 al 1957 e la terza la vita della Chang dal 1958 al 1976, data della morte di Mao Tze Tung.

NOTE
1. Jung Chang, Cigni selvatici. Tre figlie della Cina, Ed. TEA

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