"Alto come un vaso di gerani" di Giacomo Poretti 1 - Premessa dell'Autore e Lettera al figlio
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La presentazione del testo, pubblicato nell’ottobre del 2012, si è inserita nel calendario di Bookcity, iniziativa della durata di tre giorni (dal 21 al 24 Novembre 2013) lanciata dal Comune di Milano e da altre Associazioni e Fondazioni, per diffondere e promuovere la lettura con incontri di vario genere nelle scuole, nei centri culturali, nelle biblioteche, nelle metropolitane, nei luoghi più frequentati della città.
Alla Biblioteca Vigentina di Milano, è stata proposta per questa occasione, il giorno 21 Novembre, la lettura di ALTO COME UN VASO DI GERANI di Giacomo Poretti, artista, scrittore, comico, sceneggiatore e a tutti noto come componente del Trio Aldo, Giovanni e Giacomo, in cui collabora stabilmente dal 1991.
”Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile” (Italo Calvino, Palomar)
In questo libro Poretti racconta con umorismo e poesia la sua vita a Villa Cortese, nell’Alta Lombardia dove è nato nel 1956, e successivamente a Milano, negli anni compresi fra il 1960 e quelli odierni, con le problematiche sociali ed economiche del periodo trattato.
Aspetti, comportamenti, valori di un mondo ormai lontano e nostalgicamente rievocato sono fedelmente ricostruiti con il sorriso e l’affetto di chi è grato per quel che ha vissuto e ricevuto.
La Premessa dell’Autore
Alto come un vaso di gerani è un libro originale nella struttura e sorprendente nel contenuto narrato, molto più serio di quel che non ci si aspetterebbe da un attore comico che inaspettatamente si proponga al pubblico come scrittore.
Scrivere per l’attore non è stata un’operazione improvvisata e semplice e la Premessa al testo, di una paginetta e mezza, è da lui dedicata al valore e alla riflessione sulla parola scritta, alla sua funzione diversa, più impegnativa, più significativa di quella svolta all’interno di uno spettacolo teatrale o degli sketch esilaranti del famoso trio, dove invece il gioco è condotto assieme e la responsabilità è suddivisa.
Come le parole dei poeti, anche le sue getteranno un ponte, una fune, afferma il Poretti, fra il mondo da lui rievocato e quello dei lettori e ripercorrendo assieme le diverse stagioni della vita, con incontri e avvenimenti, il cuore si farà più grande e la visione dall’alto più profonda e vasta, per arrivare a capire che Forse quella dei vasi di gerani è davvero l’altezza giusta per sentire la profondità delle radici.
La Lettera
La Lettera a mio figlio segna l’inizio del racconto con la nascita di Emanuele. Rivolgendosi direttamente all’amatissimo figlio sono descritti i sentimenti di pienezza e stupore provati di fronte allo sconvolgente mistero della vita, che in lui prendeva forma e i momenti altrettanto intensi riemersi nella memoria, quando da ragazzo ammirava la superficie del mare o le cime delle montagne, contemplava le gemme degli alberi sbocciare improvvisamente la primavera o quando ancora aveva l’impressione di staccarsi dal terreno correndo a perdifiato in bicicletta.
E’ stato il desiderio di offrire un dono a chi si ama ciò che lo ha mosso a scrivere e non quello di stendere un memoriale o non principalmente questo. E così spiega nella dedica:
Figlio mio, è successo che tutte le volte che mi guardi, io mi sento interpellato dai tuoi occhi…mi sembra che il tuo sguardo, che si posa per la prima volta sulla vita, chieda di essere rassicurato: è come se tu mi chiedessi se la vita sia una cosa buona, se nasconde qualche tranello, se c’è da fidarsi di lei. Per adesso me la cavo con una carezza, un abbraccio, un sorriso. Ma quando potrai parlare, quando farai domande, non vorrei farmi trovare impreparato. E allora mi preparo, mi alleno. Passo in rassegna ciò che mi è capitato, nella speranza di poterti dire che sei finito dentro a un gioco meraviglioso, complicato sì, misterioso anche, ma sensato e niente affatto malevolo. Questo è ciò che spero meglio, ciò che vorrei che fosse.
Prepararsi e allenarsi ha implicato però accettare una nuova e diversa sfida: cercare e trovare le parole che raccontino la sua esperienza, allontanino dal bambino la paura dell’imprevisto e gli comunichino che la vita è una cosa buona e l’incastro degli avvenimenti è un gioco meraviglioso e misterioso.
Scorreranno via via sulla pagina i ricordi della sua vita, le immagini dei famigliari e degli amici, le aule di scuola, l’oratorio della domenica, i bar di Villa Cortese, gli stabilimenti della Franco Tosi, l’Ospedale, i McDonald’s di Milano, il teatro.
Così l’attore si è scoperto scrittore di un racconto in cui gli avvenimenti narrati assumono il fascino di storie indimenticabili con protagonisti veri, che chiedono solo di non essere dimenticati.