Noi continuiamo a sperare
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Domanda
Caro dott. Incampo,
sto notando quello che forse è inevitabile in queste situazioni: dopo l'indignazione iniziale riguardo il concorso iniquo, adesso ognuno si sta dando da fare a raggranellare titoli, anni, crediti e quant'altro. A coltivare l'orticello.
Lo capisco: c'è chi ha bambini e mutuo e non può rischiare.
Ci sono sindacati che vendono già libri per il concorso e regioni che organizzano corsi, in assenza di un bando però. Il business è cominciato e chissà perché non mi meraviglia.
Ma: non è questo il momento per restare uniti ed essere una categoria? Rimanere compatti contro questo concorso?
Che se poi saranno sordi a tutti e saremo trattati come carne da macello da sacrificare sugli altari di ideologie ed economie, voglio sperare che ci lasceranno il tempo per prepararci, almeno quello.
Per quello che vale e che varrà io sono andata a cantarne quattro al mio vescovo riguardo il silenzio CEI per 15 anni e il comportamento in questa occasione. La lettera che hanno scritto i vescovi altro non è che un non sbilanciarsi e darci una pacca sulle spalle.
Io continuo a non sapermi rassegnare. Vorrei che riuscissimo a mobilitare i vescovi che hanno il potere, in nome dell'Intesa, di porre fine a questo scempio.
E se alla fine non avranno ascoltato nè sindacati nè vescovi, solo allora mi piegherò a prepararmi. E penserò che sono nata in un Paese dove si legifera ingiustamente, pro o contro i cittadini a seconda di chi essi siano.
La ringrazio per la rinnovata attenzione e le rinnovo i miei sentimenti di stima, di gratitudine e i cordiali saluti.
Risposta
Noi continuiamo a sperare.