L’utilizzo dell’osteopatia è moralmente accettabile?
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Domanda
Potrebbe gentilmente farmi sapere se l’utilizzo dell’osteopatia è moralmente accettabile per un cattolico?
Grazie e saluti.
Per favore, mi sa dire se l’osteopatia è da classificare come magia o se può essere considerata medicina alternativa?
Grazie.
Risposta
Ecco quanto scrive il documento dell’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità:
“In qualche modo correlato con l'autonomia del paziente è l'emergere delle cosiddette medicine non convenzionali, termine onnicomprensivo con cui vengono indicate tutte quelle prassi mediche non fondate sui riscontri di anatomia, fisiologia, patologia e terapia propri della medicina occidentale. Si tratta di un gruppo assai eterogeneo di pratiche terapeutiche, più o meno diffuse, più o meno conosciute: erboristeria, agopuntura, omeopatia, reflessoterapia, iridologia, pranoterapia, reiki, shiatzu, ecc.
Senza entrare nel merito di loro possibile efficacia, bisogna rilevare innanzitutto la possibilità di un eventuale danno per il paziente che vi si sottoponga, abbandonando al contempo una terapia più tradizionale ma di provata efficacia.
Il secondo, più delicato problema, anche di ordine pastorale per la Chiesa, riguarda il possibile coinvolgimento, da parte di alcune di esse, con filosofie orientali difficilmente compatibili con la fede cattolica e qualche volta persino accompagnate da pratiche occultistiche.
Pertanto, mentre da un lato si dovrebbe tenere un atteggiamento rigorosamente prudenziale circa la loro possibile pratica in istituzioni sanitarie cattoliche, dall'altro la Chiesa deve sentirsi fortemente interpellata ad approfondire il problema, acquisendo la necessaria competenza per un sicuro discernimento nel rispetto della metodologia scientifica che riconosce nella medicina una scienza sperimentale. In particolare, occorre chiedersi se il ricorso sempre più frequente alla medicina non convenzionale non sia per caso l'effetto di non adeguate applicazioni della medicina allopatica (terapia basata sul concetto di trattare i contrari coni contrari. È l’opposto della omeopatia). È ormai evidente, infatti, che la variabilità individuale della risposta ai farmaci è elevata. Occorre dunque prendere atto che la terapia di gruppo, mirata su un soggetto medio, è inadeguata. Un'attenzione maggiore alla terapia individuale e al ruolo della componente genetica nella risposta al farmaco servirebbe anche a ridurre lo iato esistente tra medicine convenzionali e non convenzionali” (Le istituzioni sanitarie cattoliche, n. 10, 7 luglio 2000).