“Può una zucca trasformarsi in carrozza?”
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Caro don Gabriele,
tu ci porgi la domanda: «Qual è lo statuto epistemologico dell’IRC?». La domanda potrebbe essere espressa in questi termini più comprensibili al pubblico: “Può una zucca trasformarsi in carrozza?”
Partiamo da quello che scrive Nicola:
Cerchiamo di capire dove sta l’importanza di questa ora tanto discussa le cui basi risiedono nel Concordato: “Lo Stato, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche”.
Ecco il punto: “la religione s’insegna a scuola non come ora di indottrinamento o di catechesi, ma per aiutare a comprendere una componente culturale della nostra storia e della nostra società. A maggior ragione se si vuole favorire l’integrazione di studenti di etnie e credi diversi, è giusto tutelare questo insegnamento”.
Per restare in metafora, la seconda frase in corsivo significa svuotare la zucca, togliendo la polpa, per cercare di trasformarla in carrozza con il risultato che la zucca non è più buona neppure per il risotto.
Fuori di metafora, l’insegnamento della religione non può prescindere dall’insegnamento dottrinale, altrimenti come può una religione sconosciuta “aiutare a comprendere una componente culturale della nostra storia e della nostra società”? Come può il non conosciuto spiegare la realtà?
Quanto, poi, al fatto che “una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà” è la classica frase martiniana che richiama i concetti senza spiegarli adeguatamente (e la verità? Dove sta zaza, bellezza mia…), collegandoli poi a “misteriosi” beni ultimi. In realtà non si può spiegare la luce senza la filosofica dottrina della luce stessa. Tutto dipende da quale è la filosofia della Luce. Chesterton è chiarissimo:
“I dogmatisti cristiani cercavano di costruire il regno della santità, e cercavano, anzitutto, di definire il preciso concetto di santità. Ma i nostri teorici dell’educazione tentano di istituire una libertà religiosa, senza provarsi a stabilire che cosa sia la religione o che cosa sia la libertà. Se i vecchi preti imponevano una opinione alla gente, almeno prima si preoccupavano di renderla lucida. Solo le moderne folle... possono permettersi di perseguitare una dottrina, senza neppure definirla. Per queste ragioni, e per molte altre, sono giunto a credere alla necessità di tornare ai fondamenti... Torno ai metodi dottrinali del tredicesimo secolo, nella speranza di combinare qualcosa. Supponiamo che nella strada nasca un gran tafferuglio intorno a qualche cosa, per esempio un lampione a gas, che molte persone autorevoli desiderano abbattere. Un monaco, vestito di grigio, che rappresenta lo spirito del Medioevo, è consultato sulla faccenda, e comincia a dire, nell’arido stile degli Scolastici: “Consideriamo anzitutto, fratelli, il valore della luce. Se la luce è buona in sé...” A questo punto - il che è in certo modo scusabile - viene travolto; tutti si lanciano all’assalto del lampione che in dieci minuti è buttato giù, e se ne vanno congratulandosi a vicenda per il loro senso pratico così poco medioevale. Ma, coll’andare del tempo, ci si rende conto che le cose non vanno così bene. Alcuni avevano buttato giù il lampione perché volevano la luce elettrica; alcuni perché volevano del ferro vecchio; alcuni perché amavano l’oscurità, che proteggeva le loro iniquità. Alcuni pensavano che un lampione non bastasse, altri che era di troppo; alcuni agivano per smontare la combriccola municipale, altri perché volevano spaccare qualcosa. Così si combatte nella notte, senza sapere che cosa si colpisce. Così, gradatamente e inevitabilmente, oggi o domani o il giorno dopo, torna la convinzione che il monaco dopo tutto aveva ragione, e che tutto dipende da quale è la filosofia della Luce. Solo che ora siamo costretti a discutere nel buio quel che avremmo potuto discutere sotto il lampione a gas.” [Osservazioni preliminari sull’importanza dell’Ortodossia in Eretici.]
La questione drammatica è che tutto si vuole fare, tranne quello che serve: partire dai fondamenti della dottrina.