Progettualità didattica – Diagramma di GANTT

Ospitiamo questo contributo di una IdR, nella consapevolezza che la nostra professionalità può contribuire al miglioramento del lavoro scolastico
Autore:
Maria Giovanna Sica
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Il problema chiave della progettazione è la ricerca di un coordinamento efficace e di una soluzione condivisa dei problemi in un ambiente conflittuale caratterizzato da interessi misti. La strumentalità delle risorse va presa in considerazione sin dall’inizio dell’attività progettuale, tenendo presente che l’efficienza si ottiene mediando la norma con un’organizzazione efficace.
La progettazione didattica è, invero, un processo di esplorazione e di ricerca collettiva che avviene mediante transazioni tra più attori in interazione.
Cultura della progettualità e project work consentono di sviluppare una dimensione olistica dell’apprendimento, realizzando piani di studio e interventi didattici in grado di coniugare due elementi apparentemente antitetici: la pratica learning oriented, centrata sulla persona che apprende, e il teaching inteso come insieme di ingegnerie educative, come processo formativo strutturato e formalizzato in termini organizzativi e gestionali.
Fondamentale è il ruolo del Dirigente Scolastico, vero attivatore del processo e garante della legittimità degli atti formali e del coordinamento tra l’attività progettuale, l’attività di gestione e dell’unitarietà del servizio offerto all’utenza.
La scuola agisce, infatti, sul territorio in un costante rapporto di scambio e interazione: fornisce un servizio complesso, di ordine educativo, formativo, didattico, sociale, utilizzando risorse economiche, strutturali, professionali, culturali, umane interne ed esterne, che quasi sempre provengono dal territorio in cui essa è radicata.
Scuola e territorio si pongono in un rapporto di reciprocità: le risorse dell’una costituiscono la risposta ai bisogni dell’altro, e viceversa.
L’interazione fra scuola e territorio mette in gioco la capacità progettuale della scuola stessa, intesa come capacità di risposta non irreversibile ai bisogni e come propensione all’innovazione.
La cultura della progettualità, che va oltre la conoscenza e l’applicazione delle tecniche progettuali, costituisce un elemento imprescindibile per la gestione di un’offerta formativa che ponga al proprio centro la persona. La progettualità, infatti, consente di mettere in atto processi di dialogo, di scambio, di integrazione con il territorio e le sue istituzioni al fine di migliorare e arricchire l’offerta formativa, di recuperare risorse finanziarie, strutturali, professionali, di costruire reti e veri e propri partenariati educativi. Ed arricchire l’offerta formativa del territorio significa sviluppare il tessuto culturale, favorire la coesione e l’inclusione sociale, sostenere le azioni di conciliazione vita-lavoro, aumentare il livello di qualità della vita, favorire la convivenza civile.
Le istituzioni scolastiche si trovano a delineare un macroprogetto di modello didattico-organizzativo in cui si realizza la loro stessa identità istituzionale e che è costituito dal puzzle di microprogetti che formano la scacchiera complessa dell’offerta formativa dell’insieme delle unità di apprendimento, delle scelte pedagogiche e organizzative del tempo scuola, degli orari delle lezioni, della distribuzione delle discipline, dei laboratori, dei gruppi di apprendimento, delle equipe pedagogiche ecc.
Si tratta di progettare in una dimensione di processo, step by step, programmando scelte multiple e reversibili, delineando spazi precisi di sperimentazione e adottando un modello forte di monitoraggio interno e di autovalutazione partecipata ai beneficiari del servizio scolastico (gli alunni, le loro famiglie) e agli interlocutori istituzionali del territorio…
Un progetto può rivolgersi in particolare a studenti di un determinato anno, intendendo sottolineare ed approfondire argomenti didattici specifici di quell’anno; in questo caso la sua “orizzontalità” permetterebbe anche fruttuose attività interclasse. Oppure il progetto potrebbe interessare argomenti generali del PTOF (educazione ambientale o stradale, tecnologie informatiche, musica, ...) e dunque potrebbe risultare “verticale” potendo interessare in diverse attività o gruppi di studio/lavoro studenti anche di diverse età ma con pre-requisiti simili; in questo caso il progetto potrebbe essere arricchito con elementi della “peer education”.
In ogni caso, un “progetto” non può essere improvvisato. Sia che esso provenga da una iniziativa istituzionale sia che venga sviluppato dalla scuola (o da una rete di scuole) sulla base di esigenze specifiche per il raggiungimento di obiettivi peculiari, la costruzione di un progetto e la sua realizzazione richiedono da parte dei docenti (e degli alunni) una specifica competenza. In particolare queste competenze sono essenziali per i docenti “referenti” o “coordinatori” (spesso i proponenti del progetto al Collegio Docenti ed al Consiglio di Istituto).
Alla base di qualsiasi progetto c’è un’idea-guida. Tanto il macroprogetto che costituisce il modello didattico-organizzativo di una scuola o il microprogetto di un laboratorio di scrittura o di un LARSA (laboratori di sostegno-recupero) prendono avvio da una o più idee di scuola o di impianto didattico-educativo o di percorso di apprendimento: idee che possono nascere dal dirigente scolastico, delle equipe pedagogiche, dalle unità di lavoro o da un singolo docente.
Alla base dell’idea c’è un’intuizione, la riflessione sull’osservazione di un fenomeno, un pensiero ponderato e quant’altro. Come l’idea si trasforma in progetto strutturato? Come se ne verifica l’efficacia? Come può essere condivisa all’interno e all’esterno dell’istituzione scolastica, anche al fine di convogliare intorno ad essa un partenariato che possa sostenere e valorizzare il progetto (tanto in termini di consenso quanto in termini di risorse finanziarie, professionali, strutturali ecc.)?
La risposta a questa domanda è subordinata a una serie complessa di variabili di natura previsionale, ma anche psicologico-relazionale.
Da alcuni anni i bandi per il finanziamento di progetti (in generale) educativi richiedono tra gli elaborati da produrre la predisposizione di strumenti di planning, ossia progettare un progetto scolastico.
In particolare il più richiesto è il DIAGRAMMA DI GANTT.
Henry Laurence Gantt
(1861-1919), ingegnere meccanico e consulente di management statunitense, nel 1917 ideò il suo diagramma detto di Gantt, divenuto uno dei principali strumenti di supporto alla gestione dei progetti.
Esso è la rappresentazione su scala temporale dell’evoluzione del progetto. Ogni barra rappresenta un’attività la cui lunghezza è proporzionale alla durata dell’attività che lo rappresenta.
Lo scopo del Gantt è definire:
- il “cosa fare” in una certa quantità di tempo;
- un riferimento per il controllo dell’avanzamento;
- eventi o date chiave (milestones).
Avviene così per i Progetti di Servizio Civile (dove il finanziamento corrisponde alle risorse umane dei giovani volontari), per diversi progetti più direttamente educativo-scolastici di bandi europei ma anche per i bandi di alcuni Ministeri.
La formulazione del diagramma di GANTT è tuttavia il punto di arrivo dello sviluppo progettuale e, per compilarlo, è necessario aver raggiunto un buon livello di disamina e di dettaglio del progetto. Il diagramma “riassume” l’idea progettuale e, nel mentre che ne esplicita i diversi contenuti, ne “dimostra” anche la fattibilità.
Per chi progetta, il diagramma è un utilissimo strumento di supporto allo sviluppo dell’idea progettuale ed alla programmazione delle attività che tradurranno in pratica il progetto stesso.
Tuttavia la sua applicabilità è molto più generale, può tornare utile anche per preparare un buon piatto di cucina! (dall’agenda personale del DS o docente al PTOF, UA, progetti pomeridiani, colonie estive, mensa scolastica…).
In ambito scolastico educativo va posta particolare attenzione ai soggetti realizzatori ed utenti del progetto: docenti ed alunni, cui mal si adatta una programmazione “rigida” come potrebbe essere quella per un processo produttivo. E’ necessario inserire allora delle “riserve di capacità” (gradi di elasticità, ipotesi alternative, tempi, ecc.) e una frequente “verifica in progress” per stimare gli scostamenti tra programmazione ed attuazione.
Sono disponibili sul mercato diversi software su base Excel per creare diagramma di Gantt in modo semplice.
Va sottolineato che la possibilità effettiva di realizzazione di attività complesse per mezzo di progetti dipende innanzitutto dalle “risorse di sistema” mobilitabili per l’attuazione del progetto; è inutile reperire finanziamenti tramite bandi se tutti i “soggetti attivi” della scuola (direzione, docenti, famiglie, collaborazioni esterne, studenti) non sono effettivamente disposti a sostenere le attività del progetto ed a farlo nei tempi e nei modi giusti.
L’esame, anche visivo, del diagramma di GANTT permette di individuare i momenti in cui è più opportuno effettuare verifiche, valutazioni e rapporti intermedi.
Per ogni attività, è possibile leggere immediatamente sull’ascissa temporale la sua data d’inizio e di fine… Attraverso l’annerimento della barra è possibile visualizzare lo stato d’avanzamento dei lavori in riferimento a una certa data presa come “oggi”.
Il completamento del diagramma permette inoltre di verificare se, esperite tutte le azioni, è per l’organizzazione scolastica ancora disponibile un periodo di tempo utilizzabile. In questo caso si possono riesaminare le attività prendendo in considerazione il periodo da dedicare ad esse, spostandosi verso al stima “inizio e fine al più tardi”. Questa procedura sarebbe inaccettabile in ambito produttivo: in ambito scolastico la finalità è altra da quella “produttivistica” e quindi può essere accolto positivamente un tempo più lungo se funzionale all’apprendimento ed alle relazioni. Poiché il diagramma di GANTT è in sostanza il diagramma temporale delle azioni programmate e progettate, è possibile anche utilizzarlo per monitorare l’andamento delle attività a determinati “orizzonti temporali”.
L’esame del diagramma di GANTT rende inoltre evidenti i periodi durante quali si determinano le maggiori o minori concomitanze di azioni, fornendo così un preziosissimo contributo (un avviso di “prestare particolare attenzione”) allo staff che coordina e gestisce il progetto.
Infine, qualora emergesse uno scostamento significativo tra l’andamento programmato e quello riscontrato durante la realizzazione, il diagramma permette la rapida ridefinizione dei tempi necessari.
L’uso del diagramma di GANTT in ambito didattico richiede esperienza e costante impegno di verifica scandita dai tempi dati, impegna in un confronto continuo e può risultare cruciale per progetti interdisciplinari, che coinvolgono la programmazione di più docenti, o con collaborazioni esterne; esso risulta ancor più necessario se il progetto ha uno sviluppo pluriennale.