Laicità va cercando…

Autore:
Incampo, Nicola e Mangiarotti, Gabriele
Fonte:
CulturaCattolica.it
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In margine ad alcune considerazioni della CGIL [«La CEI propone cambiamenti e nuovi contenuti per l’IRC e chiede pesanti modifiche alle Indicazioni nazionali fortemente limitative della laicità della scuola»]

Quante volte la parola «laicità» ricorre nel testo critico della CGIL ! Sembra che basti citare questa parolina magica per espungere dalla scuola finalmente ogni residuo di intolleranza, di oscurantismo, di mancanza di rispetto per la libertà di cui la Chiesa Cattolica e il Vaticano si sono resi colpevoli.

Ci domandiamo, però: che cosa è propriamente laicità?
Se ne è variamente discusso, anche a livello parlamentare.
Crediamo fondamentalmente che significhi la scelta dello Stato di non entrare nel merito delle opzioni (religiose, culturali, politiche…) dei suoi cittadini, lasciando loro tutta la responsabilità del caso. Crediamo che sia un altro modo di dire la parola «sussidiarietà», che riteniamo criterio fondamentale di giustizia nei rapporti tra Stato e cittadino.
Vogliamo fare nostra la definizione di laicità che ne dà il Prof. Pietro Barcellona [(ordinario di filosofia del diritto all’università di Catania ed ex parlamentare Pci dell’epoca berlingueriana) nel suo libro “Critica alla ragion Laica” (Città Aperta Edizioni)]: “La mia laicità corrisponde a sostare, il più a lungo possibile, nello spazio dell’interrogazione, rifiutando, il più lungo possibile, la risposta che chiude l’interrogazione, la risposta che risolve. […] Lo spazio dell’interrogazione è lo spazio stesso della laicità. Voglio dire di più: l’interrogazione ha origine nel sacro. E il sacro costituisce il fondamento esistenziale del gruppo umano, ciò che non abbiamo a nostra disposizione, che non possiamo predeterminare, né calcolare, che non può essere posseduto e manipolato. E quando questo accade, ne va dell’ossatura antropologica dell’uomo”.
In altri termini: laicità non significa indifferenza alla dimensione religiosa, ma prudente autolimitazione di fronte a qualcosa di cui non si può disporre, riconoscendo i soggetti adeguati.
Entrando poi più nel merito di quanto affermato dalla CGIL, ci pare che la proposta CEI non pretenda in alcun modo, più o meno surrettiziamente, di egemonizzare la scuola dello stato, ma di allargare la proposta della scuola ad un ventaglio di posizioni che la rendano migliore servizio alla cultura e all’educazione.
Che in una scuola di tutti, per chi si avvale dell’IRC, tale scelta non comporti che la materia sia un «bubbone», una sorta di «masso erratico» (tollerato, certo, ma estraneo alla finalità stessa della scuola - quindi una benevola concessione alle pretese della Chiesa Cattolica [e speriamo «ad tempus]), ma significhi un orientamento culturale unitario e significativo, lo riteniamo un valore per tutti.
E chi non si avvale avrà una sua linea culturale che sia frutto di reale dialogo tra scuola e famiglia: non ne possiamo più di una scuola che si ritenga padrona (ricordo le belle affermazioni di Mario Lodi, nell’Introduzione a «Il paese sbagliato») del progetto educativo e che consideri i genitori come dei «minori sotto tutela»!
C’è più vantaggio e ricchezza nella varietà delle posizioni e offerte formative, che in un appiattimento uniforme, tendente al ribasso. E se tutti i soggetti responsabili si muoveranno per rendere la scuola più conforme al cammino educativo da loro ritenuto più valido, questo sarà certo un bene per tutti. E crediamo - in questa grave crisi in cui ci dibattiamo - che sia una possibilità di rinascita di libertà e cultura nella scuola che amiamo.
Basta con ideologie che, di fronte alla vita nella sua varietà spesso imprevedibile, si trincerano dietro burocratismi che mascherano una volontà di potere (e un fastidio per il diverso)! Pensiamo che il popolo italiano in questi tempi sia infastidito da questi schemi obsoleti.

Noi vediamo con soddisfazione questo dilatarsi della scuola alla realtà sociale, culturale, religiosa. Sappiamo quanto gli insegnanti siano capaci di rifiutare ingerenze e clericalismi di sorta (anche certi diktat sindacali…) chiediamo aria nuova nella scuola per il bene della società. Non abbiamo paura del dibattito, del confronto, della presenza delle varie e diverse identità. Siamo certi che ne nascerà un bene per tutti.
Grazie dell’attenzione

Gabriele Mangiarotti, Responsabile del sito CulturaCattolica.it
Nicola Incampo, Responsabile dela sezione giuridica IRC di CulturaCattolica.it


16 maggio 2008