La patristica di Papà Natale

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Cari amici,
vi rimando al documento del docente di storia e filosofia Atzeni, visceralmente anticattolico, ma che il direttore di Avvenire Tarquinio definisce così:

I suoi studenti, gentile e caro professor Atzeni, non si annoiano di certo... Ho letto e riletto la sua lettera, ci ho pensato un po’ su e ho deciso di mettere a disposizione della libera riflessione di tutti, lettori e firme di “Avvenire”, la serie (appena ridotta) di acute e anche spigolose domande che lei ha confezionato.


Atzeni nel suo scritto ripete un cumulo di sciocchezze su cui è inutile perdere tempo, inutile perché la sua posizione è meramente ideologica, ma alcune cose sono condivisibili. La sua analisi è impietosamente vera:

[…] Non so quanto e come i giovani indiani conoscano l’induismo o i giovani giapponesi lo zen, ma nonostante l’educazione religiosa i nostri giovani sembrano sapere pochissimo di religione (cattolica; quanto alle altre, meglio stendere un velo pietoso). Quel che sanno, inoltre, lo devono in buona parte allo studio delle materie, soprattutto di impianto squisitamente storico o comunque umanistico, nella trattazione delle quali capita di imbattersi nel fattore religioso. Se non gliene parla il docente di storia, alle prese con lo scisma d’oriente, gli alunni non sanno nulla del filioque, se va bene hanno giusto una vaga idea delle controversie attorno al primato romano. Se non li informa lo stesso docente, nell’illustrare la Riforma, gli alunni mostrano di non saper nulla neppure del dogma eucaristico.
Sono stupefacenti a questo proposito le resistenze poste in atto dagli studenti interrogati (qualcuno parlerebbe di sublimazione e di proiezione). A sentir sostenere, anche quanti mostrano una buona conoscenza del resto del programma, che per i cattolici la presenza del corpo di Cristo nell’ostia consacrata è meramente simbolica, “solo un modo di dire, una metafora”, mentre solo per alcuni protestanti vi sarebbe una presenza reale, si sospetta che vogliano allontanare da sé una palese assurdità. Come se lo studente tipico tra sé e sé pensasse: io sono cattolico e io non credo che l’ostia sia veramente corpo di Cristo, non sono mica cannibale!, quindi non è vero che i cattolici credano nella transustanziazione (e se non a se stesso, lo studente potrà pensare al proprio compagno di banco).
Da adulti in genere si fa di tutto pur di non scontrarsi con questo genere di incongruenze e si
preferisce rimuovere il problema, la diffusa ignoranza e la scarsa pratica religiose sono anche meccanismi di difesa. Il quindicenne che frequenta il liceo tuttavia dovrebbe conoscere la religione molto meglio del cattolico medio. È più istruito e più fresco di studi. Spesso segue ancora degli insegnamenti religiosi che da adulto abbandonerà del tutto e mantiene una qualche assiduità alle pratiche liturgiche che decrescerà drasticamente negli anni successivi.

Se il docente di storia della filosofia svolge un’indagine propedeutica alla trattazione della filosofia patristica e scolastica, i risultati non sono più confortanti. Interrogando una cinquantina di liceali (suddivisi tra due classi terze, che fra l’altro si avvalgono pressoché universalmente dell’ora di religione cattolica), ci si sente rispondere che sarebbe dottrina cattolica che “il Figlio di Dio è stato creato da Dio” (si va dal 12% degli alunni di una classe al 20% dell’altra); che il Figlio è costituito “da uno spirito divino incarnato in un corpo umano” (dal 50% al 58%): qui è bastato leggere “incarnato”, qualunque cosa possa voler dire, per dirsi persuasi; o “da due nature, divina e umana, fuse tra loro in una sola” (dal 27% al 30%) o meglio, suggerisce qualcun altro, che “Dio e il Figlio di Dio sono la stessa anima in due corpi”; che “il Figlio è Dio a tutti gli effetti, dunque patì, soffrì e morì solo apparentemente” (dall’8% al 20%), che le tre persone sono soltanto dei “modi di apparire dell’unica Divinità” (dal 50% all’80%); che quando si afferma che Cristo è stato “generato e non creato” si vuol soltanto dire “che ha un’origine soprannaturale” (da 35% a 46%), o “che ha un’origine solo naturale” (da 35% a 12%). Quando la possibilità di formulare l’alternativa corretta è lasciata all’iniziativa dello studente, si preferisce non rispondere nulla (giusto un paio arrivano a dichiarare che lo Spirito procede da “Padre, Figlio e Spirito santo” o “attraverso i corpi che credono”). Le classi del liceo sono insomma covo delle più diverse eresie cristologiche e trinitarie, dal modalismo al miafisismo.
Non va molto meglio su altre questioni. L’immacolata concezione è un classico di questo genere di indagini: significa “concepimento senza trasmissione del peccato originale” (da 15% a 50%), “concepimento senza rapporti sessuali” (da 31% a 35%), “concepimento miracoloso di Gesù” (da 23% a 35%), “altro” (da 0% a 10%). La Madonna, secondo la Chiesa cattolica, sarebbe “solo madre di Cristo” (da 45% a 54%), oppure “anche madre di Dio, ma per modo di dire, infatti Dio è eterno e non può essere figlio di una donna” (da 25% a 31%), o magari “è davvero madre di Dio” (da 10% a 15%), ma anche “nessuna delle precedenti” (da 0% a 20%); “quando è morta, la sua anima è andata in Paradiso” (da 23% al 25%), o, chiarisce uno, “la sua anima è stata assunta in cielo”, meglio “è andata in Paradiso, anima e corpo, da viva” (da 35% a 54%), ma anche “non solo la sua anima ma anche il suo corpo è andato in Paradiso quando è morta” (da 15% a 30%), o qualcosa di “altro” (da 8% a 10%). Alcuni scherzano sul significato del termine “assunzione” (li fa sorridere Maria che levita tra angioletti e nuvolette oppure davvero non avevano mai sentito l’espressione?): “Ha ottenuto un posto di lavoro al supermercato”, “È stata assunta da qualche McDonald’s”. Infine Maria era vergine “prima del parto” (da 8% a 10%), “prima e dopo il parto” (da 0% a 5%), “prima, durante e dopo il parto” (da 80% a 92%). L’assunzione, sospetto, è vista più attraverso la storia dell’arte che non per diretta conoscenza del dogma: non appena si scende nello specifico ci si perde. Per cui non
mancano i sostenitori della dormitio né del nestorianesimo. Non deve stupire invece l’apparente alto numero di esperti circa la verginità mariana: a una discreta indagine si rivelano soltanto ingenui fanciulli ignari delle malizie anatomiche dei maggiori dottori (della Chiesa e non della ginecologia).
Per la maggioranza sono “santi” quelli che accedono “appena morti, in Paradiso” (da 65% a 77%), mentre per qualcuno si tratterebbe di uomini in grado “di violare, da vivi, le leggi fisiche” (da 8% a 25%) o di “altro” (da 10% a 15%), come “Fare i miracoli” e “Pregare Dio per quelli che non sono ancora in Paradiso”. Pochi infine ricordano essere cattolica la dottrina della “resurrezione dei corpi” (da 15% a 42%), perlopiù ci si attesta sulla “vita eterna dell’anima separata dal corpo dopo la morte” (da 54% a 80%), mentre un paio suggeriscono non sia corretta nessuna delle due alternative (da 4% a 5%). Eppure “Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo”: avranno almeno brindato questi ragazzi? “Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!”: e che cosa festeggiano poi questi ragazzi a Pasqua? “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15): accidenti, ragazzi [...].
Come si accede, dunque, alla salvezza? Dubbio se per la Chiesa cattolica “non c’è salvezza fuori dalla Chiesa” (da 5% a 50%) oppure “ci si salva per le buone opere anche se non si ha fede” (25% e 25%), o meglio “è necessaria anche la grazia divina per agire bene” (da 8% a 30%) o magari “è sufficiente l’esempio di Cristo per agire bene” (da 15% a 19%): in generale il ruolo che la Chiesa si attribuisce sembrerebbe sminuito. Ancora nel 2000 la dichiarazione Dominus Jesus della Congregazione per la dottrina della fede, guidata dall’allora cardinale Ratzinger, ribadì che “Esiste un’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica… la Chiesa è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza”, benché si ammetta di non poter escludere che la grazia divina possa raggiungere qualcuno anche fuori dalla Chiesa cattolica. Dalla salvezza al peccato originale: sarebbe di natura sessuale secondo “Lutero” (da 0% a 4%), “Agostino” (da 5% a 12%), “Voltaire, Marx e altri commentatori miscredenti” (da 35% a 38%), “la Genesi” (da 38% a 50%). L’insistenza con cui frotte di sacerdoti hanno negato che questa interpretazione del peccato originale fosse cattolica (con buona pace del traducianesimo agostiniano) e men che meno biblica (il frutto proibito era davvero un frutto?) non pare aver avuto grande successo.
Gesù peraltro era “ebreo” (da 80% a 96%), “cristiano” (da 0% a 10%), “nessuno dei precedenti” (da 4% a 10%). Sarebbe contento Calimani, cui ho rubato un titolo, mentre ancora a mia nonna sarebbe venuto un infarto. L’opinione qui prevalente deriva da uno dei risultati più tangibili del Concilio Vaticano II: la condanna del secolare antisemitismo cristiano. Significativo anche l’esito nullo di Gesù “cattolico”, tesi sostenuta anni fa da un sacerdote su Radio Maria e subito sbeffeggiata da Gianni Gennari, il Rosso Malpelo di Avvenire. Coerentemente parlerebbero sostanzialmente dello stesso Dio “ebrei e cristiani” (da 38% a 50%), “ebrei, cristiani e islamici” (da 30% a 46%), “ebrei e musulmani” (0%), “altro” (da 10% a 19%), ovvero: “Tutte le religioni monoteiste”, “Ogni credente ha un Dio che può essere considerato lo stesso, ma con caratteristiche diverse” e addirittura “Tutti”, oppure “Ebrei, cristiani, mussulmani, buddhisti” e “Nessuna di queste religioni si riferiscono a un medesimo Dio”. Il Catechismo, abbiamo visto, non è molto più chiaro su questo punto. Mentre Maometto avrebbe detto che “se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna” (dal 27% al 70%), anche se l’aforisma, attestato per la prima volta in Bacone, non è per niente maomettano; che “le vette montuose avvicinano a Dio” (15% 15%); oppure che “la vera fede è in grado di muovere le montagne” (15% 31%), principio invero piuttosto evangelico (Mt 17, 20); “nessuna delle precedenti” (0% 27%).

Resta comunque il problema che per rispettare in qualche modo i canoni della Chiesa bisognerebbe almeno conoscerli ed è proprio questa conoscenza, come abbiamo visto, che sembra non solo mancare ma non essere neppure ritenuta importante. Di quando in quando ce lo ricorda qualche indagine sulla generalità degli italiani (andrà diversamente altrove?). Ecco un paio di esempi degli ultimi dieci anni: “Perché non possiamo dirci cattolici: bocciati in religione. Sondaggio del Giornale sulla conoscenza della religione. Il risultato: siamo tutti ignoranti. Chi è l’autore del Padre nostro? Solo uno su due sa che la risposta è ‘Gesù’. Che cos’è la Trinità? Fanno scena muta tre persone su dieci. Pasqua. Quasi un quarto degli italiani - il 23,2 per cento - non sa che questo è il giorno della resurrezione di Gesù” (il Giornale, 08.04.07). La questione sembra valere soprattutto per i più giovani: “Italia sempre più scristianizzata. Così numeri e dati raccontano un cattolicesimo malconcio. Cifre peggio che esplicite, perché testimoniano di una feroce caduta della frequenza con cui ci si reca in chiesa nelle giovani e giovanissime età: si passa dal 50 per cento tra i 6-13 anni al 27 per cento tra i 14-17, per finire al 16 per cento tra 18-24 anni”. Si chiede Roberto Volpi: “Com’è possibile che il senso religioso, della religione cattolica, e oserei dire più in generale del sacro, svanisca in un lasso di tempo tanto risicato: alcuni, pochi, pochissimi anni che stanno tra l’infanzia e l’adolescenza?
Visto che la stragrande maggioranza di giovani non va in chiesa, se non del tutto sporadicamente, dove vanno a finire gli appuntamenti di massa e gli evviva, i catechismi e le educazioni cattoliche, le chitarre e i canti?” (il Foglio, 05.01.16). Appunto, dove? Più che la scarsa pratica e l’ignoranza la chiave di lettura sembra essere l’indifferenza nei confronti degli insegnamenti, anzitutto di quelli teologici: “I giovani under 30 e il rapporto con la religione: ‘Un Dio a modo mio’. La grande indagine dell’Istituto Toniolo sui giovani e la religione: il cristianesimo per gli under trenta è più un’etica, un ‘volersi bene’ che una religione tradizionale” (Corriere della Sera, 15.02.16). Sono ulteriori manifestazioni del noto processo che Gian Enrico Rusconi anni fa ha chiamato la “de-teologizzazione dell’atteggiamento religioso” (la Repubblica, 07.12.07). Prini parlava di un più generale Scisma sommerso.


Cosa emerge da questo desolante quadro? L’irrilevanza dell’insegnamento della religione così come effettuato, ma soprattutto l’assoluta assenza dell’insegnamento della dottrina nelle classi di catechismo di ogni genere e grado.
Questo è il risultato: apostasia generale!