Calunnia calunnia...

Le lobby che hanno voluto il referendum sembrano avere trovato il capro espiatorio della loro sconfitta senza appello nella Chiesa cattolica. Il Papa, il Card. Ruini, l'8 per mille sono già nel mirino di questi "intellettuali senza popolo", ma si vedono già i segni di un nuovo attacco all’ora di religione...
Fonte:
CulturaCattolica.it
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«Calunnia calunnia, qualcosa resterà»: come previsto, dalle colonne di Repubblica dell'11 agosto inizia l'offensiva contro la Chiesa Cattolica, come abbiamo avuto modo di esprimerci in altra occasione. «Le lobby che hanno voluto il referendum sembrano avere trovato il capro espiatorio della loro sconfitta senza appello nella Chiesa cattolica. Il Papa, il Card. Ruini, l'8 per mille sono già nel mirino di questi "intellettuali senza popolo", ma si vedono già i segni di un nuovo attacco all'ora di religione che si intensificherà con l'inizio del nuovo anno scolastico, soprattutto interferendo sui contenuti».
Allora si possono pure inventare dati inesistenti, manipolarli o interpretarli a senso unico. Ma non sta qui, a mio avviso, il problema. E mi auguro che nessuno più giochi a «dare i numeri», dato che sappiamo quanto siano arbitrari (lo sa chi ha provato a chiedere agli organizzatori di una manifestazione la consistenza numerica, e poi abbia confrontato tali dati con quelli forniti dalle varie questure...).
Ritengo che il problema, come indicato da Nicola Incampo nell'intervista de Il Foglio del 12 agosto, sia più profondo e investa non solo la Chiesa cattolica.
Ho sempre apprezzato quanto il Card. Martini disse nel 1985 a proposito dell'ora di religione: «L'IRC nella scuola rende possibile alla scuola di essere veramente tale» [Potete prelevare il testo completo].
E in un convegno realizzato dallo stesso nostro sito Paolo Mieli disse: « Io ero, appunto, un non credente, che invitato a partecipare a quell'ora, quell'ora la sceglieva volontariamente, a differenza di tutte le altre ore di scuola. Le altre ore di scuola le facevo perché ero tenute a farle, perché la famiglia mi obbligava a farle, perché dovevo crescere, dovevo diplomarmi, dovevo prendere la maturità e poi laurearmi. Quell'ora, invece, me la sceglievo, per cui, è con una certa emozione che parlo per la prima volta degli insegnanti di religione perché, nella storia della mia giovinezza, l'ora di religione è l'ora della scelta, l'ora della libertà, l'ora del confronto, l'ora della crescita. [...] L'ora di religione è il momento in cui il ragazzo che si fa uomo si cimenta con lo spirito profondo suo, le cose che non conosce di sé, della sua famiglia e del popolo in cui vive, e della storia di questo popolo, da duemila anni a questa parte. Penso che l'ambizione degli insegnanti di religione debba essere quella di porsi, non con un'ottica difensiva dell'ora di religione, ma in un'ottica super propositiva.
Cioè di proiettare l'ora di religione ad una centralità nell'insegnamento. E, penso, che una battaglia di insegnanti di religione possa essere vinta, solo se si guarda molto lontano e si hanno dei progetti molto ambiziosi.»
Capisco allora che la questione si pone così: lo Stato ha riconosciuto che la cultura religiosa, nella sua forma cattolica, è indispensabile elemento per capire sé e la propria storia ["i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano" (art. 9, par. 2)]. E poi, con una serie di circolari..., a chi non intende avvalersi di tale insegnamento, dice: «Beh, va bene lo stesso!» (Infatti l'ora alternativa non è quasi mai realizzata, si può persino uscire da scuola [avete letto bene: uscire da scuola] piuttosto che fare religione).
Capite che questo è il modo migliore per crescere alunni ignoranti, e non solo in materia religiosa!
Credo che allora questo argomento riguardi tutti coloro che hanno a cuore la maturazione culturale dei giovani, e che non sia una questione da lasciare alla sola preoccupazione della Chiesa cattolica. Qui si misura il senso autentico della «laicità» di uno stato. Ma di queste cose si preferisce non parlare, dando l'impressione che sia una questione di interesse particolare. Non è una battaglia meschina o di piccolo cabotaggio. Quello che è in gioco è l'avvenire di una nazione e della sua cultura.

Don Gabriele Mangiarotti, Responsabile del sito www.culturacattolica.it
Prof. Nicola Incampo, Responsabile della sezione IRC del sito www.culturacattolica.it
Don Pinuccio Mazzucchelli, Redattore del sito www.culturacattolica.it

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