"A volte ritornano..."
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Per non scaricare sull'ora di religione quello che la scuola deve fare per tutti per essere realmente scuola.
Perché siamo contro un insegnamento delle religioni.
"A volte ritornano…", o meglio, ad ogni occasione si rifanno proprio vivi, e le loro affermazioni si ripetono puntuali, come un logoro ritornello, senza che mai si intraveda che le circostanze e la storia li hanno in qualche modo costretti a un ripensamento. Ma di che cosa hanno paura i duri e puri paladini del laicismo? Mi riferisco in particolare ad alcune prese di posizione che ho letto in questi giorni a riguardo del disegno di legge sullo "stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica".
Due i cavalli di battaglia (la solita) dei vari "liberi" pensatori: da un lato la difesa della sacrosanta laicità dello stato repubblicano, dall'altro il rifiuto di un monopolio cattolico della religione, a favore di una più democratica "storia delle religioni". Con un ultimo nota bene, quasi come avvertimento…: "state attenti, state discriminando i lavoratori in base al loro credo" (e qui, se volete, una sola considerazione: discriminiamoli pure, mantenendoli in uno stato di eterno precariato! - Vogliono insegnare ancora la religione cattolica, peggio per loro!)
Sul sito di cui sono Responsabile (www.culturacattolica.it) abbiamo già pubblicato due interventi significativi sull'argomento: il primo come risposta ad Augias, di Repubblica, sulla per noi inconsistente polemica sull'insegnamento delle religioni (con questa aggiunta: diffidiamo da chi vuole la conoscenza di più religioni per favorire una scelta più consapevole degli alunni. Sia ben chiaro, nessuna istituzione scolastica deve dire quello in cui bisogna credere!).
Il secondo intervento spiega perché siamo a favore di un provvedimento che contribuisce a fare una maggiore giustizia tra i lavoratori, togliendoli dall'eterno precariato cui sono stati condannati per tanto tempo.
Crediamo personalmente - ed è ciò che ora ci preme sottolineare - che nella scuola, e non solo, siano da favorire tutte le occasioni di dialogo e di incontro tra le varie posizioni umane, culturali e religiose, che consentono ai giovani di formarsi una seria e personale consapevolezza. (Guardando i risultati non crediamo poi che l'IRC abbia contribuito ad indottrinare i giovani - e non ci si dica che è per incompetenza degli insegnanti - ma si sappia riconoscere che è per un autentico rispetto delle scelte degli allievi).
Molti ostili commentatori ci pare che vivano in un mondo di carta, fatto dalle loro idiosincrasie e paure, e che non si rendano conto che ai giovani bisogna spalancare gli orizzonti, per non chiuderli nel ghetto di una ideologia laicista che non si accorge di quello che realmente accade nel mondo (e non si accorgono neanche del fatto che nel mondo due terzi degli uomini vivono una dimensione religiosa evidente). Guardate in faccia questi giovani, per favore, con simpatia, con passione e amandoli sinceramente!
Due testi ci hanno illuminato in questi giorni su questa vicenda. Uno è del Card. Martini che spiega il perché sia così utile per la scuola dello Stato italiano un insegnamento della religione (e cattolica in particolare): è condizione per la scuola stessa di essere scuola.
L'altro testo è di L. Tolstoj che, con una immagine straordinaria del libro "Confessione", prende atto della tragedia in cui vive l'umanità, e chiede a tutti di saper andare contro corrente. Contro la corrente della ideologia, aggiungiamo.
Eccovi i due testi:
"Perché e come entra l'insegnamento della religione "nel quadro delle finalità della scuola"? Entra per svolgere un servizio alla scuola e alle sue finalità. Abbiamo visto che una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà. Orbene la coscienza e la libertà chiamano in causa i beni ultimi, universali, fondamentali dell'esistenza. Quello che, poi, la coscienza e la libertà decideranno circa questi beni, è un compito delle singole persone. Ma è compito della scuola porre correttamente il problema. L'insegnamento della religione, che riguarda appunto le questioni decisive, i fini ultimi della vita, aiuta la scuola a svolgere questo compito. L'aiuta entrando in dialogo con le altre materie di insegnamento, ma conservando una propria specificità, che non può essere confusa con gli scopi delle altre materie. Le altre materie trattano degli oggetti loro propri e fanno emergere l'esigenza di considerare il problema della libertà e della coscienza. L'insegnamento della religione accoglie questa esigenza e mette a tema il rapporto della coscienza e della libertà con i fini ultimi. Non è quindi adeguandosi alle altre materie, ma, al contrario, differenziandosi da esse, pur in un costante dialogo, che l'insegnamento della religione aiuta la scuola a raggiungere le sue finalità. Fin qui abbiamo parlato di insegnamento della religione. Ma quello che è in causa nelle scelte che gli alunni e le famiglie sono chiamati a fare secondo il nuovo Concordato è l'insegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato e affidato alla Chiesa cattolica. È infatti difficile immaginare un insegnamento della religione gestito autonomamente dallo Stato, senza riferimento a concrete comunità di credenti, come la Chiesa cattolica o altre comunità religiose, nelle quali la religione non è solo un problema teorico, ma un fatto di vita. Dall'altro lato, la Chiesa cattolica svolge da anni questo insegnamento, sia pure tra difficoltà e lacune. Dal proprio patrimonio di fede essa può ricavare spunti nitidi e preziosi per soddisfare a quelle esigenze scolastiche che ho ricordato precedentemente, distinguendo questa modalità scolastica di presentazione del cattolicesimo dalle altre iniziative con cui viene annunciata ed educata nella comunità cristiana la fede dei credenti. Dalla propria tradizione culturale, da cui è nata la nostra cultura europea, la Chiesa può trarre una pedagogia e una metodologia scientifica che non ha nulla da invidiare alle altre culture. Presentando il cattolicesimo nella scuola, la Chiesa aiuta gli alunni italiani a capire la cultura in cui vivono, perché, come dice anche il Concordato "i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano" (art. 9, par. 2). Naturalmente la Chiesa deve impegnarsi a svolgere nel miglior modo possibile questo compito che le è stato affidato." (C.M. Martini, Andiamo a scuola, 1985)
"Era come se mi fosse successo questo: un giorno, non so quando, mi avevano messo in una barca e poi mi avevano allontanato da una riva qualsiasi a me sconosciuta e mi avevano indicato la direzione verso un'altra riva, avevano messo i remi nelle mie mani inesperte e mi avevano lasciato solo.
Remavo come potevo e navigavo; ma, quanto più andavo verso il centro del fiume, tanto più rapida si faceva la corrente che mi portava lontano dalla meta e sempre più spesso incontravo dei rematori che, come me, erano trasportati dalla corrente. Vi erano rematori solitari che continuavano a remare; vi erano rematori che avevano gettato via i remi; vi erano grandi barche, bastimenti enormi pieni di gente; alcuni lottavano con la corrente, altri vi si abbandonavano. E quanto più avanzavo, tanto più, guardando in giù, in direzione di tutta la fiumana dei naviganti, io dimenticavo la direzione che mi era stata indicata. Proprio in mezzo alla fiumana, nel fitto delle barche e dei bastimenti che scendevano lungo la corrente, finii col perdere del tutto la direzione e gettai i remi. Da tutte le parti, con allegria e con giubilo intorno a me, con le vele o con i remi i navigatori venivano giù veloci seguendo la corrente, assicurando a me, e assicurandosi fra loro, a vicenda, che non vi poteva essere un'altra direzione. Ed io credetti loro e navigai per un po' insieme con loro. E fui portato lontano, così lontano che sentii il rumore delle cateratte contro le quali dovevo andare a infrangermi e vidi le barche che vi si infrangevano. Ed io tornai in me. A lungo non riuscii a capire che cosa mi era successo. Vedevo davanti a me soltanto la perdizione, verso la quale correvo e di cui avevo paura, da nessuna parte vedevo scampo e non sapevo che fare. Ma avendo gettato uno sguardo indietro, vidi innumerevoli barche che senza interruzione, ostinatamente, fendevano la corrente, mi ricordai della riva, dei remi e della direzione, e cominciai a remare indietro per risalire la corrente verso la riva." (Tolstoj, Confessione)
Professor Gabriele Mangiarotti, Responsabile di CulturaCattolica.it
Professor Nicola Incampo, Responsabile della sezione IRC di CulturaCattolica.it
Professor Pinuccio Mazzucchelli, Direttore della rivista Documenta