Cinema 2 - Metodo: portare in classe le proprie passioni
Se un certo film mi è piaciuto così tanto, perché devo tenerlo solo per me? Se l'opera di questo regista mi ha fatto pensare, mi ha destato emozioni, ha soddisfatto il bisogno di bellezza e di verità che ho dentro di me, perché dovrei chiuderla in un cassetto?- Autore:
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3) Il cinema è un'occasione per essere educati a scoprire queste esigenze, cioè il bisogno della Bellezza come "Pulchritudo splendor Veritatis est", dell'essere voluti bene per quello che siamo, così come siamo, del non accontentarci mai, avere la consapevolezza di essere finiti e fragili, ma desiderosi sempre d'infinito, quindi della ricerca di ciò che è giusto e di ciò che vero, che rende libero il nostro io. Perciò - per 44 anni - non solo ho fatto conoscere ai miei alunni l'Iliade, l'Odissea, il ciclo bretone della Tavola Rotonda, la Chanson de Roland, il Piccolo Principe, i racconti di Buzzati, l'Amico ritrovato, il Buio oltre la siepe, i Promessi Sposi, Leopardi, Saba, Ungaretti, Montale, Rebora, la Dickinson... ma ho cercato di introdurre i ragazzi alla conoscenza di queste ipotesi di valore del nostro io tramite il cinema, la Settima Arte, facendo di questo strumento un'occasione di condivisione di rapporto e di scoperta delle sorprese che può riservare la "fabbrica dei sogni". Quindi: ho portato al cinema i miei alunni, ho proiettato film alle assemblee dei genitori, ho sempre introdotto per decenni il collegio docenti di ogni inizio d'anno con un film, che desse il la all'avventura educativa; ho impostato la mia programmazione didattica di docente, ho affiancato i testi con dei film che esprimessero i contenuti delle mie lezioni. Infine, per 30 anni, ho tenuto come attività integrativa pomeridiana libera ai miei alunni un corso di cinema il cui esito è stato la pubblicazione per Itaca di tre libri dal titolo "Educare con il cinema". Ma tutto ciò è nato da un interesse che è diventato nel tempo desiderio, passione, perché ho sempre pensato che il nostro mestiere - il più affascinante e drammatico del mondo - è qualcosa di più del trasmettere adeguatamente delle conoscenze, altrimenti svolgeremmo un dovere, una competenza, ma che non spalancherebbe la mente ed il cuore dei ragazzi, non li "e-duca", non tira fuori il loro io, ("il tempo segreto": la più bella definizione di adolescenza, di giovinezza scoperta nel corso del mio lavoro di docente).
4) Quindi, siccome il magister è colui che porta in classe tutta la sua persona, anche gli interessi coltivati con passione, allora, sin dall'inizio del mio lavoro educativo, nel 1969, mi sono detto: una passione è vera, se non è unicamente una fattore di soddisfazione personale, ma anche se è condivisa. Se un certo film mi è piaciuto così tanto, perché devo tenerlo solo per me? Se l'opera di questo regista mi ha fatto pensare, mi ha destato emozioni, ha soddisfatto il bisogno di bellezza e di verità che ho dentro di me, perché dovrei chiuderla in un cassetto? Se certe immagini, sequenze sono più efficaci delle parole nel permettermi di e-ducere, "tirar fuori"; colere, "coltivare " l'umano dei ragazzi, perché non usarle nell'ambito dello svolgimento della lezione? Così ho cominciato, nel 1970, a portare al cinema gli alunni della 1^ media statale che mi era stata affidata. Si trattava del film "Un uomo chiamato cavallo", perché era l'epoca della rivisitazione storica della cultura pellerossa e ho finito nel 2013 con il film "Stand by me" , un piccolo capolavoro della metà degli anni '80 del secolo scorso, che esprimeva tutto il drammatico e affascinante passaggio dall'infanzia all'adolescenza.