Uomini e no

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ascoltare la radio o guardare la televisione in questi tempi sembra essere sempre più motivo di sofferenza: nelle notizie che prendono il sopravvento, oltre alle diatribe politiche, in cui il grande assente sembra proprio il «bene comune», sembra che l’efferatezza dei delitti non abbia più fine. Umanità violata, giovani a cui nessuno più porta rispetto, violenza assurda e gratuita… non si capisce se questa è l’immagine del nostro mondo o se ci si vuole fare intendere che questa è la realtà.

Pensandoci bene, guardando alla propria esperienza, però, sembra che la realtà, quella in cui ci si imbatte, abbia un’altra cifra di interpretazione.
Ho in mente volti di giovani commossi per l’incontro decisivo della vita, quello con Gesù Cristo come presenza entusiasmante, volti di genitori che mi dicono la gioia di avere finalmente potuto accogliere un figlio, come dono da tempo aspettato, volti di insegnanti che godono del cammino di verità compiuto con i propri studenti.

Nel romanzo «Uomini e no» di Vittorini, ricordo il pensiero del protagonista che di giorno era al servizio dei nazisti, con tutta la serie di brutalità di cui era complice, e che di notte agiva nelle file della Resistenza, combattendo quegli stessi uomini di cui di giorno era collaboratore. Si chiedeva dove stesse l’umano. È forse la stessa domanda che possiamo farci noi, con una differenza, però. Noi non dimentichiamo il «peccato originale», con quella sua terribile inclinazione al male che ci ha lasciato in eredità, ma non dimentichiamo neppure la «grazia», quella presenza misteriosa che rende possibile una vera novità di vita, e che, anche nel nome, evoca la bellezza che, sola, potrà «salvare il mondo».

Ma la grazia per agire diventa anche «educazione»: cioè proposta di novità non ideologica, testimonianza di un di più che per sua natura attrae il cuore dell’uomo, lo rinnova e diventa speranza affidabile.
Chissà se in questi giorni, in cui la circostanza degli esami di maturità ci ricorda che per tanti giovani si tratta di testimoniare una conoscenza di ciò che ha fatto grande l’uomo, in ogni tempo, riusciremo a fare della educazione la nostra grande chance per ridare un volto vero all’uomo. Chi è passato per l’esperienza del dolore e del fallimento, della violenza rivelatasi poi sterile (penso ai bellissimi articoli con a tema la questione giovanile di Vincenzo Andraous, presenti spesso sul nostro sito) ci ricorda quotidianamente che è ora di ridestarci nel compito di curare l’umano, in tutti, a partire dai giovani.

Viviamola questa sfida! Ne va della speranza per tutti.