Pescatori di uomini

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Esiste un mare un po’ speciale in cui getti la lenza ed hai la certezza, sempre, di pescare qualcosa.
Esiste un luogo in cui, a fine giornata, il canestro è sempre pieno. Non si torna mai a mani vuote. Questo luogo, questo “mare un po’ speciale” è… la scuola.
Voglio sperare che anche i ragazzi, al termine della mattinata, entrino nelle loro abitazioni un po’ più “ricchi” di quando ne erano usciti. Quel che so per certo è quanto il rapporto con gli studenti arricchisce me. Ogni giorno. Perché risveglia le mie domande assopite, perché mi spinge a dare ragione delle risposte, perché è una sfida costante a non eludere le questioni della vita e sulla vita che sono così urgenti, e in-evitabili, nell’adolescenza, e così profondamente vere, da spiazzare noi adulti. Letteralmente.
Ecco la pesca di oggi.
Il “mare” è un “mare” di prima superiore. Un mare di avannotti che ancora sono vicini a riva ma stanno crescendo e si stanno apprestando ad imparare, un po’ alla volta, a spingersi più al largo. E’ gettando l’amo qui che, inaspettatamente, dal cuore di questi pesciolini guizzanti e generosi, ho “pescato”… un canestro di domande che ho portato a casa con me e che desidero condividere. Eccole.

Cara mamma, scrivo questa lettera anche se so già che non te la darò. Ti capita mai di porti delle domande esistenziali che sono talmente complesse da decidere di lasciarle perdere?
Proprio poco fa, riguardando delle mie foto da piccolo, me n’è venuta in mente una. “E se tu e papà non vi foste mai incontrati?”. E’ una domanda talmente senza fondo che, quasi, mi fa paura, perché, se voi non vi foste incontrati, io non potrei nemmeno pormela, una domanda del genere. Io? Io chi? Io non esisterei neanche, semplice!
Forse per te questa domanda non ha senso, ma accorgermi che la mia esistenza dipende da un incontro mi fa accapponare la pelle. Pensare che, ipotizzando, se tu avessi avuto il raffreddore quel giorno, non avresti incontrato papà, è una cosa inquietante. Guardo le mie foto da piccolo, penso a questo e capisco che la nostra vita è basata su cose apparentemente casuali, ma determinanti. Come una goccia cade… “così”, un nuovo essere viene al mondo… “così”: perché, prima, “qualcosa” è successo.
P.S. …Comunque sono contento che quel “qualcosa” sia successo, mamma…


Caro diario, a volte penso che se i miei genitori non si fossero incontrati, io non sarei nata, e così non avrei potuto osservare, ammirare e godere le bellezze di questo mondo. Non avrei potuto conoscere i miei familiari, non avrei potuto provare bellissime emozioni come mi sta succedendo adesso. Non avrei potuto capire come è bella ogni minima cosa, ogni piccolo particolare: dalle sfumature di colore di una foglia in autunno, al meraviglioso canto degli uccelli; dai riflessi del sole sulle onde del mare, al profumo intenso della primavera…
E’ per questo che, ogni giorno, cerco di godere la vita e di apprezzarla, pur facendo anch’io degli errori, e cerco di imparare ad accontentarmi dell’essenziale.
Grazie a Dio sono nata, ed è una cosa meravigliosa.

Sentivo la lenza tirare, stamattina, e il mio cuore era gonfio di gioia e di gratitudine ancor prima di sapere cosa ci fosse, attaccato a quegli ami.
Le riflessioni dei ragazzi hanno costretto a riflettere anche me. Sul senso del mio essere al mondo. Sulla vita che non ho chiesto ed è arrivata in dono. Sulla nascita dei miei figli: con quegli occhi lì, quella bocca lì, quel carattere lì… Sul mio compito di insegnante ora: dopo questa “pesca”, dopo queste domande.
Sono serissime le domande dei ragazzi; soprattutto “queste” domande dei ragazzi. Esigono che qualcuno le raccolga e le prenda sul serio. E se ne prenda cura.
Se entrambi questi giovani di prima liceo si sono percepiti, stupefatti, come “dono” e stanno iniziando ad avere coscienza di sé; se oggi hanno sfiorato, commossi, il sublime, avvertendo con timore e tremore l’esistenza di una realtà che “c’è”, indipendentemente dalla loro volontà (ed anche da quella dei loro genitori!), a noi insegnanti il compito di aiutarli a comprendere che fare, ora, di questa vita “data”, donata.
Perché da quell’incontro sono nato proprio io?”, domanderanno. “Perché?”.
Chiamati dal nulla ad esistere, e scelti, hanno bisogno di adulti che li aiutino a comprendere che la vita tutta - e non solo l’inizio! - è vocazione, chiamata. Un cammino affascinante verso il compimento di sé.
Partendo dalle domande “pescate” oggi, in classe abbiamo riflettuto sulla sorgente misteriosa da cui proveniamo. Altre domande riempiranno il mio canestro e insieme cercheremo le risposte. Sarà la vita a donarcele. Saranno testimoni, perché per certe domande le parole non bastano.
Solo se questi avannotti, guardando pesci più grandi che nuotano felici, sentiranno di potersi davvero fidare di loro, cominceranno, guidati, a seguirli in mare aperto. Cresceranno, ciascuno acquisterà la propria fisionomia e scoprirà, un giorno, di essere “unico”. Scoprirà ciò per cui è fatto. Scoprirà il suo Destino…