Guardarsi negli occhi

Autore:
Saro, Luisella
Fonte:
CulturaCattolica.it
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“Ogni sguardo autentico è un itinerario verso la profondità nascosta: quando guardiamo chi ci guarda, noi non ci limitiamo a guardarci gli occhi, noi ci guardiamo negli occhi, andando al di là di ciò che è visibile”.
(Jean Brun)

Non so com’è stata questa prima settimana di scuola per gli studenti. Potessi, lo chiederei ad uno ad uno. E vorrei risposte sincere, dette col cuore.
Quel che so è che questa prima settimana di scuola è stata bella… per me. E non intendo “secondo me”. Intendo proprio “per me”: per la mia vita.
Ho rivisto gli studenti che avevo salutato a giugno e il primo giorno non abbiamo parlato di scuola. Ci siamo raccontati, come a riallacciare il filo del discorso e della vita.
Tre mesi: novanta giorni di… “tante cose”: incontri, viaggi, relax, lavoro, letture, scoperte, bellezza… Ma anche fatica, delusioni, problemi, mescolati a momenti di gioia, di festa, di entusiasmo, di allegria. Mesi densi, vissuti col fiato in gola, oppure, per qualcuno, la scelta di tempi lunghi, finalmente, dopo i ritmi frenetici dell’anno scolastico.
Ho ritrovato il loro sorriso giovane, così contagioso che non puoi nemmeno invidiarlo perché basta lo desideri ed è già “tuo”. Magari all’inizio solo un po’ ingrigito dalla patina di polvere leggera accumulatasi i primi giorni di scuola, quando, nelle aule, ancora non sono arrivati i ragazzi e in Istituto si va solo per le programmazioni, per riunire le commissioni, per stendere i verbali… Basta la prima campanella, entri in classe, vedi i “tuoi” studenti e, in un soffio, quella polvere… via. Sparita. Nemmeno l’ombra.
Ho conosciuto studenti nuovi. Ragazzi che, bocciati a giugno o agli esami di riparazione, ripeteranno l’anno. E poi tutti e ventinove gli allievi della mia prima liceo linguistico.
Impossibile non fermarsi su quei cinquantotto occhi “nuovi”! Puoi stare in silenzio, ed è proprio così che abbiamo fatto, per un po’, mentre li chiamavo ad uno ad uno e cercavo di memorizzare i tratti del loro volto… Puoi stare in silenzio, non dire assolutamente nulla, ma in quegli occhi che incontrano i tuoi c’è già tutto. Tutto.
Si sigla un patto, quando ci si guarda “così”! Nello sguardo della prima ora del primo giorno c’è la promessa, tacita e serissima, di essere, al meglio, chi sei.
Ci sono domande, in quegli occhi. E desideri. E speranze.
Lo sguardo che si incrocia diventa una funivia, un arcobaleno, un ponte, una teleferica. Perché le loro domande, le speranze, i desideri che hanno nel cuore è come venissero affidati anche un po’ a te, più grande, che sei lì “per loro”.
E’ iniziato così il nostro anno scolastico. Guardandoci negli occhi. E con un “perché” scritto in grande, coloratissimo, sulla prima pagina del quadernone.
Queste sei lettere accompagneranno tutti i nostri momenti insieme e, mi piacerebbe, anche tutte le loro giornate. Con o senza la prof. di italiano.
Servono a ricordarci che non siamo animali che seguono istinti, ma esseri umani che hanno ricevuto in dono ragione e libertà e devono imparare ad usarle bene.
Con il punto interrogativo alla fine questi “perché” saranno pungolo per ciascuno di loro, ma è bene lo diventino anche e soprattutto per gli adulti: genitori e insegnanti troppo spesso distratti. Dimentichi di quanto sia importante dare ragione, sempre, delle cose che dicono, che chiedono, che fanno o che invitano a fare.
Senza punto interrogativo alla fine, queste sei lettere accentate saranno la consapevolezza raggiunta del senso che ha il nostro essere a scuola. Del tempo e del lavoro insieme. Del leggere, dello scrivere, dell’incontrare gli autori dell’Antologia: le loro storie, le domande che suscitano in noi, le riflessioni che ci invitano a fare…
Non so com’è stata questa prima settimana di scuola per gli studenti. Potessi, lo chiederei ad uno ad uno. E vorrei risposte sincere, dette col cuore.
Quel che so è che questa prima settimana di scuola è stata bella… per me, per la mia vita. Ho ritrovato il mio sorriso giovane, ho recuperato le sei lettere preziose dell’avverbio e della congiunzione “perché”. Guardando gli studenti negli occhi ho incontrato l’umanità che tutti ci accomuna…