Non serve l’ideologia ma l’esperienza per imparare a vivere
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Secondo l’Herald Tribune 300.000 giovani giapponesi su 1 milione vivono da soli senza altra relazione con il mondo, se non un lungo, quasi ininterrotto, collegamento ad internet. Per questo, in un recente evento di presentazione del libro Il rischio educativo di don Luigi Giussani, Ferruccio De Bortoli sosteneva che il problema più importante relativo alla questione educativa è quello prettamente esistenziale che consiste nel «ritrovare un senso al nostro essere parte di questo mondo».
Per questo Giancarlo Cesana ha affermato che la prima risposta al problema educativo consiste nell’esemplificazione di un rapporto adeguato con la realtà che permetta di vedere il vero, il bello e il buono contenuto in essa. La valenza educativa della proposta di don Giussani corrisponde in effetti a questa «emergenza esistenziale», come si può constatare dalle miriadi di persone che in tutto il mondo sono divenute adulte seguendola.
Tale proposta ha anche un grande valore teoretico, come è emerso in occasione di un convegno tenuto a Washington nel 2003 proprio su Il rischio educativo. In quell’occasione Stanley Hauerwas (nel 2001 «miglior teologo d’America» secondo il Time Magazine) ha affermato: «Non sono solo interessato all’educazione, ma anche, in particolare, al tipo di suggestioni innovative proposte da don Giussani nel recuperare l’educazione come attività cristiana. Avrei molto da dire sul libro Il rischio educativo, ma, ahimé, mi trovo in tale sintonia con Giussani che mi sembra solo di poter dire: «Vorrei averlo detto io».
Hauerwas, sempre nell’occasione citata, ha sottolineato che il primo valore della proposta di don Giussani è di ordine metodologico in quanto supera quel pregiudizio, vigente anche in ambienti cattolici, secondo cui: «L’educazione può essere concepita come se non avesse a che fare con la “verità”, mentre non si può separare ciò che si conosce dal come si è arrivati a conoscerlo». Il teologo aggiunge inoltre che, intendendo l’educazione come «introduzione alla realtà totale» don Giussani va oltre la semplice ricomposizione della divisione presente nell’attuale contesto educativo, in cui gli studenti saltano da una materia all’altra senza essere aiutati a coglierne il significato. Per questo, nell’ambito delle manifestazioni connesse con l’appello per l’educazione proposto da numerosi intellettuali, uomini di cultura, imprenditori, accademici, la Fondazione per la Sussidiarietà ha promosso un seminario di studio su Il rischio educativo a cui hanno aderito studiosi e giornalisti.
Il noto pedagogista dell’Università di Torino, Giorgio Chiosso - che introdurrà il seminario insieme al professor Onorato Grassi, presidente dell’Indire (Istituto nazionale di documentazione per l’innovazione e la ricerca educativa) - mostra come il senso profondo di tale definizione sia legato alla riscoperta del significato del termine «realtà»: l’affermazione del primato della realtà si svolge nella categoria di «avvenimento» con cui il mistero dell’essere si dona nel reale. Ogni manifestazione del reale si presenta come evento (dal latino e-venio) che interpella la nostra libertà provocandola ad aderire. La parola «realtà», scrive Giussani, sta alla parola «educazione» come la meta sta al cammino. Così la realtà determina integralmente il movimento educativo passo passo e ne è il compimento.
In questo contesto culturale ed esistenziale si realizza il «rischio educativo» di maestro e discepolo alla conquista di un senso della loro esistenza, secondo il triplice movimento di affronto leale della tradizione, affronto critico dei valori di questa tradizione e loro verifica esistenziale nel presente attraverso un paragone con le esperienze ed esigenze elementari di bellezza, giustizia, verità, che costituiscono il cuore oggettivo dell’uomo di ogni tempo e luogo. Da qui, come affermava in un suo intervento il professor Onorato Grassi, nasce la profonda laicità della proposta di don Giussani, contro ogni pregiudizio e impostazione ideologica che si opponga a priori ad una verifica personale ed esperienziale. Nella crisi dell’Italia di oggi, prima che economica e politica, di tipo ideale, la verifica di questa proposta può essere una chiave portante per una ripresa personale e collettiva.