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[N.B.: le ultime parole aggiunte si trovano in fondo]



EDUCAZIONE SESSUALE. L'educazione stessa è da considerarsi educazione sessuale, in quanto ogni persona non può esprimersi che come maschio o come femmina. Non è quindi qualcosa in più da imparare o materia da affidare solo ad un "esperto", né una tecnica da apprendere. Ma ogni adulto, in quanto uomo e donna che sta vivendo la propria umanità e quindi la propria sessualità, educa e costituisce il modello a cui i giovani si riferiscono nella ricerca del significato della loro vita.

SESSUALITÀ. Caratteristica costitutiva di ogni essere umano; la corporeità nel suo definirsi maschile o femminile ha in sé inscritta la relazione con l'altro sin dal momento del concepimento. L'identità della persona è quindi da sempre caratterizzata dalla sua realtà sessuale che si esprime in ogni gesto, pensiero ed azione compiuta.

GENITALITÀ. Con il termine "genitale" si intende ciò che si riferisce agli apparati genitali ed alla loro anatomia e fisiologia unitiva e riproduttiva. Mentre negli animali l'unione genitale è finalizzata al solo scopo riproduttivo, per la realtà umana è soprattutto espressione dell'amore tra coniugi del quale la possibilità del concepimento diventa un segno concreto. Il rapporto genitale è quindi compreso ed ha significato nella relazione sessuale tra un uomo ed una donna che si amano e che si donano reciprocamente.

EDUCARE. Educare è come iniziare un'avventura; e, come in ogni avventura, bisogna aver coscienza di dove si vorrebbe andare, ma bisogna essere disponibili ad affrontare gli "imprevisti": nel caso dell'educazione tali imprevisti sono le caratteristiche personali dei figli (che non sono programmabili o prevedibili dai genitori), e l'uso che i figli fanno della loro libertà (quindi anche la possibilità dell'errore). Ammettere questa imprevedibilità è la prima condizione per poter avviare l'educazione della libertà del figlio.

LIBERTÀ. La libertà è la caratteristica fondamentale di ogni essere umano, il bene più prezioso che permette ad ognuno di essere se stesso e di assumersi le proprie responsabilità. Ma la libertà' deve essere "educata", o sostenuta, stimolata, perché non è posseduta già in forma piena e matura. La libertà cresce col tempo.

ERRORE. L'errore è la possibilità implicita nella stessa libertà: se non ci fosse la possibilità di sbagliare, non ci sarebbe neanche la libertà (tutti dovremmo essere perfetti). L'errore può essere visto talvolta dai genitori solo nella sua negatività : come segno della colpa del figlio o del "fallimento" del genitore; l'errore invece obbliga i coniugi a ripensare al rapporto col figlio, dando la possibilità di trovare modalità educative più vere ed adeguate.

FAMIGLIA. La famiglia è costituita innanzitutto dai coniugi che possono aver avuto il dono di generare figli propri o di aver accolto in adozione o in affido figli di un'altra coppia di genitori.
Tra la realtà della coppia, formata dal marito e dalla moglie, e la realtà dei figli deve esserci incontro, comunicazione, interazione, ma non confusione. Un figlio non può risolvere i problemi coniugali e non può interferire nella relazione di coppia dei suoi genitori. Viceversa i figli aiutano un uomo e una donna che si amano a diventare capaci di accoglienza, di maternità e paternità non solo dal punto di vista biologico.
La famiglia è il luogo ed il "veicolo" privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che permettono alla persona di acquisire la propria identità.

ISTINTO. L'istinto è quel patrimonio innato ed immutabile di schemi di comportamento tipici di ogni animale (per es.: costruire il nido o la tana in un certo modo, accudire la prole, trasmigrare, accoppiarsi in determinate stagioni, ecc.). Gli istinti non si apprendono e non si modificano durante la vita, quindi non lasciano altre possibilità di scelta rispetto alo schema innato. L'istinto è caratteristica degli animali e risulta rigido, programmato, mancante di fantasia e creatività; inoltre, essendo una modalità stereotipata e banale di cercare soddisfacimento ad un bisogno organico, scompare una volta che sia stato compiuto l'atto specifico ed adeguato al fabbisogno.

DESIDERIO. Tipico della specie umana, il desiderio si forma e si modifica nell'arco della vita permettendo alla persona ampia possibilità di soluzioni e risposte per la sua attuazione.
Legato alle caratteristiche della personalità di ogni individuo, il desiderio è l'espressione della consapevolezza dell'uomo, in quanto essere "incompiuto", che egli da solo non può essere risposta totalmente adeguata a sé.
Il desiderio è paziente, disposto ad attendere il tempo propizio al suo reale soddisfacimento e quindi capace di adattarsi a ciò che la persona considera ragionevole.

VALORE. L'uomo non realizza sé stesso in modo meccanico (come un animale o un vegetale): sceglie. Per poter scegliere ciascuno attribuisce valore diverso alle azioni, al significato, al fine... I valori sono dunque i punti di riferimento che ci permettono di percepire e realizzare la nostra umanità in modo libero. Ciascuno dipende dalla propria scala di valori, che impara e riceve dalla famiglia e che ridiscute e personalizza nella crescita.

FELICITÀ. La "molla" che spinge alla scelta è proprio la ricerca della felicità intesa come la risposta globale, l'atteggiamento fondamentale che permette di realizzare armonicamente la nostra complessità. Poiché è da ricercare, la felicità non è già presente nell'uomo, ma frutto dell'agire consapevole, della direzione responsabile che ogni uomo può dare alla propria vita. Ciò che si mette al primo posto nella nostra scala di valori è ciò che pare promettere più felicità.

SPERANZA. La ricerca di felicità non può essere bloccata in partenza dall'affermazione teorica dell'impossibilità di trovare una risposta. Questo non per un cieco ottimismo ma per la capacità dell'uomo di riconoscere nell'oggi i segni, anche iniziali, di ciò che promette la stessa natura umana (che è fatta per essere felice). La speranza non è allora un vago sogno ma la responsabilità di riconoscere, amare e costruire nel presente ciò per cui siamo fatti, che "speriamo" nel senso che è l'unico fine adeguato alla nostra natura. Per sperare è necessario non sognare ma scoprire con meraviglia la propria vita.