Umanesimo e umiltà
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La Russia oggi deve creare le condizioni per educare cittadini capaci di iniziativa, liberi e responsabili, persone che possiedano non solo eminenti capacità professionali ed intellettuali ma anche spirituali e morali. Sotto questo aspetto che ruolo possono svolgere le associazioni religiose, e in particolare la Chiesa ortodossa russa, l’associazione che da noi gode maggior autorità? Tutt’oggi nella coscienza di molti cittadini è ancor viva l’idea che l’ortodossia abbia inculcato nel popolo una psicologia schiavistica che ha facilitato l’espandersi del totalitarismo e la condanna del libero pensiero. Allo sguardo superficiale di chi considera la concezione ortodossa del mondo partendo dalle accuse che le si muovono, questa considerazione può sembrare giusta. Infatti una delle virtù principali del cristiano ortodosso è l’umiltà, la cui essenza consiste nel riconoscere che l’uomo è fondamentalmente peccatore, incapace di raggiungere la perfezione, nel rinunciare alle pretese, nell’accontentarsi del poco, nell’accettare senza mormorazioni i guai della vita, umiliazioni ed offese, nell’incondizionata sottomissione all’autorità spirituale. In realtà se guardi alle situazioni concrete nello spirito del Grande Inquisitore, il quadro risulta squallido. Ma non è questo l’unico criterio di giudizio.
Secondo la concezione ortodossa, riconoscere di fronte a Dio la propria pochezza non significa degradare se stesso e neppure destare in lui ‘invidia’ di fronte alla magnificenza divina, ma al contrario suscitare ammirazione e devozione per l’amore di Dio e per i suoi doni, tendere a diventare sempre migliori per essere degni del suo amore. Dal fatto che non ci è concesso di essere perfetti, non si può dedurre che sia completamente escluso all’uomo il cammino verso la perfezione. Analogalmente: l’impossibilità di raggiungere la verità nella sua suprema espressione, da una parte non frena la tensione della persona alla conoscenza del mistero della struttura del mondo, ma la orienta verso una maggior attenzione, diligenza e responsabilità nell’elaborare i dati della conoscenza, a tener conto di chi la pensa diversamente, ad essere pronti a sacrificare alla verità le proprie ambizioni. In questo modo l’umiltà non mortifica il potenziale creativo della persona, ma semplicemente non permette alla persona di sopravvalutare i risultati ottenuti nel perfezionamento professionale, morale o spirituale.
Il riconoscimento di essere peccatore, da un punto di vista della dottrina ortodossa, dovrebbe portare non ad abbassare la stima di se stessi, ma a perdonare, ad accettare il prossimo nella sua dignità come nella sua debolezza ed indegnità. Senza queste attitudini fondate sull’umiltà non è possibile né l’amore né una collaborazione costruttiva e neppure una coesistenza pacifica nella società. L’umiltà è tensione alla pace. Fra due mali l’umile sceglie il minore basandosi sull’amore per l’uomo. L’uomo ortodosso deve accettare la propria libertà come uno dei principali dono di Dio. Soltanto la fede libera e consapevole è valida. L’umiltà cristiana è umiltà di fronte a Dio, ma non di fronte alla forza, alla ricchezza, al potere. Se il discepolo sottomette la propria libertà ad un maestro più saggio ed esperto per progredire, con il suo aiuto, nella crescita spirituale, lui deve prima di tutto convincersi dell’umiltà dello stesso starec, della sua capacità ad educare una persona adulta e non un fanatico, e neppure uno schiavo. L’umiltà non induce al disprezzo di sé, al contrario favorisce il consolidarsi della persona nella moralità ed in tutta una serie qualità opportune per la vita sociale.