Libertà e licenza

di Nadezhda Mandel’shtam
Fonte:
‘La nuova Europa’ n. 5 (335) 2007
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Aver trovato la parola ‘licenza’ ci ha aiutato a riconoscere il significato della libertà. Una società è solida solo quando si fonda sull’ordine morale eterno, e quest’ordine non può essere annullato da leggi civili e consuetudini. La ragione collettiva cade facilmente in preda all’ipnosi di idee e parole. Intere società agiscono sotto ipnosi nel servire certe idee religiose, politiche e sociali. La libertà è la possibilità di scegliere, o meglio di discernere le idee. Si fonda su un principio morale, che ci tutela dalla forza ipnotica delle idee effimere e false. Non è una libertà dal principio supremo della vita, ma dalla forza ipnotica dell’ambiente sociale. Si differenza dalla licenza nel senso che si fonda sulle forze vivificanti dell’umanità, sulla vocazione divina con cui Dio l’ha creata (la divino umanità – per dirla con Dostoevskij) e non sulla pretesa dell’uomo di ergersi a divinità
L’umanesimo areligioso del XIX secolo ha posto come pietra angolare l’uomo, la sua volontà, la sua felicità, i suoi desideri, lo sviluppo dei suoi tratti individualisti. Era proprio quanto serviva per stimolare la licenza e ciò che costantemente la contraddistingue: voglio e posso. La licenza ha due manifestazioni estreme: la volontà di potere: io so come costruire la felicità, come agire, che cosa bisogna fare; oppure il suicidio: che senso ha vivere se nella vita c’è qualche cosa che non mi soddisfa. Se ciò che voglio non coincide con ciò che posso … Servire l’uomo senza riconoscere il limite imposto da una legge eterna, è destinato a lasciare sempre più spazio alla violenza nella vita, sia personale che sociale. L’uomo che si pretende Dio – come conseguenza della licenza – rappresenta una fede mortale nel superuomo, che si circonda di persone forti, in grado di rifare la vita secondo il proprio arbitrio.
Non sarebbe ora di chiederci come mai l’umanesimo del secolo XIX, secolo dell’età dell’oro per l’umanità, con il suo culto della libertà e dell’uomo, sia sfociato nel secolo XX, con le sue stragi di massa, le guerre, i lager, le camere di tortura e tutti gli altri orrori di cui esiste una diffusa conoscenza, ma non altrettanto consapevolezza? Quelli che fino ieri erano fautori della libertà e difensori dell’uomo sono diventati carnefici modello, i predicatori della ragione si sono rivelati propagandisti di idee che hanno ipnotizzato milioni di persone e hanno distrutto la cultura.