Pavel Florenskij: cultura e ecumenismo - Introduzione

È da tanto che voglio scrivere: osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all'aria aperta e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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La recente visita di Papa Francesco in Terra Santa e le altre iniziative ecumeniche volte a favorire un rapporto sempre più stretto tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa rendono di grande attualità questo intervento di Pavel Florenskij.
Pavel Florenskij brilla nella storia della cultura russa di questo secolo come uno dei pensatori più attenti ai segni dei tempi e alle novità, e brilla ancora, con la sua mente di matematico, per l’incredibile attenzione all’ordine della forma. Potrà sembrare strano allora che all’inizio degli anni Venti, in un momento così tragico per la Chiesa russa e per tutto il paese, abbia voluto dedicare un articolo al tema della cultura e abbia poi dato in esso ampio spazio al problema ecumenico: un tema apparentemente astratto e teorico, sviluppato con un fuori tema ancor più teorico, quale potrebbe sembrare appunto il discorso sull’ecumenismo. Ma padre Florenskij era anche un mistico, cioè un maestro di quella suprema esperienza di unità e di integrazione che è la vita con Dio, e questa esperienza lo rendeva capace di apprendere e poi di comunicare nessi a prima vista sfuggenti e inessenziali, in realtà però concreti ed essenziali, come concreto ed essenziale è per il cristiano quel rapporto con Dio che la tradizione chiama vita mistica.
In un tempo tragico e decisivo per il destino dell’uomo, Florenskij sembra allora suggerire che il problema dell’uomo è il problema culturale, perché «l’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura» e «la cultura è ciò per cui l’uomo, in quanto uomo, diventa più uomo» (Giovanni Paolo II, Allocuzione all’Unesco del 2 giugno 1980). Ma se è vero, come ci insegna tutta la tradizione cristiana d’Oriente e d’Occidente, che l’uomo non ha senso nel mondo se non come immagine e somiglianza di Dio, sarà evidente anche che il problema della cultura, il problema della città, di dare un senso unitario alle cose, è il problema dell’unità di quel Corpo - la Chiesa - che di quell’immagine vive in maniera privilegiata.

L’articolo di Florenskij è stato scritto più di 90 anni fa e poi diffuso dal samizdat, ma non ha perso di attualità.