Mosè: introduzione
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Da Giacobbe a Mosè il popolo di Israele vive una lunga esperienza di vita egiziana, felice all’inizio - dopo la fortunata, quanto fortunosa, vicenda di Giuseppe primogenito di Rachele - disastrosa alla fine, diventando un popolo schiavo ridotto ai lavori forzati e soggetto a repressioni razziali.
Questa esperienza, per quanto amara, cade sotto la misteriosa provvidenza di Dio. Dio, infatti, nel momento stesso in cui stipulò l’alleanza con Abramo pronunciò queste parole: «Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni» (Gn 15, 13).
In quegli anni la fede e la religiosità del popolo degenerarono al punto tale da far sì che il Signore accellerasse i tempi della salvezza. Infatti, secondo una tradizione già attestata dallo Pseudo -Filone, Mosè nacque centotrent’anni dopo l’arrivo del popolo in Egitto. Mosè si presenta sulla scena come il Liberatore, mandato da Dio in modo gratuito e inaspettato.
Così commenta il fatto la tradizione rabbinica: «Una voce il mio diletto! Eccolo viene (Ct 2,8)»: questo è Mosè. Nell’ora in cui venne e disse a Israele: In questo mese sarete salvati. Gli risposero: Mosè nostro maestro come saremo salvati? Non ha forse detto il Santo, egli sia benedetto ad Abramo: Servirete là come schiavi e sarete trattati duramente per quattrocento anni? Finora sono passati solo duecentodieci anni. Rispose loro: «Che a lui piaccia salvarvi non dipende dai vostri calcoli, ma dal fatto che egli ”salta sui monti”. I monti e le colline, di cui qui si parla non sono altro che i tempi e le epoche. Egli salta sui calcoli, sui tempi e le epoche e in questo mese sarete salvati». […]
Nell’ora in cui venne (Mosè) e disse a Israele: «In questo mese sarete salvati». Gli risposero: «Mosè, nostro maestro, come saremo salvati? Tutto l’Egitto è contaminato dalla nostra idolatria!» Rispose loro: «Che a lui piaccia salvarvi non lo si vede dalla vostra idolatria, ma dal fatto che ”egli salta sui monti…” I monti e le colline non sono altro che l’idolatria. Così si legge infatti: ”Sulla cima dei monti fanno sacrifici e sui colli bruciano incensi” (Os 4, 13) E in questo mese sarete salvati. È detto infatti: ”Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi” (Es 12,2) (Cantico Rabbah 2,19)»
La salvezza gratuita e improvvisa che il popolo sperimentò con l’avvento di Mosè viene paragonata dal Midrash alla salvezza che il Messia stesso porterà: una salvezza che non dipenderà dai nostri meriti o dai nostri calcoli, ma dalla volontà amorosa e salvifica di Dio.
Una vita in tre tappe
La tradizione biblica suddivide la vita di Mosè in tre grandi fasi di quarant’anni ciascuna. (cfr. At 7, 17-44; Nm 14, 34 ecc.) Quaranta rappresenta lo spazio medio della durata di una generazione, quindi è possibile interpretare questo lasso di tempo come espressione di un’esperienza completa. Mosè con i suoi 120 anni, (cifra superiore ai 110 anni della vita ideale dei nobili egiziani) visse tre esperienze complete, che rappresentano una sorta di cronologia spirituale.