La vita di Davide: una liturgia
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Davide non è stato un grande osservante della legge mosaica, tuttavia a lui viene attribuito quasi tutto il salterio, dei 150 salmi soltanto 29 sono espressamente attribuiti ad altri personaggi. I Salmi con la loro divisione in cinque libri, a imitazione della torà, e con i numerosi elogi alla legge e le raccomandazioni in favore dello studio e della pratica della legge, possono essere considerati come una Torà in miniatura. Dunque se anche Davide non è un uomo esemplare quanto alla condotta, lo è quanto alla preghiera, egli è il prototipo stesso dell’orante. Sono soprattutto i titoli dei salmi che contestualizzano il carme in un particolare frangente dell’avventura davidica, facendone così quasi lo specchio della sua anima.
Tutta la vita di Davide nella gioia e nel dolore, nel peccato e nella pietà verso Dio, diviene liturgia. La vita in Davide si fa canto nei salmi e il canto si fa vita in coloro che attingeranno alla sapienza del salterio. Ecco allora che le sue imperfezioni trovano senso, esse rispecchiano le imperfezione di un popolo di cui egli è re. Non solo Davide è chiamato ad essere il tipo del Messia, la promessa della redenzione e della pace in lui si fa “carne”, così come nel figlio Salomone, si fa “Tempio”, Presenza”. La promessa del Messia, uomo perfetto, chiamato a restaurare l’intera umanità nella sua integrità è riassunta per la tradizione rabbinica nelle lettere del primo uomo, Adam: nella A si trova inscritto Adamo, l’uomo primitivo, creato da Dio nella perfezione dell’Eden. Nella lettera da troviamo inscritto David, come tipo del Messia, uomo vero davanti a Dio e agli uomini, nell’ultima m si delinea la promessa definitiva: il Messia, che rivelerà quale fosse la perfezione voluta da Dio per la sua creazione. Davide è l’anello di congiunzione fra il primo e l’ultimo uomo, fra il primo e l’ultimo Adamo - Cristo - come direbbe Paolo.
Adesso che già abbiamo brevemente ripercorso la storia del primo grande re d’Israele possiamo brevemente guardare ad alcuni titoli dei salmi che ci aiutano a mettere ulteriormente a fuoco le caratteristiche dell’esperienza di Dio in Davide. Fatta eccezione del salmo 18 che è un salmo di gioia, (ripetuto due volte nella Bibbia, presente anche in 2 Sam 22) tutti gli altri salmi con titolatura riferita a Davide alludono a momenti penosi della sua esistenza. Il salmo 63 ad esempio che canta la sete di Dio come la sete della cerva all’aurora porta la soprascritta: Salmo di David quando era nel deserto di Giuda. Perché- si domanda il midrash - non sta scritto: Salmo di Davide quand’era re? Perché - si risponde - ciò significa che la vera preghiera nasce dalla tribolazione e non dal successo, per quanto sia stato ottenuto per volontà di Dio. E ancora il midrash leggendo al salmo 3: Canto di Davide allorché fuggiva dal cospetto di Assalonne, suo figlio, si domanda: “Perché Canto di David e non lamento di David?” Perché Davide dopo che il Signore gli ebbe detto: “Io faccio sorgere contro di te una sventura dalla stessa tua casa” egli era triste, pensando: “Forse si tratta di uno schiavo […] e non avrà pietà di me; dopo aver visto che si trattava di Assalonne, egli era contento e per questo disse: Canto“. (cfr.Tratt. Berakhot 1,7b)
Il tempio prese il nome da Davide e non da Salomone perché Davide fu l’uomo che praticò il vero culto: il culto del cuore. Nel salmo 65 al v. 3 Davide canta: Tu che ascolti la preghiera, a te viene ogni carne”. A Dio va ogni carne non tanto perché tutti si rivolgono a lui, ma soprattutto perché, come spiega il midrash: “la preghiera dell’uomo non è ascoltata, a meno che egli non renda di carne il suo cuore.” Davide è anche il fondatore del culto e della lode che Salomone introdurrà storicamente nel tempio perché egli nella sua vita cantò con tutto il suo corpo. I rabbini dicono che scrutando i salmi “tu trovi che David non ha tralasciato neppure una delle sue membra con cui lodare il Santo - benedetto sia“ Lo ha lodato con capo, occhi, bocca, orecchie, gola, lingua, labbra, reni, cuore, mani piedi, viscere, anima e respiro. Lo ha lodato infine con tutte le membra insieme come è detto: Tutte le mie ossa dicano: Chi è come te Signore? (Sal 35, 10)
Per questo gli ebrei osservanti ancora oggi, recitando i salmi muovono tutte le membra del loro corpo, perché tutto dell’uomo deve lodare Dio. Ogni uomo è pietra di quel tempio che il Signore ha benedetto in eterno e che vibra al suo passaggio. Quel tempio santo che noi cristiani vediamo già glorificato nel corpo del Risorto, il Messia, l’Emmanuele promesso, che è discendenza di Davide è insieme Dimora di Dio in mezzo agli uomini. Non è un caso che il libro dell’Apocalisse, ultimo libro della Scrittura, termini con la promessa dell’adozione offerta a Davide, ormai aperta ad ogni figlio di Dio: Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio (Ap 21, 7)