L'itinerario di Abramo: le tappe della rivelazione

Prima tappa: il Dio della speranza
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Giovan B. Tiepolo, Abramo e i tre Angeli

La partenza di Abramo è dunque una partenza verso la conoscenza di se stesso, della verità di se stesso davanti a Dio ed è nel contempo una partenza verso la conoscenza del Signore Dio.
Vediamo anzitutto che Abram - questo il nome iniziale del patriarca - attese la morte del padre Terach, prima di lasciare il suo clan e la terra di Carran (Gen 11, 32). Inoltre non partì da solo, ma lo seguì il nipote Lot, figlio del fratello Aran morto giovane (cfr. Gen 11, 27) che egli considerava come un fratello. Due brevi annotazioni dalle quali possiamo dedurre come Abram fosse attaccato ai legami familiari. Altra indicazione importante che la Bibbia dà subito, circa la condizione familiare di Abram, riguarda la moglie Sarai: Sarai era sterile e non aveva figli (Gen 11,30)
Da questo momento in poi nella vicenda di Abramo si assiste al progressivo allontanarsi delle condizioni favorevoli alla realizzazione della promessa di una numerosa discendenza.
Se infatti Abram avesse mai pensato di poter contare sulla discendenza di Lot per supplire in qualche modo alla sterilità di Sarai dovette ben presto ricredersi. I beni che essi avevano erano infatti molto grandi e la coabitazione di un territorio divenne tanto difficile che tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot sorse una lite. I due fratelli si divisero e Abram lasciò a Lot la precedenza nella scelta della terra da abitare. La Bibbia narra che Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano … era come il giardino del Signore …e la scelse per sé (Gen 13,10-11). Abram ripiega verso ovest scegliendo, forse a malincuore, la terra di Canaan: aveva perso un fratello, la discendenza di lui e la terra migliore. Ma ecco Dio intervenire nuovamente e invitare Abramo alla speranza:
Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza ti prego i tuoi occhi e guarda dal luogo dove tu stai a nord e a sud, a est e a ovest: poiché tutto il paese che tu vedi io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. E renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se qualcuno potrà contare la polvere della terra, egli potrà contare anche la tua discendenza» (Gen 13, 14-16).
Dio come un padre consola Abramo e addirittura lo prega di alzare lo sguardo e sperare. La traduzione della CEI omette una particella - che in ebraico suona come na’ e che si può tradurre con: ti prego, coraggio, orsù ecc.… - che risulta essere quanto mai rivelatrice. Abramo stesso aveva usato questo intercalare nel corso della lite con Lot: E disse Abram a Lot: « Ti prego (na’), non ci sia discordia tra me e te […] Separati ti prego (na’) da me…» É un particolare che rivela tutta la sofferenza e la pena di Abramo, una pena che trova risonanza nel cuore di Dio il quale, a dispetto della contrarietà degli eventi ribadisce e rinnova la sua promessa.
Viene da pensare a come Gesù abbia letto questi passi. C’è infatti molta affinità con la parabola del figlio prodigo, con la figura del padre che nella parabola, scruta l’orizzonte, alza gli occhi nello scorgere il figlio che ritorna e non esita a corrergli incontro. Non esita poi neppure ad uscire di casa nel mezzo della festa per pregare il figlio maggiore impermalosito. Alzare lo sguardo è in tutta la scrittura il gesto della speranza e pregare il fratello quello dell’umiltà e dell’amore. Due gesti che Dio stesso ha compiuto con l’uomo fin dal principio.