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Davide: Dio guarda al cuore

Fonte:
CulturaCattolica.it
Erasmus Quellinus, Saul e Davide

Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l‘ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Jesse, il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re» (1Sam 16, 1). Il resto del racconto è piuttosto noto: al fine di non insospettire Saul, Samuele si recherà a Betlemme per offrire un sacrificio e, giunto là, inviterà al sacrificio Jesse e i suoi figli passando in rassegna questi ultimi, senza trovare il prescelto del Signore. Il Signore infatti gli aveva detto: «…tu ungerai colui che io ti dirò» (1Sam 16, 3).
Samuele vedendo passare sotto i suoi occhi i figli di Jesse baderà molto all‘aspetto e alla prestanza fisica, così come era accaduto per Saul. Vedendo infatti Eliab, il maggiore dei figli di Jesse, un guerriero (cfr 1Sam 17, 13), egli chiese al Signore: «É forse davanti al Signore il suo consacrato?». Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all‘imponenza della sua statura. Io l‘ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l‘uomo. L‘uomo guarda l‘apparenza, ma il Signore guarda il cuore» (1Sam 16, 6-7). Lo stesso accadde per gli altri fratelli, fino a quando Jesse non parlò a Samuele del più piccolo dei suoi figli, Davide, il quale era intento a pascolare il gregge. Davide fu fatto chiamare e, quando giunse, Samuele rimase sorpreso della scelta di Dio, la Scrittura infatti - quasi riportando i pensieri del profeta - annota: Davide era fulvo, con begli occhi e gentile d‘aspetto. Allora il Signore disse: «Alzati e ungilo: è lui!» Samuele prese il corno dell‘olio, e lo consacrò con l‘unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo Spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi (1Sam 16, 12-13).

In questo brano c‘è una concentrazione di dati, volutamente sottolineati, che fanno riflettere sull‘umiltà, la piccolezza e persino l‘inadeguatezza di Davide:
Betlemme è la più piccola tra le città di Giuda; Jesse non era un ebreo di razza pura, nel suo albero genealogico vi era una presenza pagana. Il padre di Jesse infatti, era Obed, figlio di Rut, una moabita che aveva abbracciato la fede di Israele a motivo dell‘affetto per la suocera Noemi. (cfr. Libro di Rut) Davide, ultimogenito di Jesse - come Beniamino-, è un ragazzo dall‘aspetto esile, un suonatore d‘arpa. Questo ritratto da pastorello fa da contrasto al ritratto di Saul accennato qualche capitolo prima, e contrasta anche con l‘imponenza della statura e l‘aspetto di Eliab e degli altri fratelli. Nulla in Davide potrebbe indurre il popolo ad acclamarlo re, tuttavia egli è l‘eletto del Signore, così come già si intuisce dal nome: Davide infatti, significa l‘amato. Le stesse radicali di un nome che ripetutamente risuonerà nel cantico dei cantici: Dodì che significa mio diletto, mio amato.
Sul piano umano l‘elezione di Davide è totalmente gratuita, ingiustificata, ma il Signore fornisce una giustificazione per questa sua scelta estrosa, una giustificazione di cui l‘uomo difficilmente può avere riscontro: Davide è stato scelto a motivo del suo cuore.

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