Sibelius e Bruckner: i due volti della Grazia - 1: la Seconda Sinfonia di Jean Sibelius
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Qui, nel mio piccolo, mi voglio soffermare solo su due parti di queste grandiose creazioni: i finali. Premetto che sono entrambe composizioni tra le più straordinarie, che più volte mi hanno fatto vibrare nel più profondo. Mi concentro su questi finali fondamentalmente per tre motivi. Innanzitutto per il loro fascino, la loro bellezza, la loro lucentezza. Secondariamente perché in tali passaggi entrambe le sinfonie (quella di Sibelius in particolare) trovano non solo il proprio compimento formale, ma anche e soprattutto il proprio compimento emotivo, il proprio akmé, la propria ragion d'essere esattamente al loro termine. In altre parole, se queste due sinfonie fossero state scritte identiche, ma con un finale diverso (diversi... diciamo gli ultimi 7-8 minuti), esse avrebbero avuto tutt'altro significato. Il terzo motivo è che ciascun brano mostra una maniera del tutto generale di intendere il rapporto con le cose e il Mistero. Un Mistero che in entrambe appare evidente, ma "accade" in modo del tutto diverso.
Nonostante cronologicamente sia successivo, prendiamo in esame innanzitutto Jean Sibelius (1865-1957), che fu il più grande compositore finlandese. Fin dall'inizio potete udire un tema assorto e cadenzato annunciato dalla tromba, poi da altri fiati, in maniera frammentaria. Contemporaneamente gli archi intonano piano una melodia dal carattere del tutto opposto, composta da vorticosi e incalzanti arpeggi. Mano a mano il tema inizialmente enunciato si fa più netto, viene messo a fuoco, mentre la dinamica cresce, esso passa per tutte le sezioni dell'orchestra, fino a diventare un vero e proprio grido (1.55). I contrabbassi, affiancati dai legni (flauti, clarinetti, oboi), non cessano di incalzare vorticosamente questo tema principale. Quest'ultimo è quanto di più "minore" esista, struggente e implacabile. Un dramma sempre più bruciante! La tensione dinamica (crescendo) e armonica raggiungono il vertice, la musica è sospesa nelle ventate che continuano a scuotere e a martellare l'orchestra, tra il tema cadenzato di violini e trombe e il vortice incessante di arpeggi di contrabbassi e flauti. Ci aspettiamo una risoluzione, che tarda a venire, e tarda, e tarda ancora... finché non si risolve nel più inaspettato dei modi! L'armonia, assolutamente, limpidamente in tonalità minore, risolve in un improvviso, imprevedibile, accordo liberatorio in maggiore (2.44)! E' successo qualcosa, qualcosa è successo, il grido, il dramma precedente è sfociato inaspettatamente nella luce. L'orchestra è come se si trattenesse, si rarefà (2.58), come se tenesse il fiato: "ma è possibile, sarà proprio vero, sarà proprio vera questa pienezza, questa bellezza in fondo al dramma?" Il tremolo dei violini è carico di stupita incredulità. I pizzicati (3.05) si insinuano come passi eccitati di un bambino che prendendo per mano un grande lo trascini con sé. Per poi giungere al luminoso slancio finale, come in una corsa, come il raggiungimento di una vetta, dalla quale l'intera valle si apra ai nostri piedi, come la risposta definitiva al precedente dubbio, alla Domanda, "Sì, SI'! E' proprio vero, è tutto vero!". Il cuore si spalanca in un abbraccio sconfinato (3.38), gli archi scintillano scattanti, ribolliscono di gioia. Sopra di essi gli ottoni intonano una vero e proprio inno di lode, un corale, chiaro e sicuro, certo di ciò che ha visto, di ciò che, dopo il dramma, ha raggiunto, concludendo nell'apoteosi la sinfonia! La Grazia si è mostrata, quindi, con un avvenimento inaspettato, come un dono che sconvolge quello che sembrava il normale epilogo. si è inserita nello scorrere del tempo, senza spezzare, senza un'esplosione, una lacerazione, ma inserendosi luminosamente e operando una netta cesura (l'irrompere dell'accordo maggiore). Molto schematicamente si potrebbe definire una visione protestante. Lo scorrere degli eventi, che appare drammatico e destinato a uno scuro finale, si risolve di colpo in luce. La Grazia gratuitamente mi si dona, a un certo punto capisco che Essa c'è, è presente, è accaduta! A un certo punto capisco che sono salvato e la Grazia balena innanzi ai miei occhi in tutta la sua evidenza e bellezza!
Sibelius, Sinfonia n. 2