Parsifal 4 - I protagonisti: Parsifal, Kundry, Amfortas, Gurnemanz

Autore:
Liverani, Adriana
Fonte:
CulturaCattolica.it
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E Parsifal è soprattutto Placido Domingo che racconta di essere stato attratto dal grande potenziale drammatico del personaggio. Cito le sue parole: "È un essere che mette a dura prova la mente ogni minuto che sei in scena. C'è Gurnemanz che ti racconta tante cose. Poi incominci a fare la prima vera esperienza di vita nel rapporto con Kundry, in un solo istante impari tutto da lei: dolore, odio, amore, compassione.
Il testo è difficile, la musica è difficile, le intonazioni sono difficili”. Altro elemento che l'ha sedotto è la dimensione spirituale del personaggio. Domingo stesso dichiara: "Sono un credente ed in verità non so come riuscirò a controllare l'emozione nella scena finale, quando guarisco la ferita di Amfortas e prendo il Santo Graal”. (4) Ci vuole tutto l'entusiasmo "giovanile" e la forza "interiore" di Domingo per affrontare la sfida wagneriana, per calarsi nell'adolescente selvaggio ed incosciente che vive in un suo mondo e non viene toccato dalle sofferenze della vita, e a cui viene affidato lo scettro del Salvatore. "È affascinante per un artista" afferma Domingo "sentire quel passaggio dal giovane che non sa nulla, neppure il suo nome, al sacerdote-salvatore-redentore". Un'interpretazione straordinaria quella di Placido Domingo: perfetta la dizione, tale da restituire il proprio significato narrativo ad ogni frase, la bellezza del timbro fattasi più affascinante per acquisita brunitura e lo straordinario talento di attore capace di far risaltare tutte le sfaccettature del personaggio, dall'innocenza alla meraviglia, dall'incanto erotico alla nobiltà marziale.
Kundry: la summa della donna Wagneriana: "la più forte, la più poeticamente audace tra le figure femminili concepite da Wagner". Con Kundry si interrompe nell'opera wagneriana la tradizione della donna liberatrice: la donna è il simbolo del peccato (5). Kundry: "rosa d'inferno" è Waltraud Meier sanguigna ed emozionante, di superba avvenenza nell'aspetto e nella voce. Grande personalità, immensa forza interpretativa ora diabolica, ora dolce, la Meier ha dominato sia vocalmente che scenicamente tutto il secondo atto nel giardino incantato del castello di Klingsor. Con un abito verde scuro di velluto, in contrasto notevole con i lunghi capelli ricci rosso Tiziano rievoca una figura della pittura preraffaellita di Dante Gabriele Rossetti (6). Domingo ha detto di lei: "Waltraud Meier ha una bellezza fiera e teutonica, è una donna meravigliosa, un'interprete di forza e carattere eccezionali". Fra i due interpreti si stabilisce una magica intesa, che il pubblico sente, avverte nell'intenso duetto del secondo atto, quando Parsifal è impegnato in una missione divina e rifiuta un'ora fra le braccia di questa splendida fanciulla.
Amfortas, interpretato dal baritono Wolfang Brendel, è una figura drammatica di tale importanza che "Wagner temeva potesse togliere spazio allo stesso Parsifal. Il punto centrale, il soggetto principale è Amfortas. (7) Il dramma di Amfortas è profondamente umano ed il suo dolore è di natura spirituale, l'unica via di salvezza che sembra essergli rimasta è la morte. Nel bellissimo monologo la disperazione che Wolfang Brendel mette nella voce è vera, egli sa così intensamente esprimere il tormento della
sua anima da suscitare compassione e commozione nello spettatore. Una resa drammatica superba: la guarigione di Amfortas, mondato della colpa e la conseguente sottrazione del Graal alle mani impure che lo custodivano hanno come risultato la redenzione.
La funzione di Gurnemanz è epica, non drammatica. È il basso Robert Lloyd, il narratore: "l'Evangelista che adempie alla sua missione al di fuori della via di passione percorsa dalle anime in lotta". "Al Regno del Graal, del bene assoluto, Klingsor contrappone il Regno del Male assoluto. Il suo castello incantato diventa un anti-Graal,,. (8) Hartmut Welker, voce possente e cupa, conferisce accenti demoniaci al personaggio.
La regia e le scene sono frutto della collaborazione e del lavoro di Cesare e Daniele Lievi, conosciuti in Germania, esordienti al Piermarini. Cesare Lievi ci spiega la sua regia e le atmosfere suggestive che ne scaturiscono. Afferma che il suo Parsifal è tutto un gioco di contrasti, aperto e chiuso, luce e oscurità. Ma, in sostanza, che cosa si vede sul palcoscenico della Scala? Nel primo atto, il bosco dove appare Parsifal si trasforma in un’abside, o forse in un teatro dove si rappresenta l'Ultima Cena. Il lago sacro del primo atto dove Amfortas si bagna per lenire le sofferenze che gli procura la ferita è un largo fossato dove scorre vera acqua, vere le foglie del sotto bosco, vero il muschio. Nel secondo atto, un'alta torre nera - il castello di Klingsor - diventa il giardino-labirinto, popolato dalle fanciulle-fiore (e il labirinto, spiega Lievi, sta a significare il luogo dove Parsifal si perde, ma poi si ritrova). Nell'atto terzo, una radura di fine inverno si muta nella sala ormai in rovina dei Cavalieri del Graal (10). Ma quando Parsifal rinnova il miracolo, scoprendo la Sacra coppa che mantiene in vita i Cavalieri, si spalanca il cielo e ne discende una grande luce che illumina anche gli animi degli spettatori.
Successo pieno. Il Loggione è stregato e commosso, partecipe delle forti emozioni suscitate dalla lettura del Maestro Muti. "Questa volta non riusciamo a parlare - sussurrava a chi scrive uno dei veterani del loggione (dove non si vede perfettamente la scena, ma la musica arriva sublime) - è stato troppo commovente il tutto". Lassù in loggione, tutti in piedi, gomito a gomito, rapiti da quel "sublime fiume di musica. "Questo è il Parsifal che porteremo nel cuore".

NOTE
4. La rivista illustrata del Museo Teatrale alla Scala, trimestrale numero 13, Inverno 1991-92, pag. 28.
5. Cito Thomas Mann: "L'idea che la selvaggia messaggera del Graal debba identificarsi con la femmina seduttrice, il pensiero cioè di quella duplicità psichica... fa scaturire la volontà più segreta della meravigliosa impresa" (Thomas Mann, Dolore e Grandezza di Richard Wagner, Discanto, Fiesole, 1979, pagg. 9-10).
6. Dante Gabriele Rossetti, figura primaria dei Pre-Raffaelliti con William Morris e Edward Burne-Jones. "lo sono un poeta prima di ogni cosa e sono le mie tendenze poetiche che danno valore alla mia pittura'. Dante Gabriele Rossetti è un pittore dell'anima (Renato Barilli, Pre-Raffaelliti).
7. Richard Wagner a Matilde Wesendock, Bottega di Poesia, Milano, 1925, l, pag. 247.
8. La Rivista illustrata del Museo Teatrale alla Scala, trimestrale, n. 13, Inverno 1991-92.
9. Daniele Lievi, nato a Gargnano del Garda nel 1952, uno degli scenografi più genialmente inventivi della nuova generazione, è morto il 21 Novembre 1990 per una malattia inguaribile. Lo spettacolo scaligero è stato portato avanti dal fratello.
10. Il Graal è un simbolo del sacro, una scheggia del divino che aleggia nella storia fin dalla creazione del mondo. Le virtù intrinseche del Graal sono virtù di luce: il Graal emana una luce sovrannaturale, che dà nutrimento e vita e induce una forza di vittoria e di dominazione.