Lohengrin 5 - Gli interpreti: Lohengrin (Jonas Kaufmann)
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LOHENGRIN
La leggenda dell’ignoto cavaliere condotto dal cigno a salvare l’innocenza minacciata viene calata in un contesto storico definito: il regno di Enrico I di Sassonia nel X secolo.
Lohengrin è un miracolo “Ein Wunder”, un prodigio che dalla sua incantata solitudine discende aureolato in mezzo agli uomini con un potere sorprendente (überraschende Macht) che gli è dato dal segreto che custodisce dentro di sé, ed infatti detta misteriose condizioni: l’ammonimento dell’eroe a Elsa (tema del divieto annunciato dal corno inglese): “Nie sollst du mich befragen” (mai devi domandarmi) “woher ich kam der Fahrt, noch wie mein Nam’ und Art” (il mio nome, né per quale via son giunto qui, né chi o che cosa io sia).
“Voll Zauber ist dein Wesen
durch Wunder kamst du her”
“Il tuo essere è fatto d’incantesimo e per magia sei giunto fino a me” canta Elsa nel duetto del terzo atto.
Anche Ortrud nel duetto del secondo atto con Friedrich definisce Lohengrin “Wesen das durch Zauber stark” (un essere la cui forza deriva da incantesimo).
Un prodigio, un miracolo e una meraviglia “Zauber und Wunder” è Jonas Kaufmann nel ruolo di Lohengrin. (16) Il tenore bavarese, grande cantante e attore, artista con la A maiuscola, che brilla di una luce fulgente nel firmamento operistico odierno, si è piegato con grande intelligenza ai dettami della regia di Claus Guth illuminando con la sua voce, dai centri bruniti e dagli acuti svettanti, le ombre registiche di uno spettacolo comunque di successo.
Assoluto dominatore del palcoscenico Kaufmann si immedesima nel ruolo con dedizione totale modellando un Lohengrin inconsueto, ma convincente.
Il colore della sua voce brunita nella prima ottava e nei centri, sfoga in alto con uno squillo che conferisce al materiale brunito un particolare scintillio argenteo che affascina ed emoziona. Immenso fraseggiatore con uno splendido legato ha gli accenti
giusti ed una voce, un colore per ogni sentimento. La sua dizione è chiara, limpida (anche per uno spettatore non di lingua madre tedesca), le mezze voci sono spettacolari e i pianissimi, sempre sonori, da brivido.
Mantiene sempre un corretto rapporto tra suono e parola, tra nota e sillaba e asseconda le sfumature della melodia arricchendo di una luce significativa alcune parole.
Nel racconto finale In fernem Land dove l’eroismo dell’eroe puro, del figlio di Parsifal emerge in tutta la sua efficacia, Kaufmann con una acuta sensibilità alleggerisce il canto sulla parola “Taube” (colomba) e lo rinforza sulla parola/chiave “Graal”.
In particolare le note che rivestono il verso “naht von Himmel eine Taube” brillano di una luce ultraterrena. Grazie Jonas per la “meraviglia” (Wunder) del tuo canto.
L’opera si chiude con Lohengrin a terra ed Elsa che copre il corpo dell’eroe amato con una giacca. La parte umana dell’eroe puro è annientata, è morta per il “tradimento” di Elsa, quella ultraterrena torna al Monsalvato, al Graal.
NOTE
16. Giancarlo Landini in Lohengrin: l’Heldentenor, Teatro alla Scala, Programma di Sala stagione 2012-2013, pp. 180/186: “Un eroico lirismo caratterizza la vocalità di Lohengrin e l’eroismo di Lohengrin, dell’Heldentenor (tenore eroico, Held significa eroe) sembra creato appositamente per contaminarsi con lo stile italiano”. Il Cavaliere del Cigno, Jonas Kaufmann è magnificamente contaminato dallo stile italiano. “Ci sembra interessante osservare”, continua Landini, “che l’Heldentenor ha spinto i tenori a cercare un’espressività nuova in termini di dizione, declamazione, aderenza ad un recitare cantando più sofisticato e complesso, suggerendo nuove possibilità, insite nella
voce di tenore”…
“Verdi stesso con Otello ha creato un personaggio la cui vocalità guarda con interesse a quella dell’Heldentenor. La riprova della legittimità dell’accostamento ci può essere offerta dagli interpreti stessi” basti ricordare “Placido Domingo, superbo Otello, meraviglioso Heldentenor e Lohengrin di riferimento: l’unico esempio di tenore latino di levatura storica che canti Wagner in tedesco, ottemperando alla necessità di partire dalla lingua e caricando la melodia di un inaspettato calore. Non sarebbe dispiaciuto a Wagner e Cosima l’avrebbe ammesso sulla sacra collina”.
Landini Giancarlo (1953) è musicologo e critico musicale. Si occupa principalmente di vocalità sia del passato che del presente. Ha curato monografie su Alfredo Kraus, Piero Cappuccilli e Franco Corelli.