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«La Voix Humaine» di F. Poulenc: una telefonata in musica

Autore:
Liverani, Adriana
Fonte:
CulturaCattolica.it
Definita dal suo autore «tragédie lyrique» "La Voix Humaine" è la storia della fine di un amore, al telefono.
Una donna è sola nella sua stanza. Squilla il telefono: è lui.

La reazione al naturalismo e la rivalutazione delle convenzioni teatrali favoriscono in Francia l'affermarsi di un genere teatrale, il monologo drammatico: spettacolo per un solo attore, come la “Voix Humaine” di Jean Cocteau, interpretata da Berthe Bovy alla Comédie. Amico da lunga data di Cocteau e sollecitato dal direttore della Ricordi a Parigi, Hervé Dugardin, Francis Poulenc nel 1958 si decide a musicare quest'opera dal titolo allettante per un cultore di quello strumento meraviglioso che è la voce umana. Affascinato dal soggetto, Poulenc compone la Voix Humaine in un «veritable état de transe»... «La Voix Humaine est finie, Cocteau est ravi e les dames pleurent»... scrive a Stéphane Audel. Definita dal suo autore «tragédie lyrique» la Voix Humaine è la storia della fine di un amore, al telefono.
Una donna è sola nella sua stanza. Squilla il telefono: è lui.
Il colloquio telefonico, spesso interrotto, ma sempre ripreso perché nessuno dei due amanti trova il coraggio di dire la parola definitiva, dura circa cinquanta minuti tra tenerezze e rancori, rimpianti, menzogne e verità. Sentiamo solo la voce della donna, mentre la presenza dell'amante all'altro capo del filo è suggerita dai silenzi e dalle pause. La drammatica conclusione è scontata: stringendo fra le braccia il telefono, esiguo filo che la lega all'amato, la donna esausta si butta sul letto scongiurando l'amante di troncare il disperato colloquio: «Forza, taglia svelto! Ti amo, ti amo...» E su queste parole cala il sipario.
Le frasi corte, incisive di Cocteau ritmano il flusso dei sentimenti, gli alti e bassi delle emozioni in un crescendo ricco di suspense e di drammaticità. Il testo di Cocteau si presta ad essere rivestito di note; ogni frase, ogni parola è valorizzata dal canto: il mezzo espressivo più congeniale all'arte di Poulenc. Piuttosto che all'avanguardia Poulenc si ricollega alla tradizione delle donne di Massenet, costruisce una partitura fluida e raffinata «immersa nella più completa sensualità orchestrale», come scrive l'autore all'inizio dello spartito.
Ed è l'orchestra che sottolinea la «voce del soprano lirico colta nel suo puro timbro originario, fatta di tenerezze intime, di mezze tinte, di soavi oscillazioni nell'ambito dello stesso registro».
Per riuscire a trasmettere allo spettatore la complessità degli stati d'animo, il groviglio dei sentimenti, si impone la presenza di una cantante/attrice di straordinaria padronanza scenica e vocale.
Tutto è nelle mani dell'interprete che ha la possibilità di esprimere a tutto tondo la propria personalità. Anna Magnani, per citare una nostra grande attrice, portando sullo schermo l'opera di Cocteau nel film “L'Amore” di Rossellini (1948) disegnò una specie di autoritratto: quello della leonessa tradita. Dugardin quando propose a Poulenc di musicare la Voix Humaine pensava alla Callas, ma il musicista aveva già in mente la sua interprete ideale: Denise Duval che doveva incarnare una donna fragile e sfiorita, sconfitta a priori.
La prima rappresentazione della Voix Humaine ebbe luogo a Parigi all'Opéra Comique il 6 Febbraio 1959 sotto la direzione di Georges Prêtre. In Italia approdò alla Piccola Scala il 18 Marzo 1959 diretta da Nino Sanzogno, regia e scene di Jean Cocteau. Protagonista sia a Parigi che a Milano Denise Duval, della cui interpretazione Fedele D'Amico scrisse: «resta la definizione di una persona umana individuata attraverso una voce fisica e realizzata da una interprete straordinaria: come succedeva ai bei tempi del resto, perché la più gran parte dei grandi operisti scriveva sul modello di cantanti con tanto di nome e di cognome». Nel 1968 grande interprete ne fu al Teatro Verdi di Trieste Magda Olivero.
Si tratta di un'opera poco conosciuta dal nostro pubblico, ma rappresentativa del Teatro del Novecento, ricca di significati legati alla «parola pronunciata» che è evento, azione, strumento che promuove un senso di continuità con la vita. Quella stampata, a nostro parere, non ha la stessa forza, lo stesso impatto perché allontanata dal suo ambiente naturale: il suono. Nel canto: voce umana organizzata in una struttura di suoni e di colori, si raggiunge l'apice dell'atto comunicativo perché la trasmissione di ogni messaggio è immediata, totale.

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