La musica giovanile contemporanea come invocazione trinitaria?
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Premessa: le ragioni di una riflessione
La musica come invocazione
A prima vista il titolo assegnato a questa relazione può suonare in qualche modo stravagante: non occorre infatti essere molto esperti del settore per osservare che il Mistero della Trinità non è certo la realtà più citata nelle canzoni e nelle musiche che oggi i giovani ascoltano. Anzi potremmo dire che probabilmente questo Mistero non è praticamente mai citato nei testi di queste musiche. È già molto che i giovani oggi arrivino a parlare in alcuni casi di Dio o di Gesù.
Eppure il titolo di questa relazione ci mette paradossalmente sulla strada giusta. Infatti contiene due osservazioni ultimamente decisive. La musica come espressione del cuore dell'uomo, con i suoi desideri di verità, di felicità, di giustizia, di amore, di bellezza, è effettivamente una invocazione. Ciò risulta più evidente naturalmente in certe composizioni musicali, ma alla fin fine implicitamente o esplicitamente, consapevolmente o inconsapevolmente, la musica è nella sua anima costitutiva una invocazione. Essa assume di volta in volta forme diverse: un anelito, un grido, una nostalgia, una preghiera, un desiderio, un pianto; ma tutte queste forme sono alla fin fine una invocazione.
Il 'destinatario'
In secondo luogo il titolo ci fa riflettere su quale sia o meglio su chi sia il termine, il destinatario, l'interlocutore di questa invocazione. Possiamo richiamare qui le forti parole pronunciate da Giovanni Paolo II per i giovani a Tor Vergata: "Tra le tante domande affioranti al vostro spirito, quelle decisive non riguardano il "che cosa". La domanda di fondo è "chi": verso "chi" andare, "chi" seguire, "a chi" affidare la propria vita".
Nella musica contemporanea questo soggetto rimane per lo più ignoto, indefinito, talvolta rifiutato, talaltra ricercato. Ma una cosa è certa: si tratta dell'interlocutore ultimo, decisivo, totale ed esauriente per l'esistenza dell'uomo. E questo è proprio ciò che nella tradizione religiosa viene chiamato Dio.
Il volto del Mistero come Trinità in Gesù Cristo
Per noi cristiani questo termine ignoto non è rimasto misterioso e inconoscibile: si è fatto Uomo. E nella sua umanità ha portato e rivelato tutta la sua divinità. Come ha scritto Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris Missio: "In Cristo Dio si è fatto conoscere nel modo più pieno: Egli ha detto all'umanità chi è"… In Lui "tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità". Ai giovani a Tor Vergata il pontefice ha specificato che "In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità".
In definitiva possiamo ben dire che il Mistero della Trinità, cioè l'identità ultima di Dio rivelata in Gesù Cristo e in Lui pienamente presente e operante, è il termine ultimo di quella invocazione che è la musica giovanile contemporanea. La Trinità è infatti quella realtà di comunione, amicizia, bellezza, felicità, che costituisce il termine ultimo del grande desiderio dell'uomo, essendo questo desiderio centro e motore di tutta l'umana espressione musicale.
Un Per-Corso pedagogico
Per giustificare questa affermazione cercheremo di compiere un percorso che ci conduca attraverso l'arcipelago intricato ed eterogeneo di questo mondo musicale.
Tale percorso è nato attorno ad un filo conduttore e chiarificatore che personalmente ho trovato nel pensiero e nell'insegnamento di Luigi Giussani. Tra le opere di questo noto autore risalta proprio ciò che egli stesso ha denominato il PerCorso: un trittico classico e nello stesso tempo nuovo che va dall'osservazione del senso religioso dell'uomo, all'avvenimento di Gesù Cristo e alla sua Chiesa, quest'ultima considerata come continuazione della sua stessa presenza nel mondo. La novità di questo insegnamento sta nel suo carattere fenomenologico: una osservazione dell'esperienza e delle sue implicazioni, con l'intento di mostrare la ragionevolezza dell'avvenimento cristiano. Per questo si presenta come particolarmente capace di entrare dentro la sensibilità dell'uomo contemporaneo.
Tale opera è stata recentemente pubblicata in veste di libro di testo per l'insegnamento della religione nelle scuole superiori: si tratta del libro Scuola di religione edito dalla SEI di Torino.
Nella riflessione sulla musica giovanile che vi presento ho cercato pertanto di seguire la traccia di questo testo, che via via richiamerò in alcuni dei suoi passaggi più significativi.
Il senso di una esemplificazione
Infine preciso che questa raccolta non è opera di musicologi di professione; pur essendo io sempre stato appassionato di musica, il mio approccio ad essa è determinato dall'interesse umano e cristiano di cui ho parlato, e non da preoccupazioni di carattere strettamente musicologico. Ho cercato di affrontare le varie espressioni musicali che incontravo con il criterio che ho sopra esposto. Ed ho incontrato la collaborazione dei miei alunni che mi hanno spesso segnalato le canzoni che incontravano nel loro mondo musicale e che richiamavano a loro le cose che venivano dette in classe. Così si è formato questo insieme commentato di circa 250 brani di tutti i generi musicali: dalla classica al rock, dal folk al gospel, dal country al jazz.
Non ha quindi assolutamente la pretesa di essere esaustivo, ma solo esemplificativo. Esso è disponibile in Internet all'indirizzo segnalato sulle schede; qui ne vedremo e sentiremo qualche elemento illustrativo.
"Tutto cospira a tacere di noi"
Una cultura divenuta dominante
Non possiamo però avvicinare la produzione musicale contemporanea senza considerare il contesto culturale e sociale in cui essa nasce e da cui viene determinata nei suoi contenuti e nella sua diffusione. Non si potrebbe capire quello che viene espresso nella musica degli ultimi decenni senza avere presente l'orizzonte culturale in cui si inscrive.
Tale orizzonte culturale a sua volta è frutto di un itinerario plurisecolare che dalla fine del Medioevo giunge fino al novecento. È l'itinerario che l'uomo moderno ha seguito per giungere a definire e diffondere una concezione dell'uomo e della realtà oggi universalmente presenti. È quella concezione culturale che il filosofo Cornelio Fabro ha riassunto con una efficace espressione: "Dio, se c'è, non c'entra". Dio cioè non deve entrare dentro i gesti reali della vita, dentro le preoccupazioni quotidiane, dentro lo sguardo con cui si guarda il mondo, dentro la concezione del lavoro o del divertimento. Se Dio infrangesse questo divieto la libertà dell'uomo sarebbe limitata, oppressa, avvilita. È il cosiddetto laicismo: l'affermazione della dipendenza dell'uomo da se stesso e basta.
Si tratta di una vera e propria cultura dominante, che incontriamo quotidianamente dentro le nostre scuole e sulle pagine di quasi tutti i giornali. Nessuno sfugge all'influenza di questa posizione. Per questo essa può essere identificata con il misterioso potere di cui parlava Pasolini; essa infatti diventa strumento nelle mani di chi ha in pugno di fatto la formazione delle coscienze e l'organizzazione della loro vita. Non ogni potere è in se stesso un fatto negativo, se riconosce al di sopra di sé il Mistero Ultimo da cui ogni uomo dipende; ma il potere di cui stiamo parlando si caratterizza proprio per l'esplicita volontà di sostituirsi al divino nella determinazione di tutti gli aspetti della vita dell'uomo.
Una censura sistematica
Caratteristica basilare e necessaria di questa mentalità è la repressione delle domande ultime dell'uomo, cioè la repressione delle domande della ragione, ridotta a misura delle cose e non considerata come apertura dell'uomo all'infinito. Su queste domande che possiamo definire religiose si applica una sistematica censura o auto-censura. Lo esprimeva bene il poeta Rilke: "Tutto cospira a tacere di noi, un po' come si tace un'onta, un po' forse come si tace una speranza ineffabile".
Oggetto di questa censura sono anche tutti i fatti che testimoniano l'appartenenza positiva dell'uomo al Mistero Ultimo e al Mistero fatto Uomo in particolare. Così tutto ciò che caratterizza positivamente la vita della Chiesa nel passato e nel presente non può trovare spazio significativo sulle colonne dei giornali o sulle pagine dei libri di scuola. L'uomo moderno è stato così privato della possibilità di conoscere realmente l'avvenimento cristiano nei suoi fattori decisivi e persuasivi.
Lo smarrimento dell'uomo contemporaneo
L'esito di questa posizione culturale non è la prevista esaltazione dell'uomo, bensì la sua disperazione. Per il potere di cui abbiamo parlato la vita della singola persona non ha alcun effettivo valore di fronte al futuro radioso della specie. La filosofia di Hegel ha gettato le basi per una considerazione totalmente ideologica dell'esistenza umana; i sistemi totalitari del novecento sono stati l'inevitabile conseguenza di questa concezione culturale.
L'esistenza della singola persona è risultata così priva di significato, priva di un destino buono di realizzazione dell'io. Ed è cresciuta così l'angoscia di fronte alla mancanza di senso per la vita.
Come ha scritto Cesare Pavese: "Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno in cui nulla accadrà, non c'è cosa più amara dell'inutilità… La lentezza dell'ora è spietata per chi non aspetta più nulla".
O come ha scritto Bertrand Russel, uno dei pensatori più noti e considerati del novecento: "Diventai improvvisamente e vividamente consapevole della solitudine in cui i più vivono e appassionatamente desideroso di trovare delle vie per diminuire questo tragico isolamento. La vita dell'uomo è una lunga marcia attraverso la notte circondato da nemici invisibili, torturato da logoramento e pena; ad uno ad uno come in un libro i nostri compagni di viaggio svaniscono alla nostra vista; brevissimo è il tempo in cui possiamo aiutarli".
Per descrivere questa situazione di stallo causato dalla mancanza del significato ultimo e decisivo sono quasi commoventi le parole di uno scrittore ateo come Par Fabian Lagerkvist, premio Nobel nel 1951:
"Uno sconosciuto è il mio amico, uno che io non conosco.
Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia.
Perché egli non è presso di me.
Perché egli forse non esiste affatto?
Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?
Che colmi tutta la terra della tua assenza?"
Teilhard De Chardin aveva del resto ammonito la cultura contemporanea: "Il pericolo maggiore che possa temere l'umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, è invece quella malattia spirituale, la più terribile, che è la perdita del gusto di vivere".
Albert Camus fa dire ad uno dei suoi personaggi più famosi, l'imperatore romano Caligola: "Io non sono folle e non sono mai stato così ragionevole come ora, semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. Questo mondo così come è fatto non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell'immortalità, insomma di qualcosa che sia forse insensato [che vuol dire al dì là di ogni senso immaginabile], ma che non sia di questo mondo[che non sia misurabile da me, oltre la mia misura]"… C'è una verità che mi rende la luna necessaria, una verità molto semplice, molto chiara, ma difficile da scoprire e pesante da portare". "E qual è questa verità, mio imperatore?", chiede il suo consigliere Elicone; Caligola risponde: "Gli uomini muoiono e non sono felici".
La cultura dominante e la musica contemporanea
La produzione musicale contemporanea si muove dentro questo contesto culturale. Essa ne è ampiamente determinata. Questo influsso si manifesta particolarmente nel modo in cui vengono affrontate alcune realtà come l'amore tra l'uomo e la donna, l'amicizia, la felicità, la libertà, la vita, la concezione del mondo. I criteri applicati sono per lo più quelli della mentalità dominante, secondo la quale la libertà si realizza come mancanza di legami, l'amore come un sentimentalismo istintivo, l'amicizia come una simpatia naturalistica, la felicità come soddisfazione superficiale, la vita come un sogno, la concezione del mondo come un mix molto confuso di tutte queste emozioni.
Il tutto è ulteriormente condizionato da un fatto nuovo rispetto alla pratica musicale del passato: è ciò che con Horkheimer e Adorno possiamo chiamare la gigantesca "industria culturale" attraverso la quale la mentalità dominante fa giungere i suoi prodotti alla totalità degli individui e dentro la quale nulla può intromettersi che non sia omologato ai criteri culturali di questa mentalità.
A livello di produzione musicale questa industria raggiunge livelli impensabili nel passato: guadagni da capogiro nel mercato discografico, gruppi musicali creati in continuazione dal nulla per soddisfare le esigenze commerciali, reti di distribuzione-pubblicizzazione capaci di cavalcare convenientemente i gusti del pubblico e di orientarli verso determinati prodotti bloccandone altri. I componenti del gruppo dei Beach Boys negli anni settanta si spostavano con un jet intercontinentale personale per ciascuno di essi; i concerti di certi gruppi rock sono stati realizzati con attrezzature mobili trasportate da più di 50 TIR per un solo gruppo; i brani di maggior successo vendono milioni di copie dei relativi dischi, veicolati da passaggi televisivi profumatamente pagati dalle case discografiche.
Insomma è evidente che affrontando la musica giovanile contemporanea dobbiamo fare i conti e con i contenuti culturali imposti dalla mentalità dominante e con i condizionamenti del titanico sistema di mercato; ma ricordiamoci che quest'ultimo è direttamente determinato da quella stessa mentalità dominante che si esprime nei gusti del suo pubblico e che attraverso il mercato si rafforza ulteriormente.
Tracce di autenticità
L'emergere dell'umano
Dentro questo massiccio progetto di omologazione generale emergono tuttavia delle espressioni singolari che sfondano i limiti imposti dalla cultura dominante. È proprio a questo livello che si inserisce il nostro lavoro di ricerca: cercare quelle espressioni in cui, imprevedibilmente e insopprimibilmente, l'umano emerge con le sue domande, i suoi desideri, le sue aspirazioni, il suo bisogno di infinito. Paradossalmente ciò si esprime anche nella disperazione di cui abbiamo sopra parlato, come segno evidente che il progetto che tende a soffocare l'umano porta alla negatività totale per tutti.
Un metodo culturale
Il criterio con cui possiamo svolgere questa ricerca ci è suggerito da un passo di San Paolo che descrive il metodo culturale cristiano: "Pànta dokimàzete, to kalòn katèchete", vagliate tutto e trattenete ciò che vale; o, per dirla con il Vangelo, "non spegnete il lucignolo fumigante".
La nostra preferenza
Ciò non significa che si possano additare come esemplari certi autori o certi brani della musica giovanile contemporanea; occorre guardarsi dal pericolo di fare una incauta pubblicità di realtà che non sono di fatto espressione della nostra esperienza cristiana, cioè di ciò che ci interessa realmente portare all'uomo contemporaneo. Credo tuttavia che agendo con equilibrio e senso critico, nel contesto di una preferenza che deve orientarsi verso chi effettivamente comunica l'avvenimento cristiano, possiamo prendere in considerazione con i nostri giovani anche certi prodotti della suddetta industria culturale per saperne dare un giudizio che denunci la possibile negatività e valorizzi gli eventuali seri elementi di positività.
Senso religioso vero o apparente?
Così troveremo, anche se non molto spesso, canzoni che rompono il cerchio dell'auto-censura culturale e gridano le domande dell'uomo, o dicono la sua sofferenza in un mondo senza significato, o esprimono la sua solitudine in una realtà sociale che riduce i rapporti umani a sfruttamento reciproco; si possono trovare anche spunti di un impegno serio con la vita, piccole testimonianze di una positività vissuta nell'affrontare seriamente il reale con le sue implicazioni ultimamente religiose.
È bene che tutto ciò sia valorizzato, facendo però bene attenzione a quelli che in inglese vengono chiamati fals friends, cioè espressioni che hanno un significato diverso da quella che risuona superficialmente; non si può confondere uno sterile sentimentalismo con il senso religioso, non si può indicare come esemplare una domanda quando in realtà è posta in modo che non c'è alcuna disponibilità ad accogliere un'eventuale risposta, a prenderla in considerazione, a valutarla. Guardiamoci dunque da un senso religioso solo apparente, che può essere anche preso in considerazione purché se ne dia un giudizio chiaro.
Un metodo didattico
Abbiamo così indicato un metodo anche didattico di lavoro: invitare i nostri ragazzi a seguirci in una ricerca di ciò che è autenticamente umano e quindi autenticamente religioso. Si tratta quasi di un'avventura, fatta di scoperte, riflessioni, paragoni con i criteri suggeriti. Essa sarà autentica nella misura in cui porterà a comprendere maggiormente il testo di religione e a scoprire le espressioni più geniali e utili del vero, senza preclusioni ma anche senza ingenuità.
Una tradizione da riscoprire
La rottura col passato
Parlando di musica giovanile contemporanea si potrebbe essere tentati di censurare una certa tradizione musicale con l'errata convinzione che essa sia improponibile al nostro uditorio di giovani. La musica classica e la musica popolare sono state accantonate per la generale rottura col passato imposta dalla cultura dominante. Oggi il passato è considerato un peso morto di cui sbarazzarsi, come mostra anche la tendenza degli ultimi programmi di storia o la crisi delle scuole umanistiche. Ciò perché la nuova cultura laicista ha bisogno che il passato sia screditato e il futuro invece esaltato, essendo quest'ultimo il luogo utopico della soluzione di tutti i nostri problemi.
È impressionante quello che a questo riguardo a scritto Pier Paolo Pasolini circa la generazione dei sessantottini: "Venisti al mondo e vi trovasti chi rideva della tradizione, e tu prendesti alla lettera tale ironia fortemente ribalda… Oh generazione sfortunata, capirai di aver servito il mondo: era esso che voleva far piazza pulita del passato - il suo; oh generazione sfortunata, tu obbedisti disobbedendo! Vi siete ribellati proprio come esso voleva… Piangerai, ma di lacrime senza vita, perché forse non saprai neanche riandare a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto". Pasolini parla della necessità per il potere di eliminare la Chiesa cattolica, ultimo baluardo contro la grande omologazione generale. E per raggiungere questo scopo ha realizzato un'opera sistematica di denigrazione del passato, salvo naturalmente onorarne qualche aspetto folcloristico o meglio ancora qualche altro simile nei suoi contenuti a quelli dominanti oggi.
L'unità tra passato e presente
Dentro questa rottura con il passato si colloca la difficoltà dei giovani oggi ad ascoltare la grande musica classica e i canti popolari. Ma l'esperienza dimostra che questa difficoltà può essere superata. La condizione è quella suggerita da Luigi Giussani: "Se colgo ora i fattori della mia esperienza di uomo, posso proiettarmi nel passato e riconoscere gli stessi fattori ravvisabili nelle pagine di Omero o dei filosofi eleati, di Platone o di Virgilio o di Dante, e questo confermerà l'unità grande della stirpe umana, diventerà realmente esperienza di civiltà che cresce e che si arricchisce. Una volta che fossi partito dal presente per sorprendere nei suoi valori costitutivi l'esperienza umana, allora lo studio del passato illuminerà sempre più questo sguardo che porto a me stesso" (da Scuola di religione, p. 10).
Quando propongo ai miei studenti l'ascolto di brani di Beethoven, o di Schubert, o di Chopin e tanti altri, offro loro una chiave di lettura che metta in risalto la vicenda umana che è espressa in quella musica; li invito a ravvisare in questo la loro stessa esperienza umana, con le sue domande, desideri, attese, speranze; e allora vedo in loro una profonda attenzione e un apprezzamento sincero della musica scelta. Quasi sempre invece questa musica viene presentata loro con spiegazioni di tipo tecnico o storico, e questo evidentemente non crea in loro alcun interesse.
Lo stesso vale per i canti popolari: occorre guidare i ragazzi ad entrare dentro l'esperienza umana di chi li ha scritti e cantati e scoprire che è la loro stessa esperienza, pur in circostanze diverse.
Quindi il nostro compito deve essere anzitutto quello di far riscoprire ai nostri studenti la grandezza di una tradizione musicale che ha molte più cose da dire ai nostri giorni di quante non ne dica normalmente la musica contemporanea. Oltretutto la musica classica, sacra e popolare è molto meno condizionata dagli interessi commerciali e perciò dal rischio di fare di noi i promotori del mercato discografico.
Un esempio di realizzazione pratica: seguendo il "Per-Corso"…
Vediamo ora qualche esempio di quanto finora suggerito. Seguendo il Per-Corso del testo di Giussani cercheremo di individuare qualche espressione musicale interessante.
Il percorso prevede i tre momenti fondamentali del nostro programma di insegnamento: il senso religioso, l'avvenimento di Cristo, la Chiesa. La ricerca di documentazione musicale giovanile di questo percorso conduce alla scoperta di molto materiale sul senso religioso, di molto meno su Gesù Cristo, di quasi nulla sulla Chiesa. Già questo è molto indicativo del tipo di coscienza religiosa che hanno oggi i giovani: una forte domanda di significato accompagnata da una quasi totale esperienza e consapevolezza di cosa sia la Chiesa, con in mezzo una certa ammirazione per la figura di Cristo ma anche una difficoltà a capire chi e dove Egli sia.
Nel percorso ho inserito riguardo alla Chiesa soprattutto musica classica, musica popolare e cantautori cristiani. Ora in questa breve esemplificazione mi soffermerò soprattutto sulla parte del senso religioso, per dare spazio in special modo alla musica contemporanea anche se insieme agli altri tipi di musica. Dei brani proposti ascolteremo solo delle brevi parti per poter fare in poco tempo una carrellata significativa.
Non si può non cominciare con un classico che offre un esempio abbastanza chiaro della domanda di significato in cui ultimamente è il senso religioso ad esprimersi: si tratta di Blowing in the wind di Bob Dylan. Questa canzone del 1962 divenne una autentica bandiera per il movimento degli hippy americani che protestavano contro l'ipocrisia della società moderna ed opulenta. Bob Dylan ci propone una serie serrata di domande sulla vita, sulla felicità, sul problema della morte, sulla convivenza tra gli uomini; la risposta a queste domande rimane misteriosa come il soffio del vento. Giovanni Paolo II a Bologna nel 1997 commenterà questa canzone affermando che c'è una sola strada per l'uomo per diventare veramente uomo: Gesù Cristo. Solo la manifestazione del Mistero Ultimo infatti risponde veramente al senso religioso che ci costituisce.
Blowing in the wind The answer, my friend,
is blowing in the wind,
the answer is blowing in the wind!
Yes and how many times must a man look up
before he can see the sky?
Yes and how many years must one man have
before he can hear people cry?
Yes and how many deaths will it take till
he knows that too many people have died? Traduzione La risposta, amico mio,
sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento.
Quante volte un uomo deve guardare in alto
prima di poter vedere il cielo? Quanti anni deve avere uno prima di sentire la gente che piange?
Quante morti devono accadere prima che egli sappia che troppa gente è morta? Il senso religioso è una domanda insistente, ineliminabile, insopprimibile in ogni gesto della nostra vita. Secondo San Paolo è come il motore che determina la vita stessa dei popoli e il loro cammino, come affermato nel discorso all'Areopago di Atene.
Nella musica classica c'è un brano tra i moltissimi citabili che esprime bene questa insistenza continua della esigenza di significato e di felicità: è un preludio di Chopin attraversato da cima a fondo da una nota continuamente ripetuta, quasi come una ossessione. Si intitola proprio La goccia. Quando lo faccio ascoltare ai miei studenti chiedo che siano loro a scoprire questa particolarità di questo brano e ci riescono sempre, anche se la nota è in sottofondo. Dice Giussani: "Noi siamo come di fronte ad una voce che chiama. potremo rispondervi o no, ma non possiamo impedire che essa chiami".
Chopin, Preludio n. 15, op. 28, La goccia
3. Considerare la vita con realismo ci porta a scoprire che in noi ci sono delle esigenze più grandi di quelle semplicemente biologiche. C' è in noi infatti quella che Giussani chiama la esperienza elementare: un insieme di evidenze e di esigenze con cui l'uomo è proiettato nella vita per paragonare con esse tutto ciò che trova. Sono le evidenze che lo costituiscono persona; e le esigenze sono quelle di verità, felicità, amore, giustizia, bellezza...
Un brano molto famoso dei Queen parla dell'esigenza dell'amore: un'invocazione perché si realizzi la presenza di un tu che riempia la vita. "L'uomo non può vivere senza amore - ha scritto Giovanni Paolo II - Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non si incontra con l'amore". Naturalmente l'amore per Giovanni Paolo II è una realtà ben più grande di quella di cui si parla nella canzone; ciò nonostante c'è in quest'ultima una intuizione che può condurre, se aiutata, ad una maggiore profondità.
Somebody to love Somebody, somebody
Can anybody find me somebody to love?
I work hard every day of my life
I work till I ache my bones
At the end I take home my hard earned pay all on my own -
I get down on my knees
And I start to pray
Till the tears run down from my eyes
Lord - somebody - somebody
Can anybody find me - somebody to love? Traduzione Qualcuno, qualcuno
Chi può trovarmi qualcuno da amare?
Lavoro duro ogni giorno della mia vita
Lavoro fino a rompermi le ossa Alla fine porto a casa la mia paga guadagnata duramente tutto solo
Mi inginocchio
E inizio a pregare
Finché le lacrime non mi sgorgano dagli occhi
Signore - qualcuno - qualcuno Chi può trovarmi qualcuno da amare? Nei primi decenni del 1800 sotto la guida insuperabile di Beethoven si svilupperà la grande musica romantica. In essa si cercherà di esprimere con accenti nuovi, drammatici e persino tragici, la grande esigenza di vita e di piena realizzazione di sè che infiamma l'io umano. Dentro una cultura che ha di fatto già obliterato l'avvenimento cristiano, questa gigantesca corrente musicale e anche letteraria porta alla ribalta il problema umano, mettendo in scacco il baldanzoso ottimismo della società atea emergente. La domanda religiosa cacciata dalla porta della civiltà rientra impetuosa attraverso le finestre della vita dei singoli uomini.
Sarebbe affascinante ripercorrere il cammino di questa grande musica, che passa attraverso nomi come Beethoven, Schubert, Chopin, Mendelhsson, Tchaicovskij, Smetana, Rachmaninov. Ci accontentiamo qui di segnalare la struggente Incompiuta di Schubert, dove l'invocazione umana verso il significato diventa grido quasi disperato. sembra proprio di sentire l'animo di Giacomo Leopardi che in letteratura ha espresso lo stesso grido.
Schubert, Sinfonia n.8, Incompiuta, primo tempo
Un grande cantautore americano, John Denver, ha creato una canzone divenuta il pezzo classico del genere country: Take me home, country road, portami a casa strada della mia terra. È il tema della nostalgia e del desiderio. È un po' quello che diceva Eugenio Montale: "Tutte le immagini portano scritto 'più in là'", cioè tutta la realtà è segno di qualcosa d'altro. Lo scrittore inglese Louis osservava che la realtà ci dice continuamente: "Non sono io la gioia; io sono solo un promemoria: guarda, guarda! Cosa ti ricordo?".
Intervenuto in un concerto in Vaticano un anno prima di morire Denver commosso ha detto: "Avevo sempre desiderato provare l'emozione che hanno vissuto quelli che hanno visto il bambino Gesù la notte di Natale; questa sera qui con voi per la prima volta l'ho rivissuta".
Country roads Country roads
take me home
to the place I belong
West Virginia mountain mama
take me home country roads.
I hear a voice in the morning hour she calls me
radio reminds me of my home far away
and driving down the road
I get a feeling that I should have been home
yesterday, yesterday. Traduzione Strade di campagna
portatemi a casa al luogo cui io appartengo
il West Virginia, montagna materna,
portatemi a casa, strade di campagna.
Sento una voce al mattino che mi chiama,
la radio mi ricorda la mia casa lontana
e guidando per la strada ho una sensazione
che sarei dovuto essere a casa
ieri, ieri 6. Rimasi molto sorpreso un anno fa quando trovai casualmente ad un raduno un disco con venti canti gospel interpretati in modo veramente ottimo niente meno che da Elvis Presley. Il modo con cui canta questi testi religiosi è molto intenso e appassionato: segno che anche in ambienti non molto ortodossi il senso religioso e il fascino dell'avvenimento cristiano si fanno sentire in modo insopprimibile. Il canto che sentiremo descrive bene quella che Giussani chiama "la dinamica del segno", vale a dire il modo con cui la realtà dimostra l'esistenza di un Altro. Lo stupore per l'esistenza della realtà che non abbiamo fatto noi, per la sua bellezza cosmica, per la sua provvidenzialità ci conduce ad una conclusione molto ragionevole: l'affermazione dell'esistenza di un Altro cui tutta la realtà rimanda come segno. Negare questa conclusione significa negare il dato più evidente della realtà. Diceva Einstein: "Chi non ammette l'insondabile Mistero non può essere nemmeno uno scienziato". Who made the mountains Who made the mountains, who made the trees
Who made the rivers flow to the sea
And who sends the rain when the earth is dry
Somebody bigger than you and I
Who made the flowers to bloom in the spring
Who made the song for the robins to sing
And who hung the moon and the stars in the sky
Somebody bigger than you and I Traduzione Chi ha fatto le montagne, chi ha fatto gli alberi
Chi ha fatto i fiumi che scorrono verso il mare
E chi manda la pioggia quando la terra è secca
Qualcuno più grande di te e di me
Chi ha fatto i fiori perché fiorissero in primavera
Chi ha fatto la melodia perché i pettirossi la cantino
Chi ha messo la luna e le stelle nel cielo
Qualcuno più grande di te e di me Nel canto popolare troviamo innumerevoli esempi di senso religioso. Una forza particolare si esprime nel canto popolare russo: si avverte la voce di un popolo, nella quale si fonde quella del solista. Scrive Giussani che nel canto popolare russo si trova l'"esperienza di una umanità incarnata, e nello stesso tenpo la nostalgia di qualcosa che c'è, anche se non lo si riesce ad immaginare. l'anima russa vive secondo questo modulo caratteristico di malinconia forte e drammatica... come esigenza di soddisfazione, come esigenza struggente della felicità".
Il canto che ascoltiamo, utilizzato anche da Pasolini nel film Vangelo secondo Matteo, ci introduce nel grande orizzonte di questo desiderio: il cosacco è invitato ad entrare come l'aquila in cielo in questa grandezza che chiama.
Ah, tu, vasta steppa, steppa sconfinata.
Ah tu, Volga madre, libero Volga.
Oh, ma è l'aquila della steppa
Che si leva in volo, e il cosacco del Don
che si lascia a briglia sciolta;
Oh, non volare, aquila, radente a terra,
e tu, cosacco, non restare presso la riva.
Di fronte al senso religioso l'uomo può assumere una serie di atteggiamenti irragionevoli. Giussani nel testo suggerito ne indica sei che mostrano come si può negare o ridurre il valore della domanda ultima.
Tra questi atteggiamenti oggi prevale quello di una certa negazione pratica del senso religioso: si vive come se la domanda non ci fosse. La maggior parte della produzione discografica naviga proprio in questo mare di superficialità definito genericamente come 'musica commerciale'. Il successo commerciale della scorsa estate, che ho sentito cantare anche nelle nostre colonie cattoliche, parla di una che si sente finalmente rivivere quando colui del quale si era innamorata se ne va: un'idea veramente educativa dell'amore.
Ma nella musica contemporanea si trova anche un'altra terribile forma di negazione del senso religioso: è la negazione disperata, cioè la negazione della possibilità di risposta alle domande ultime. Essa è frutto chiaramente della diffusione della mentalità dominante di cui sopra abbiamo parlato. È una autentica disperazione che ritroviamo sia in alcuni brani d'autore seriamente impostati, sia in filoni musicali più devastanti come quelli del rock metal che in certi casi sfocia in un vero e proprio satanismo.
Ascoltiamo qui anzitutto una bella ma terribile canzone di Francesco Guccini dal titolo Quello che non: è l'affermazione di un triste nichilismo, che ha un unico pregio, quello almeno di non essere associato ad un irragionevole ottimismo ideologico.
La vedi nel cielo quell'alta pressione?
La senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d'un fiato
che il dio dell'inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano?
lo senti quel suono di un piano
di un Mozart stonato che prova e riprova
ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perché di cortili bagnati,
di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite,
di lettere ormai non spedite?
Lo sai che non siamo più niente?
9. C'è una posizione erronea di partenza in questa canzone: non è oggettivamente vero che siamo nulla, perché è evidente che siamo qualcosa. Il nichilismo non è ragionevole perché la realtà esiste e pone il problema della sua origine, della sua identità, della sua sussistenza, del suo destino. La cosa più ragionevole è perlomeno mantenere aperta la possibilità di una risposta. Diceva Eugenio Montale: "la sola speranza è un imprevisto; ma mi dicono che è una stoltezza il dirselo"; la menzogna della cultura dominante è proprio in questa censura della speranza.
È quello che si ritrova anche in un'altra bella canzone di un cantante italiano, Raf. La stessa impressionante disperazione, unita ad una musica molto ariosa e in realtà per nulla disperata. Una contraddizione che mostra l'irragionevolezza ultima delle parole usate. Rimane da valorizzare anche qui un dolore autenticamente umano, che in altre canzoni si apre esplicitamente alla dimensione religiosa.
Che vuoto che c'è!
La vita cos'è?
È una gara senza senso e noi
siamo soli nell'immenso vuoto che c'è
la vita cos'è?
Agnus Dei,
non ci sarà redenzione per i nostri peccati,
e non c'è verità che non vada a pezzi,
siamo pazzi, siamo dannati.
Non prendersi mai e ritrovarsi qui
distratti e abbandonati.
Quante stelle nel chellophane questa notte avvolgerai?
Quanti sogni nell'anima come angeli incontrerai?
Non lo vedi? lo sai! Siamo fragili noi...
Siamo soli nell'immenso vuoto che c'è
soli in fondo all'universo senza un perché
c'è bisogno di una luce quaggiù
non lasciarmi amore almeno tu come me...
Siamo soli nell'immenso vuoto che c'è!
10. Alla fine della sua vita il grande cantante dei Queen, Freddy Mercury, ha composto due canzoni piene di una radicale domanda di salvezza. Si tratta di una apertura che rompe il cerchio del pessimismo o della falsità. Le due canzoni sono strettamente unite; prenderemo in considerazione solo la prima, dove viene posta la questione fondamentale: chi mi salverà, chi si prenderà cura di me, chi mi condurrà al mio destino, chi mi guiderà alla salvezza... Nella seconda risuona un'affermazione veramente rara: "Signore, prenditi cura di me". È una preghiera, l'unica che io abbia trovato in forma così esplicita nella musica rock più diffusa.
La suprema ragionevolezza dell'uomo è la domanda, la mendicanza: solo qui si riconosce il senso religioso autentico.
Now the wind has lost my sail
Now the scent has left my trial
Who will find me
Take care and side with me
Guide me back safely to my home
Where I belong... Once more
Where is my star in heaven's bough
Where is my strength, I need it now
Who can save me
Lead me to my destiny
Guide me back safely to my home
Where I belong… Once more Ora il vento ha abbandonato la mia vela
Ora il profumo ha lasciato il mio cammino
Chi mi troverà si prenderà cura di me e mi accompagnerà
mi porterà con sicurezza alla mia casa alla quale io appartengo… finalmente.
Dov'è la mia stella nel ramo del cielo
Dov'è la mia forza, ne ho bisogno ora
Chi può salvarmi
condurmi al mio destino
portarmi a casa con sicurezza
dove io appartengo… Finalmente. 11. La questione fondamentale posta da un autentico senso religioso è il desiderio che il Mistero si riveli, si faccia conoscere. Il vertice cui può giungere la ragione è il riconoscimento del Mistero, cioè dell'esistenza di qualcosa o qualcuno che la supera. È una posizione vertiginosa, che l'uomo non sa sostenere. Per questo San Tommaso dice che di fatto senza la rivelazione la conoscenza di Dio sarebbe raggiunta solo da pochi, dopo molto tempo e non senza mescolanza di errori.
È quanto traspare da questa bella canzone scritta nel 1971 da George Harrison, il chitarrista-cantante dei Beatles; il titolo è My sweet Lord, mio dolce Signore. C'è il desiderio di conoscere Dio, ma anche la consapevolezza che c'è una distanza che non si riesce a colmare con le nostre forze.
My Sweet Lord My sweet Lord,
I really want to see you
I really want to be with you
I really want to see you, Lord
but it takes so long, my lord.
My sweet Lord… Traduzione Mio dolce Signore
Io realmente vorrei vederti
Realmente vorrei essere con Te
Io realmente vorrei vederti, Signore,
ma ci vuole così tanto, mio Signore
Mio dolce Signore… 12. In una sua nota canzone Guccini descrive il ciclo dei mesi e delle stagioni: il tempo scandisce situazioni diverse, ma alla fine si ripete sempre uguale, mentre la nostra vita trascorre senza che accada mai qualcosa di decisivo per la nostra felicità. In questo grigiore però ad un certo punto, alla fine, sorge una intuizione impetuosa: nel mese di dicembre "nasce Cristo, la tigre". Il termine tigre richiama il passo dell'Apocalisse in cui Gesù viene definito 'il leone di Giuda' che vince e riesce ad aprire il misterioso libro della vita. Guccini ha questa felice intuizione, comprendendo che Cristo è l'unico avvenimento che può cambiare l'implacabile scorrere di un tempo senza prospettive; come scriveva S. Agostino "circuitus illi iam explosi sunt": Cristo ha fatto esplodere le catene del fato.
Questa intuizione rimane come sospesa nel vuoto; Guccini non la sviluppa e nemmeno lo potrebbe perché richiede la sequela di un fatto che non si lascia ridurre alle nostre idee. Ma nonostante questa sospensione, questa intuizione apre l'affascinante capitolo della rivelazione.
O giorni, o mesi che andate sempre via;
sempre simile a voi è questa vita mia;
diverso tutti gli anni ma tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi che non sai mai giocare.
Cala Novembre, e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti:
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti.
Cade la pioggia, ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada,
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada.
E mi addormento come in un letargo, Dicembre, alle tue porte,
lungo i tuoi giorni con la mente spargo tristi semi di morte.
Uomini e cose lasciano per terra esili ombre pigre
ma nei tuoi giorni dai profeti detti nasce Cristo la tigre.
O giorni...
13. Come si è posto nella storia il problema cristiano? Che cosa hanno vissuto coloro che hanno incontrato e seguito Cristo? Giussani nel testo che stiamo seguendo cerca di identificare i tratti salienti della personalità di Cristo così come sono emersi nell'esperienza degli apostoli e della gente del suo tempo. Emerge la figura di un uomo senza paragone, in cui potere, intelligenza, sguardo rivelatore dell'umano, bontà si mescolano fino a produrre la domanda decisiva: ma chi è Costui?
Un gruppo newyorkese denominato Bay Ridege Band racconta in questa bella canzone di genere acustic-rock l'esperienza del cieco nato che viene guarito miracolosamente da Gesù: i farisei si indignano, accusano Gesù, insultano il miracolato; ma quest'ultimo ha ben chiara una realtà: era cieco e adesso ci vede, e deve questo ad un uomo più grande di qualsiasi altro. The things that I see. Le cose che vedo.
The Things That I See The things that I see
Got me laughin' like a baby
The things that I see
Got me cryin' like a man
The things that I see
I can look at what He gave me!
And He's gonna show me
Even more then I see.
He come to me again
And this time I could see Him
Told me how he'd been
Out lookin'for me
He told me to believe
I said "what should I believe in?"
He said "Keep on believin'in me!" Traduzione Le cose che vedo
Mi fanno ridere come un bambino
Le cose che vedo
Mi fanno piangere come un uomo
Le cose che vedo,
mi fanno guardare a quel che Lui mi ha donato
e mi mostrerà ancora di più di quel che vedo
Tornò da me
E questa volta potevo vederlo.
Mi disse che mi aveva cercato
E mi disse di credere.
Chiesi "in cosa devo credere?"
E Lui rispose "continua a credere in me". 14. La risposta data da Gesù alla domanda posta sulla sua identità è al di là di ogni precedente immaginazione dei suoi ascoltatori. Gesù rivela gradualmente la sua identità divina con espressioni che via via non lasciano spazio a dubbi. È proprio questa pretesa che fa scattare la reazione degli intellettuali del tempo, i farisei. Gesù con la sua risurrezione da morte non fa che confermare in maniera clamorosa la verità della sua pretesa. È di fronte a questa pretesa che l'uomo deve prendere posizione: "o ci si trova di fronte ad una follia o quell'uomo, che dice di essere Dio, è Dio", scrive Giussani. Ed è la nostra libertà che è chiamata a prendere posizione. Lo descrive bene Bob Dylan in questo brano scritto nel 1979 in occasione della sua sorprendente conversione al cristianesimo.
In the Garden When they came for Him in the garden, did they know?
When they came for Him in the garden, did they know?
Did they know He was the Son of God, did they know that He was Lord?
Did they hear when He told Peter, "Peter, put up your sword"?
When they came for Him in the garden, did they know?
When they came for Him in the garden, did they know? Traduzione Quando vennero per Lui nell'orto degli ulivi, sapevano?
Quando vennero per Lui nell'orto degli ulivi, sapevano?
Sapevano che Lui era il Figlio di Dio, sapevano che era il Signore?
Udivano quando Egli diceva a Pietro, "Pietro, metti via la tua spada"?
Quando vennero per Lui nell'orto degli ulivi, sapevano?
Quando vennero per Lui nell'orto degli ulivi, sapevano? 15. La conversione di Bob Dylan è un fatto abbastanza enigmatico, come del resto molti altri aspetti della sua vita. Più chiara nel tempo è risultata la posizione degli U2. Molte loro canzoni parlano della fede cristiana; recentemente il loro leader Bono ha fatto visita al Papa e, in un fervoroso impegno a favore dei popoli indebitati con l'occidente, ha espresso la sua fede anche scrivendo l'introduzione ad un libro di salmi. Tra le loro canzoni una delle più chiare nell'affermazione della fede cristiana è Gloria, dove troviamo anche un'espressione liturgica latina. Tenuto conto del contesto culturale che abbiamo descritto finora, mi sembra di rilievo l'affermazione fatta nel testo che solo in Cristo l'uomo è completo. Gloria I try to sing this song.
I try to stand up.
But I can't find my feet.
I try, I try to speak up.
But only in you I'm complete.
Gloria, in Te Domine
Gloria, exultate Traduzione Provo a cantare questa canzone
Provo a stare in piedi,
ma non riesco
Io provo, provo a parlare…
Ma solo in Te io sono completo
Gloria, in Te Domine,
Gloria, exultate 16. All'inizio di questo breve excursus musicale abbiamo dovuto constatare che nella musica contemporanea emerge una quasi totale ignoranza del fatto Chiesa. Eppure senza la comunità cristiana vissuta ogni affermazione di fede in Cristo e di ammirazione per Lui rimane come sospesa nel vuoto. Su questo punto è fortemente interpellata la nostra responsabilità di educatori perché i giovani possano conoscere questa realtà che Cristo ha voluto per continuare ad essere fisicamente presente nel mondo.
Nella musica sacra di tutto il secondo millennio possiamo trovare espressioni veramente splendide della Chiesa e della sua fede: dal canto gregoriano alla polifonia di Palestrina e Tomaso da Victoria, dalle laude medioevali ai vespri di Monteberdi, da Pergolesi a Bach; di Mozart basti citare la splendida Messa per l'Incoronazione della Vergine, diretta da Von Karajan nella Basilica vaticana per la solennità di Pietro e Paolo nel 1987.
Un'espressione musicale commovente di cosa sia la Chiesa mi sembra ravvisabile nei Vespri composti da Rachmaninov all'inizio del '900 per la liturgia ortodossa: il coro come voce unica che riflette l'unità stessa del Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Blazhen Muzh Blazhen Muzh,
izhe ne ide na sovet neche stivykh. Alliluya.
Yako vest Gospod put pravednyk, i put nechestivykh pogibnet. Alliluya.
Rabotaite Gospodevi so strakhom i raduuitesya Emu s Trepetom. Alliluya.
Blazheni vsi nadeyushschisya Nan. Alliluya.
Voskresni, Gospodi, spasi mya, Bozeheh moy. Alliluya.
Gospodne est spaseniye, i Na lyudekh Tvoikh blagosloveniye Tvoe. Alliluya.
Slava otsu i Synu i Svyatomu Dukhu, i nyne i prisno i vo veki vekov. Amin. Alliluya.
Slava Tebe, Bozhe. Traduzione Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi. Alleluia,
Perché il Signore conosce la via dei giusti e la via degli empi andrà in rovina. Alleluia.
Servite il Signore nella gioia e vivite in Lui con timore. Alleluia.
Bendetti coloro che pongono in Lui la loro fiducia. Alleluia.
Sorgi o Signore e salvami, mio Dio. Alleluia.
La salvezza appartiene al Signore e la sua benedizione è sopra il suo popolo. Alleluia. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Alleuia. Gloria a Te, o Signore.
Conclusione: la fede come esperienza
Quello che abbiamo visto è un esempio di come la musica possa accompagnare un lavoro di scoperta delle verità fondamentali del nostro insegnamento della religione. Ma non sarebbe una conoscenza autentica della religione cristiana quella che non si incarnasse in una esperienza vissuta. Il nostro compito come insegnanti di religione è anche quello di offrire la possibilità di vivere questa esperienza. Solo così si potrà scoprire che la Trinità non è un'idea teologica, ma una Presenza da incontrare e seguire. E solo così si potrà valorizzare ogni spunto di verità che possa condurre gli uomini verso questa irrinunciabile e gratuita pienezza. Anche nella musica.