Beatles e fantascienza 2 - Il misterioso dodicesimo album

Percorsi di nostalgia sulle tracce di un album favoloso.
Per l'articolo integrale, si veda "Future Shock" n. 41
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Approfondimenti - Musica"

Già la teologia medievale affermava che Dio conosce non solo i “possibili”, ma anche i “futuribili”, ossia le conseguenze dei possibili, e forse proprio questo è stato lo spunto di partenza per immaginare gli “universi paralleli” (o anche la “Biblioteca di Babele”). Dal punto di vista dei contenuti delle canzoni, “il dodicesimo album” è forse il migliore di tutti: la maturazione umana dei protagonisti, l’esperienza dolorosa della separazione, spunti riflessivi più evoluti lo arricchiscono rispetto alle prove precedenti.
Ecco la scaletta del “dodicesimo album”:
1.GIVE ME SOME TRUTH (di John Lennon, dall’album “Imagine”)
2.IT DON’T COME EASY (di Ringo Starr, singolo)
3.EVERY NIGHT (di Paul McCartney, dall’album “McCartney”)
4.ALL THINGS MUST PASS (di George Harrison, dal triplo album omonimo)
5.CHILD OF NATURE (di Lennon, inesistente se non con il titolo “JEALOUS GUY”, da “Imagine”)
6.BACK SEAT OF MY CAR (di McCartney, da “Ram”)
7.INSTANT KARMA (singolo di Lennon)
8.ISN’T IT A PITY (di Harrison ,da “All things must pass”)
9.JUNK (di McCartney, da “McCartney”)
10.WAH WAH (di Harrison, da “All things must pass”)
11.GOD (di Lennon, da “John Lennon/Plastic Ono Band”)
12.MAYBE I’M AMAZED (di McCartney, da “McCartney”, ma eseguita nel racconto da Lennon).
Dal tema della verità (Give Me Some Truth), a quello di Dio (God), da quello della fatica dei rapporti (Isn’t It A Pity, It Don’t Come Easy) alla labilità di tutto (All Things Must Pass) il livello della meditazione si fa più profondo ed essenziale. E’ “All Things Must Pass” a fornire probabilmente una chiave di lettura dell’intero racconto: accompagnata dalla citazione del Capitolo X del IV libro delle Confessioni di Sant’Agostino (“Le creature devono servire per risalire al Creatore, non per attaccarvi il proprio cuore”), la canzone fu già pubblicata dai Beatles nel loro libro fotografico “Let It Be”: “All things must pass, none of life’s strings can last”: “Tutto passa, nessun accordo della vita può durare”. E il senso della labilità delle cose emerge nel racconto, sia che si parli della scomparsa di Sick Note, sia che si mediti sulla malinconica sorte del “Titanic”, ridotto ad albergo galleggiante, sia che si ricordi la trascorsa giovinezza, di cui i Beatles erano colonna sonora.
La storia, narrata in prima persona da uno dei protagonisti, si svolge interamente sul “Titanic”, trasformato in luogo di feste e ristorante, ed ancorato presso il porto di Liverpool. All’inizio del racconto la “quest” o ricerca è già conclusa: l’oggetto misterioso sta girando sul piatto di un giradischi vecchio stile. Non per questo sono però risolti i misteri della storia, che si intrecciano secondo un triplice itinerario:
a.Il presente è il momento dell’ascolto sempre più stupito del “dodicesimo album”, con una serie di domande, ipotesi, teorie per ricostruirne la provenienza. Ogni singola canzone è commentata in modo competente ed appassionato dai due protagonisti, che aggiungono tassello a tassello per giungere a una plausibile risposta. Vi è il senso dell’”evento unico”, dell’”esperienza inimitabile” che nessun altro potrà più compiere.
b.La scoperta dell’album è avvenuta sulle tracce dell’amico scomparso, che è presente in tutto quello che circonda i due protagonisti. I passi successivi della scoperta dell’alloggio sono dei “flash-back”, mentre l’indagine sull’oggetto misterioso è tutta tramata da brani di memoria, frasi, episodi del passato.
c.La storia parallela del “Titanic” consente da un lato al lettore di capire che quello descritto non è il nostro mondo (essa avviene per accenni e indizi accortamente disseminati, fino al finale con le lettere del nome della nave elencate a mo’ di gioco enigmistico da ricostruire); dall’altro crea un parallelo tra la scomparsa dell’amico, la fine dei Beatles e il triste destino della nave: “E’ solo un vecchio rudere”.
Anche per la comprensione dell’”Universo parallelo” vi è un’indagine fatta di memorie, indizi, ipotesi.
In un linguaggio pesantemente gergale (espressione di familiarità ma anche di crescente stupore, come in uno scoppio di irrefrenabile sbalordimento), la storia si dipana fino alla conclusione malinconica, quasi una conferma della irreformabilità del passato, nonostante le dimensioni parallele o i mondi alternativi.