Il calendario dell'11 Febbraio
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Eventi
▪ 660 a.C. - Data tradizionale di fondazione del Giappone da parte dell'Imperatore Jimmu Tenno
▪ 49 a.C. - Gaio Giulio Cesare oltrepassò il fiume emiliano Rubicone, recitando le celebri parole: "Alea iacta est" "Il dado è tratto"
▪ 1531 - Enrico VIII d'Inghilterra viene riconosciuto come capo supremo della Chiesa d'Inghilterra
▪ 1752 - Fortemente voluto da Beniamino Franklin, apre il Pennsylvania Hospital, il primo ospedale Americano.
▪ 1790 - La Society of Friends presenta una petizione al Congresso degli Stati Uniti per l'abolizione della schiavitù
▪ 1794 - Prima sessione del Senato degli Stati Uniti aperta al pubblico
▪ 1808 - Primo impiego sperimentale dell'Antracite come combustibile
▪ 1809 - Robert Fulton brevetta la nave a vapore
▪ 1810 - Napoleone sposa Maria Luisa d'Austria
▪ 1814 - La Norvegia proclama l'indipendenza, segnando la fine dell'Unione di Kalmar
▪ 1826 - L'University College di Londra viene fondato col nome di Università di Londra
▪ 1837 - L'American Physiological Society si costituisce a Boston (Massachusetts)
▪ 1840 - La figlia del reggimento, opera di Gaetano Donizetti, viene eseguita per la prima volta a Parigi
▪ 1843 - Prima dell'opera I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi a Milano
▪ 1848 - Ferdinando II promulga la Costituzione del Regno delle due Sicilie, concessa il 29 gennaio precedente come risposta alle sommosse scoppiate in tutto il Regno
▪ 1858 - La Beata Vergine Maria appare per la prima volta a Santa Bernadette Soubirous a Lourdes
▪ 1861 - Stati Uniti d'America: La camera dei rappresentanti approva all'unanimità una risoluzione che garantisce la non-interferenza con le scelte degli stati sulla schiavitù
▪ 1873 - Re Amedeo I di Spagna abdica
▪ 1889 - Viene adottata la Costituzione Meiji del Giappone; La prima Dieta del Giappone si riunisce nel 1890
▪ 1902 - La polizia picchia i dimostranti per il suffragio universale a Bruxelles
▪ 1905 - Papa Pio X pubblica l'enciclica Vehementer nos
▪ 1916 - Emma Goldman viene arrestata per aver tenuto una lezione sul controllo delle nascite
▪ 1919 - Friedrich Ebert (SPD), viene eletto Presidente della Germania
▪ 1928 - Iniziano i II Giochi olimpici invernali a Sankt Moritz, Svizzera
▪ 1929 - Il cardinale Pietro Gasparri e Benito Mussolini firmano i Patti Lateranensi tra Vaticano e Regno d'Italia
▪ 1941 - Il primo disco d'oro viene consegnato a Glenn Miller per Chattanooga Choo Choo
▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: Il Generale Dwight Eisenhower viene scelto come comandante delle armate alleate in Europa
▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: si conclude la Conferenza di Yalta
▪ 1948 - John A. Costello succede a Éamon de Valera come Presidente d'Irlanda (Taoiseach)
▪ 1953
- - Il presidente statunitense Dwight Eisenhower rifiuta la richiesta di clemenza per Ethel e Julius Rosenberg
- - L'Unione Sovietica rompe le relazioni diplomatiche con Israele
▪ 1961 - Inizia a Gerusalemme il processo ad Adolf Eichmann
▪ 1964
- - Greci e turchi iniziano a combattere a Limassol, Cipro
- - La Repubblica di Cina (Taiwan) rompe le relazioni diplomatiche con la Franc
▪ 1967 - A Oberstdorf (Germania), Lars Grini è il primo uomo a raggiungere i 150 metri nel salto con gli sci
▪ 1968 - Scontri sul confine Israelo-Giordano
▪ 1971 - USA, Regno Unito, URSS, e altre nazioni firmano il Trattato di Seabed, che mette fuori legge le armi nucleari nelle acque internazionali
▪ 1973 - Guerra del Vietnam: Primo rilascio di prigionieri di guerra statunitensi dal Vietnam
▪ 1978 - La Cina mette all'indice le opere di Shakespeare, Aristotele e Charles Dickens, la cui lettura diviene pertanto proibita
▪ 1979 - L'Ayatollah Ruhollah Khomeini prende il potere in Iran
▪ 1981 - 380 m3 di refrigerante radioattivo fuoriescono nell'edificio di contenimento della centrale nucleare TVA Sequoyah 1 in Tennessee, contaminando 8 lavoratori
▪ 1986 - Anatoly Scharansky, rilasciato dall'URSS, lascia la nazione
▪ 1987 - Entra in vigore la costituzione delle Filippine
▪ 1990 - In Sudafrica viene liberato Nelson Mandela dopo 26 anni di carcere. Data simbolica per l'abolizione dell'apartheid
* 2004 - L'imprenditore italiano Sergio Cragnotti viene arrestato per il crac della Cirio
Anniversari
▪ 641 - Flavio Eraclio, meglio noto come Eraclio I (latino: Flavius Heraclius; Cappadocia, 575 – Costantinopoli, 11 febbraio 641), è stato un imperatore bizantino dal 5 ottobre 610 fino alla morte.
▪ 1141 - Ugo di San Vittore (Sassonia, 1096 circa – San Vittore, 11 febbraio 1141) è stato un teologo, filosofo e cardinale francese, tra i principali teorici della scolastica, venerato come beato dalla Chiesa cattolica.
La filosofia
Con gli scritti di Ugo si completò il processo di chiarificazione e razionalizzazione del testo scritto, grazie alle spaziature, alla punteggiatura, alla divisione in capitoli con indici alfabetici: ogni singola parola acquistò così indipendenza e si crearono le condizioni per lo sviluppo della lettura silenziosa.
La sua fama nel medioevo fu molto vasta, sia per la sua sapienza, che per le sue esperienze mistiche, che erano un coronamento di tale sapere.
Fu una delle principali personalità della filosofia scolastica agostiniana e i suoi studi offrirono numerosi appoggi alla successiva scuola di Tommaso d'Aquino. Nel De sacramentis e nel Didascalion Ugo sostenne la congruenza tra la ragione e la fede, a differenza di San Bernardo di Chiaravalle, poiché il sapere e tutte le arti naturali servono alla scienza divina (De sacramentis, Propulsione). La ricerca del sapere sacro e profano si deve articolare quindi su due piani paralleli: uno è quello della rivelazione e dell'illuminazione che provengono da Dio; l'altro è quello dell'investigazione affidata all'uomo, che si deve rivolgere alle cose esterne e alla sua anima. Quello che la ragione non può spiegare e che deve essere pertanto oggetto di fede, non viene più indicato come "incredibile", ma come "mirabile", che trascende la ragione ma non la nega.
Da questi presupposti egli pervenne a una duplice dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio:
▪ A partire dalla certezza dell'anima, esistente e finita a partire da una causa creatrice (teoria derivata da Sant'Agostino)
▪ A partire dalla certezza delle cose esterne, le quali, in quanto soggette alla caducità, presuppongono a loro volta un creatore.
Grande cura fu dedicata, nelle sue opere (e in quelle poi della scuola dei vittorini), alla ricerca psicologica e antropologica: all'investigazione di un vincolo intermedio tra il corpo e l'anima che spieghi la complementarietà tra le due opposte nature dell'uomo, cercando in quale misura esse concorrano alla conoscenza. Ugo indicò tale intermediazione nell'immaginazione, inferiore allo spirito e superiore ai sensi. Individuò inoltre la meditazione quale legame tra scienza e pensiero, intendendola come quello sforzo di comprensione razionale del mistero. Con la meditazione inoltre ci si prepara all'esperienza della contemplazione mistica, rivolta verso Dio o verso le sue creature. Il grado maggiore è ovviamente quello rivolto al Creatore, e presuppone lo sprofondarsi nell'abisso interiore dell'anima.
Nel Didascalicon definisce la natura come 'l'autografo libro di Dio', in quanto istituita da Dio al fine di manifestare la sua infinita sapienza.
Questo atto segna una tappa del lungo cammino teologico-filosofico che porterà all'idea della Natura come espressione del Pensiero di Dio. Questa idea sarà il motore, nel corso del XVII secolo, della rivoluzione scientifica, sviluppando la convinzione che la conoscenza delle leggi che regolano la Natura fosse la strada maestra per avvicinarsi alla comprensione del Pensiero di Dio
* 1650 - René Descartes ([ʀəˈne deˈkaʀt], latinizzato in Renatus Cartesius e italianizzato in Cartesio o, in passato, Renato Delle Carte; La Haye en Touraine, 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11 febbraio 1650) è stato un filosofo e matematico francese, che diede fondamentali contributi a questi due campi del sapere.
«Cogito ergo sum» «Penso dunque sono» (René Descartes, Principia philosophiae)
Cartesio, ritenuto da molti fondatore della filosofia moderna e padre della matematica moderna, è considerato uno dei più grandi e influenti pensatori nella storia dell'umanità. Con il suo pensiero estese la concezione razionalistica di una conoscenza ispirata alla precisione e certezza delle scienze matematiche, così come era stata propugnata da Francesco Bacone, ma formulata e applicata effettivamente solo da Galileo Galilei, a ogni aspetto del sapere, dando vita a quello che oggi è conosciuto con il nome di razionalismo continentale, una posizione filosofica dominante in Europa tra XVII e XVIII secolo.
La finalità della filosofia di Cartesio è la ricerca della verità attraverso la filosofia, intesa come uno strumento di miglioramento della vita dell'uomo: perseguendo questa via il filosofo intende ricostruire l'edificio del sapere, fondare la scienza.
Cartesio ritiene che criterio basilare della verità sia l'evidenza, ciò che appare semplicemente e indiscutibilmente certo, mediante l'intuito. Il problema nasce nell'individuazione dell'evidenza, che si traduce nella ricerca di ciò che non può essere soggetto al dubbio. Pertanto, dacché la realtà tangibile può essere ingannevole in quanto soggetta alla percezione sensibile (dubbio metodico) e al contempo anche la matematica e la geometria (discipline che esulano dal mondo sensibile) si rivelano fasulle nel momento in cui si ammette la possibilità che un'entità superiore (colui che Cartesio soprannomina genio maligno) faccia apparire come reale ciò che non lo è (dubbio iperbolico), l'unica certezza che resta all'uomo è che, per lo meno, dubitando, l'uomo è sicuro di esistere. L'uomo riscopre la sua esistenza nell'esercizio del dubbio. Cogito ergo sum: dal momento che è propria dell'uomo la facoltà di dubitare, l'uomo esiste.
Partendo dalla certezza di sé, Cartesio arriva, formulando tre prove ontologiche, alla certezza dell'esistenza di Dio. Dio, che nella concezione cartesiana è bene e pertanto non può ingannare la sua creazione (l'uomo), si rende garante del metodo, permettendo al filosofo di procedere alla creazione dell'edificio del sapere. Le maggiori critiche ricevute da Cartesio furono apportate da Pascal (che gli rimprovera di sfruttare Dio per dare un tocco al mondo) e da alcuni suoi avversatori contemporanei, che lo accusarono di essere caduto in una trappola solipsistica (assimilabile ad un circolo vizioso): Cartesio teorizza Dio per garantirsi quei criteri di verità che gli sono serviti a dimostrare l'esistenza di Dio.
* 1799 - Lazzaro Spallanzani (Scandiano, 12 gennaio 1729 – Pavia, 11 febbraio 1799) è stato un gesuita e biologo italiano, considerato il "padre scientifico" della fecondazione artificiale, è ricordato soprattutto per aver confutato la teoria della Generazione spontanea con un esperimento che verrà successivamente ripreso e perfezionato da Louis Pasteur.
Nacque da Gian Nicola e da Lucia Zigliani; a quindici anni entrò nel collegio dei gesuiti di Reggio Emilia, dove seguì i corsi di Filosofia e di Retorica.
A Bologna compì gli studi di Diritto, ma abbandonò poco dopo tale facoltà per dedicarsi alla filosofia naturale. Esordì come scienziato con le Lettere due sopra un viaggio nell’Appennino Reggiano e al lago di Ventasso, riguardanti il problema dell’origine delle sorgenti. Nel 1757 insegnò Greco nel Seminario e Fisica e Matematica all’Università di Reggio. Nel 1761 iniziò a interessarsi della generazione spontanea, il principale problema allora discusso dai naturalisti, e, dopo quattro anni di ricerca, nel Saggio di Osservazioni Microscopiche sul Sistema della Generazione de’ Signori di Needham e Buffon (1765), riuscì a determinarne l’infondatezza. Egli preparò degli infusi e li sterilizzò facendoli bollire per più di un'ora. Alcuni di questi infusi erano contenuti in recipienti di vetro sigillati alla fiamma. Spallanzani notò che in questi contenitori non si verificava crescita batterica (l'infuso non si intorbidiva né era possibile osservare microrganismi al microscopio). Questo lavoro lo fece conoscere in tutta Europa.
Nel 1762 prese gli ordini sacerdotali e nel 1763 si trasferì a Modena, dove insegnò Filosofia all’Università e Matematica e Greco presso il collegio di San Carlo. Nel 1768 si interessò della circolazione sanguigna e su questo argomento pubblicò Dell’azione del cuore nei vasi sanguigni.
Nel novembre del 1769 fu chiamato all' Università di Pavia, per insegnarvi Storia naturale e assunse la direzione del Museo dell’Università, di cui fu rettore nell’anno 1777 - 1778. Tra il 1777 e il 1780 approfondì il problema della riproduzione e fin dal 1777 ottenne la prima fecondazione artificiale, usando uova di rana e rospo. Raccolse i risultati dei propri esperimenti in Dissertazioni di fisica animale e vegetale. Si dedicò, inoltre, a ricerche inerenti la digestione e la respirazione. Le sue ricerche di fisologia gastroenterologica furono fondamentali nel dimostrare come il processo digestivo non consista solo nella semplice triturazione meccanica del cibo, ma anche in un processo di azione chimica a livello gastrico, necessario per permettere l'assorbimento dei nutrienti.
Sin dal 1771 era riuscito a creare un Museo di Storia Naturale, che nel corso degli anni acquistò una grande fama, anche internazionale, e fu visitato perfino dall'imperatore Giuseppe II d'Austria. Nel 1785, mentre era in un viaggio di studio a Costantinopoli e nei Balcani, fu accusato dal custode del Museo di Pavia (sobillato da alcuni colleghi) di aver rubato reperti del Museo: la vicenda si concluse dopo un anno con la dimostrazione della completa innocenza di Spallanzani e la condanna dei calunniatori. Morì nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1799 nella sua abitazione di Pavia. Oltre al Museo di Pavia, Spallanzani costituì nella sua casa di Scandiano una raccolta privata, che oggi si trova nei Musei Civici di Reggio Emilia.
▪ 1915 - Ernesto Cerruti (Torino, 14 settembre 1844 – Perugia, 11 febbraio 1915) è stato un imprenditore italiano.
Nacque a Torino da Giuseppe e Marianna Castelli. Entrato alla scuola militare di Racconigi, il primo gennaio 1863 ottenne il brevetto d'ufficiale. Col grado di tenente fece il suo ingresso nei ranghi dell'esercito piemontese nel 1866. Combatté durante le guerre d'indipendenza al fianco di Garibaldi e nel 1869 decise di imbarcarsi per l'America. A Panama lavorò per conto dell'impresa commerciale Ferrari & Cía. Nel 1870 si trasferì a Buenaventura in qualità di aggregato consolare d'Italia, carica che ricoprì fino al 1882.
A Buenaventura divenne socio di Sebastián Tassara, da cui apprese ogni cosa attinente al commercio da e verso la Colombia, e anche le questioni doganali, riuscendo in breve a raggiungere una certa dimestichezza con la situazione commerciale e le varie imprese radicate sul territorio del Cauca. Grazie al suo incarico consolare e alle conoscenze, riuscì ad accumulare un notevole capitale che gli permise di acquistare i beni del suo vecchio socio e diventare uno dei principali mercanti stranieri della zona.
Nel 1871 ricevette l'ordine di trasferire gli uffici consolari a Cali. Qui, inaugurò l'impresa “Ernesto Cerruti” d'importazioni e esportazioni, con succursali a Buenaventura e a Palmira (associandosi, in quest'ultima a Fernando Ayala e a Vicente Guzmán), i principali centri economici della regione. La direzione dell'impresa venne affidata nelle mani di Pacifico Orejuela. A distanza di poco tempo, grazie anche all'appoggio del Tassara e del Ferrari, divenne il principale importatore di merci estere del Cauca. I suoi traffici e il ruolo di console lo resero, ben presto, un personaggio di prestigio a Cali, dove in quello stesso 1871 aveva anche contratto matrimonio con Emma Davies Mosquera, nipote del generale Tomás Cipriano de Mosquera, presidente dello Stato Sovrano del Cauca, donna colta che aveva studiato all'estero e conosceva diverse lingue straniere.
▪ 1948 - Sergej Michajlovič Ejzenštejn (Riga, 23 gennaio 1898 – Mosca, 11 febbraio 1948) fu un regista sovietico, ritenuto tra i più influenti della storia del cinema per via dei suoi lavori, rivoluzionari per l'uso innovativo del montaggio e la composizione formale dell'immagine.
* 1984 - Aldo Mazzini Sandulli (Napoli, 22 novembre 1915 – Torgiano, 11 febbraio 1984) è stato un giurista italiano.
Laureatosi nel 1937 in giurispridenza presso l'università di Napoli, dal 1939 al 1942 fu professore incaricato di diritto amministrativo nell'Università di Urbino. Nel 1942 vinse la cattedra di diritto amministrativo a Trieste. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu impegnato sul fronte di Russia come ufficiale e gli fu attribuita la medaglia d'argento al valor militare. Nel 1954 fu nominato giudice dell'Alta Corte per la Regione Siciliana. Successivamente fu nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi il 30 marzo 1957, prestando giuramento il 4 aprile 1957.
Fu Presidente della Corte Costituzionale dal 16 gennaio 1968 al 4 aprile 1969. Durante la sua presidenza la Corte Costituzionale ha emesso della pronunce fondamentali, soprattutto in materia di urbanistica. Cessato dalla Corte costituzionale venne chiamato all'Università La Sapienza di Roma per la cattedra di diritto costituzionale. È stato presidente della RAI (dall'aprile 1969 al febbraio 1970), membro dell'accademia dei Lincei e presidente del Comitato per le scienze giuridiche del CNR.
Nel 1983 fu eletto senatore come indipendente della Democrazia Cristiana e fu vice presidente della commissione "Bozzi" per le riforme istituzionali. La morte improvvisa gli impedì di concludere il mandato.
Sposato con Susanna D'Ambrosio, dalla quale ebbe tre figli (Nicola, Alessandra ed Andrea), ha svolto con successo l'attività di avvocato.
* 1985 - Henry Hathaway, al secolo Henri Leonard de Fiennes, (Sacramento, 13 marzo 1898 – Hollywood, 11 febbraio 1985), è stato un regista e produttore cinematografico statunitense.
Figlio della marchesa Lillie de Fiennes, di origine ungaro-belga, che recitava con il nome di Jane Hathaway, e di Rhody Hathaway, anch'egli attore e impresario, intraprende da giovanissimo la carriera cinematografica lavorando come attore nel muto con Allan Dwan, ma questa attività verrà interrotta dalla Prima Guerra Mondiale.
Negli anni '20 lavora come assistente in film di Victor Fleming e Von Sternberg e debutta come regista all'età di 34 anni con Salvataggio nel deserto (1932) ed incontra sul set di Rivelazione (1934) Gary Cooper, suo grande amico che lavorerà in 7 suoi film tra cui il pluripremiato I lancieri del Bengala (1935).
Negli anni '40 lavora con Richard Widmark nel film Il bacio della morte (1947) e James Stewart in Chiamate Nord 777 (1948).
Nel decennio successivo gira capolavori quali Rommel, la volpe del deserto (1951) e Niagara (1953), nel quale emerge Marilyn Monroe in un ruolo di donna seducente e pericolosa; inoltre lavora nuovamente con Cooper in Il prigioniero della paura (1954), poi 23 passi dal delitto (1956) con Vera Miles e Timbuctù (1957) con Sophia Loren.
Nell'ultimo ventennio si dedica, con cura maniacale, al western: Pugni, pupe e pepite (1960) con John Wayne, I quattro figli di Katie Elder (1964) nuovamente con Wayne, Poker di sangue (1968) con un irresistibile Robert Mitchum e Il solitario del Rio Grande (1971) con uno stanco Gregory Peck.
Il suo ultimo film è un thriller: Los angeles squadra criminale (1974), dopo il quale si ritira definitivamente.
* 1990 - Marie-Dominique Chenu (Soisy-sur-Seine, 7 gennaio 1895 – Parigi, 11 febbraio 1990) è stato un teologo cattolico francese, uno dei teologi che prepararono il Concilio Vaticano II. È considerato colui che ha rinnovato il tomismo.
Entrò nei domenicani nel 1913 all'età di 18 anni, nel convento di Le Saulchoir, presso Tournai, in Belgio. Egli stesso confessò che si sentiva attirato dalla vita contemplativa, dalla liturgia, dallo studio e dalla vita di comunità.
Dal 1914, anno della sua prima professione religiosa, e fino al 1920, studiò all'Angelicum di Roma, sotto la guida del padre Réginald Garrigou-Lagrange.
Fece la tesi sul De contemplatione, che il relatore giudicò ottima, con la nota che il suo autore rivelava una "profonda conoscenza della dottrina di Tommaso d'Aquino sulla natura della contemplazione", anche se non mancò il significativo invito "a non allargare storicamente la ricerca". Garrigou-Lagrange avrebbe voluto che si fermasse a Roma come suo collaboratore, cosa che Chenu non accettò.
Fu ordinato presbitero nel 1919.
Dopo gli studi tornò a Le Saulchoir, dove insegnò "Storia delle dottrine", e dove svolse la sua fervida attività di ricercatore e scrittore, non mancando di passare le vacanze a Oxford a trascrivere dai codici i testi di Richard Fishacre e di Robert de Kilwarby sulla teologia. Di queste appassionate ricerche portano i segni, tra gli altri, il Bulletin Tomiste e la Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques.
È del 1927 La théologie comme science au XIIIe siècle, in pratica un commento storico degli articoli 2 e 8 della prima questione della Prima Pars della Summa Theologiae.
Su invito di Étienne Gilson fondò negli anni 1930-31 in Canada, a Ottawa, un Institut d'Études Médiévales, presso il quale si recò a tenere corsi fino al 1936.
I problemi con Roma
Il 1937 è l'anno della pubblicazione di una plaquette dal titolo: Une école de théologie. Le Saulchoir, nata da una conferenza tenuta nel 1936, il 7 marzo, in occasione della festa di Tommaso d'Aquino, e in cui espose (come egli stesso affermò) "le nostre idee sul metodo storico".
L'opuscolo, pubblicato in sette/ottocento copie, non conobbe molta diffusione; quasi non ci furono recensioni, però suscitò numerose reazioni positive, e persino entusiaste, pur con qualche riserva. Interessante il giudizio di Yves Congar: "Certamente alcuni passi del vostro libro mancano un po' di serenità, e ci sono alcuni punti che io avrei presentato in maniera diversa".
La modesta brochure suscitò inquietudini a Roma e particolarmente all'Angelicum e in Garrigou-Lagrange. L'opuscolo venne ritirato dalla circolazione, e Chenu nel febbraio del 1938 fu convocato a Roma a dare spiegazione dei contenuti del suo volumetto. Alla fine, firmò dieci proposizioni e poté tornare a Le Saulchoir. Da lì a poco lasciò il Belgio per istallarsi a Étiolles, non lontano da Parigi.
Le perplessità e reazioni non erano, tuttavia, superate una volta per tutte: esse permasero, e il 4 febbraio 1942 giunsero al culmine con la messa all'Indice del petit livre di Chenu. Questi si sottomise subito, senza nessuno spirito di ribellione; ma non nascose l'amarezza e la sofferenza che aveva nel cuore.
Dopo l'Indice
Chenu lasciò la reggenza e l'insegnamento di Le Saulchoir, e fu assegnato al convento parigino di Saint-Jacques, dal quale fu allontanato nel febbraio del 1954, per l'"esilio" di Rouen, a motivo della sua implicazione nella questione dei preti operai. Tornò a Parigi definitivamente nel giugno 1962.
Dal settembre 1962 al dicembre prese parte al Concilio Vaticano II come teologo del vescovo di Antsirabé (Madagascar). Particolarmente la Gaudium et Spes risente dell'influsso della teologia dell'incarnazione, della creazione, della praxis, della storia, di padre Chenu, il cui ruolo nell'elaborazione del testo conciliare è stato oggetto di studio, insieme alla sua teologia dell'incarnazione e dei segni dei tempi.
Trascorse gli anni dopo il 1966 nuovamente nel convento di Saint-Jacques. Morì l'11 febbraio 1990, e i suoi funerali si tennero a Notre Dame.
Pensiero
All'inizio del XX secolo il movimento modernistico aveva premuto per un rinnovamento della teologia che tenesse conto delle conquiste e delle istanze del pensiero moderno. Esso però conteneva elementi inaccettabili per la Chiesa cattolica, e per questo fu condannato da Pio X. Certamente, la semplice condanna non risolveva del tutto le cose, perché era necessario recuperare ed accogliere il positivo: cosa che il Magistero della Chiesa fece nel Concilio Vaticano II.
Nel frattempo però Chenu e e Yves Congar insieme a altri intraprendenti teologi domenicani della scuola di Le Saulchoir tentarono la rischiosa impresa di compiere l'opera di recupero e di integrazione nella teologia cattolica e tomista. Convinti della bontà della loro impresa, essi polemizzarono con la tradizionale teologia scolastica che preferiva starsene al sicuro in posizioni consolidate da secoli, e faceva fatica o addirittura si rifiutava di vedere gli aspetti positivi nel modernismo.
La polemica suscitata dalla Une Ecole de théologie
Chenu era un fervente tomista ed era certo che l'impianto di Tommaso d'Aquino sarebbe stato capace di dare solidità e nuovo respiro al nuovo tentativo. Tommaso stesso aveva ripetutamente fatto sua l'affermazione dell'Ambrosiaster: Veritas, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est ("La verità, da chiunque venga detta, viene dallo Spirito Santo").
Ma l'atteggiamento polemico emergente nell'opuscolo Une Ecole de théologie gli causò la censura vaticana. Gli si obiettava che la teologia è essenzialmente scienza e non è "una spiritualità che trova strumenti adeguati alla propria esperienza religiosa", come sosteneva Chenu.
Da Roma si temeva che Chenu potesse definire la fede semplicemente a partire da una vaga "esperienza religiosa", e non venisse concepita come adesione ad "articoli di fede" e a "verità di fede", a nozioni rivelate e dogmatiche.
Per la Chiesa cattolica la fede nasce da un incontro con Cristo che illumina con la sua parola. C'è l'esperienza, che è senz'altro l'elemento soggettivo della fede, e c'è anche il contenuto oggettivo, quello dell'adesione delle verità annunciate da Cristo e dalla Chiesa.
Chenu non aveva mai negato che la teologia fosse scienza, e per questo sottoscrisse le proposizioni richieste, ma come dirà in un'intervista a Jesus (gennaio 1990) "sarebbe un grave handicap qualora il teologo diventasse un professore invece di essere un testimone"; e ancora "se la teologia non diventasse preghiera sarebbe soltanto un irradiamento scientifico".
Il timore del Sant'Uffizio è oggi considerato eccessivo, dato che nello stesso libretto Chenu riconosceva che la scienza teologica si fonda sul dogma, mentre questi a sua volta si fonda sul "dato rivelato". Chenu, nel medesimo libretto, ricorda il passo di Rom 10,17: Fides ex auditu, corrispondente all'originale greco pistis ex akoès ("la fede proviene dall'ascolto").
Prendendo spunto da ciò, Chenu riconosce che "la fede soprannaturale è assenso a proposizioni determinate", e che la "formula dogmatica... è incarnazione in concetti della Parola di Dio".
La teologia è "elaborazione razionale e scientifica del contenuto della fede" e si avvale della logica e della metafisica, come del resto ha fatto Tommaso d'Aquino.
Più avanti negli anni Chenu disse ad un gruppo di giovani frati domenicani che in lui a quei tempi c'erano come due anime: uno Chenu studioso, pacato, metodico ricercatore ed espositore della verità, e un altro Chenu, battagliero, focoso, avventuroso per non dire avventuriero. In quel libretto prevalse il secondo Chenu, e nel suo aspetto meno simpatico e più irritante.
L'idea dell'incarnazione
Un'idea-chiave che illumina e muove tutta la teologia di Chenu, è quella dell'"incarnazione".
Da un punto di vista dogmatico, la parola si riferisce propriamente all'incarnazione del Verbo in Gesù Cristo. Ma Chenu la applica come paradigma a tutta la realtà che riguarda l'uomo: "incarnazione" è l'unione dell'anima col corpo; "incarnazione" è la Parola di Dio che si fa carne comunicandosi a noi mediante i concetti umani assunti da Cristo e dalla Chiesa; "incarnazione" è il movimento per il quale lo spirito umano e la vita cristiana devono incarnarsi nel mondo, devono fecondarlo mediante il seme della Parola, devono farlo crescere mediante il fermento del Vangelo, devono umanizzarlo mediante il lavoro, la tecnica, l'arte, l'economia, la politica, la cultura animate dalla grazia divina.
Chenu presenta per il nostro tempo l'idea dell'avvento di una "cristianità profano-cristiana", che deve dare il cambio alla cristianità "sacrale-cristiana", nata con il cristianesimo come "religione di Stato" al tempo di Costantino I e Teodosio I.
L'avvento della cristianità "profana" per Chenu e per Maritain non ha nulla a che vedere con una profanazione del cristianesimo; esso corrisponde ad una crescita morale dell'umanesimo e della civiltà cristiana, per i quali il creato, l'uomo e il mondo, con tutte le loro attività e finalità naturali, come ricorda Tommaso d'Aquino, hanno un valore già di per se stessi e una legittima autonomia nei confronti del "sacro", ossia del soprannaturale. Essi pertanto servono al regno di Dio, proprio nella misura in cui, non senza l'aiuto della grazia, realizzano le loro legittime finalità naturali. Anche con queste prospettive, Chenu e Maritain precorrevano quelli che sarebbero stati gli insegnamenti conciliari circa la legittima autonomia delle realtà terrene e secolari.
Le masse operaie
Un'altra caratteristica della vita e del pensiero di Chenu è stato il problema - sempre sentito come vivissimo - delle masse operaie, per le ingiustizie che subivano e per il fatto che erano state portate lontano da Dio. Fu così che egli appoggiò con altri confratelli e con il consenso dei superiori francesi dell'Ordine il movimento dei cosiddetti preti operai.
Ma il movimento fu sconfessato da Roma, e Chenu, frenando il suo carattere irruente, si piegò alle disposizioni di Roma. Questo interesse fattivo e generoso per i grandi problemi storici e sociali del proprio tempo costituisce una delle anime di Chenu, quella coraggiosamente e profeticamente attiva, accanto all'altra dello studioso dedicatosi soprattutto alle origini della teologia medioevale.
L'approfondimento della teologia di Tommaso d'Aquino
Chenu dedicò molto del suo lavoro a definire la natura, le fonti, gli argomenti e lo scopo della teologia, non solo da un punto di vista speculativo, ma anche e soprattutto in relazione al suo divenire nel tempo, ai suoi condizionamenti storici, al suo contesto storico, ai suoi contenuti e fini storici. Congar, parlando del pensiero di Chenu, si rammaricò giustamente che questi non avesse scritto una storia della teologia, ma ci avesse lasciato un solo capitolo, che è La théologie au douzième siècle (1957).
In questo campo è notevole la sua opera L'Introduction à l'étude de saint Thomas d'Aquin (1950), nella quale vede Tommaso d'Aquino all'interno dei due grandi movimenti di rinnovamento evangelico e di ritorno alle origini cristiane proprio del Duecento: i Francescani e i Domenicani.
Il riferimento di san Francesco al Vangelo è palese; più problematico, a prima vista, potrebbe sembrare l'evangelisme di Tommaso d'Aquino. E invece Chenu, forte della sua preparazione storica, della sua sensibilità spirituale e della profonda conoscenza del carisma domenicano, riesce convincente al riguardo.
Chenu mostra come l'anima profonda della teologia tomista sia data da quell'ispirazione evangelica che è alla base della vita e della spiritualità domenicana. Egli fa notare come sia l'Ordine Francescano come quello Domenicano sorgono insieme con la civiltà medievale dei comuni del secolo XIII, caratterizzati dal movimento economico e culturale e dalla libertà.
E ne sottolinea la differenza con il sistema feudale, caratterizzato da forte gerarchizzazione e da staticità, di cui è riflesso la vita monastica sorta proprio in quel periodo. Nell'Ordine domenicano questo nuovo umanesimo si realizza nella vita religiosa come comunità di fratelli intenzionati a dare testimonianza delle virtù evangeliche nei nuovi ambienti cittadini, a contatto col popolo, al quale essi intendono annunciare la Parola di Dio sulla base di una solida preparazione teologica ed una forte esperienza contemplativa. L'evangelismo di Tommaso d'Aquino si spiega sulla base di questi intenti e nell'ambito di questo nuovo clima cristiano.
* 1991 - Carlo Colombo (Olginate, 13 aprile 1909 – Milano, 11 febbraio 1991) è stato un vescovo cattolico e teologo italiano.
Carlo Colombo nacque ad Olginate (oggi in provincia di Lecco) il 13 aprile 1909. Conseguì il dottorato in teologia nel 1931 presso il Seminario Arcivescovile di Milano a Venegono Inferiore. Nello stesso anno venne ordinato sacerdote.
Dopo aver insegnato materie letterarie e filosofiche, nel 1938 divenne professore di teologia dogmatica speciale nella Pontificia Facoltà teologica di Milano con sede a Venegono.
Collaborò con diverse riviste teologiche ed ecclesiali, tra cui "La scuola cattolica", "Rivista di filosofia neoscolastica" e "La rivista del clero italiano".
Contribuì alla fondazione dell'Istituto superiore di studi religiosi di Gazzada e dal 1960 fu alla guida dell'Accademia che lì ha sede.
Nel 1960 papa Giovanni XXIII lo nominò membro della Commissione teologica preparatoria del Concilio Vaticano II. Giovanni Battista Montini, divenuto papa Paolo VI, lo scelse come suo consigliere teologico personale. Durante i primi due periodi del Vaticano II (1962-1963) rivestì il ruolo di perito; eletto vescovo il 7 marzo 1964, partecipò agli ultimi due periodi (1964-1965) come padre conciliare.
Nel 1962 divenne preside della Pontificia Facoltà teologica di Milano. Nel 1967, con il trasferimento della Facoltà a Milano, ne divenne il primo preside (carica che mantenne fino al 1985).
Dal 1964 al 1974 guidò l'Istituto di studi superiori "Giuseppe Toniolo", ente fondatore dell'Università Cattolica di Milano.
Dal 1969 al 1974 fu membro della Commissione Teologica Internazionale; fece parte della Commissione per la revisione del Codice di diritto canonico.
Dal 1974 al 1985 fu vescovo ausiliare di Milano (prima del cardinal Giovanni Colombo e poi di Carlo Maria Martini).
Morì a Milano l'11 febbraio 1991.
* 1994 - Paul Karl Feyerabend (Vienna, 13 gennaio 1924 – Genolier, 11 febbraio 1994) è stato un filosofo e sociologo austriaco. Filosofo della scienza, nacque in Austria ed in seguito visse in Inghilterra, USA, Nuova Zelanda, Italia ed infine in Svizzera.
Tra le sue opere principali ci sono Contro il metodo del 1975, La scienza in una società libera (del 1978), Addio alla ragione (una collezione di saggi del 1987) e, pubblicato postumo nel 2002, Conquista dell'abbondanza. Feyerabend diventò famoso per la sua visione anarchica della scienza e il suo negare l'esistenza di regole metodologiche universali. La sua opera ha avuto una notevole importanza nella storia della filosofia della scienza e della sociologia della conoscenza scientifica.
Opere sulla natura del metodo scientifico
Nei suoi libri Contro il metodo e La scienza in una società libera Feyerabend difese l'idea che non ci sono regole metodologiche che siano sempre applicate dagli scienziati. Egli obiettava a qualsiasi singolo metodo scientifico prescrittivo affermando che esso avrebbe limitato l'attività degli scienziati e, di conseguenza, il progresso scientifico. Nella sua visione la scienza beneficerebbe maggiormente da una tendenza all'anarchismo epistemologico. Pensava anche che l'anarchismo teoretico fosse desiderabile perché era più umanitario di altri sistemi organizzativi, poiché non imponeva regole rigide agli scienziati.
In filosofia della scienza la posizione di Feyerabend viene generalmente considerata estrema, perché essa implica che la filosofia non possa né riuscire a fornire una descrizione generale della scienza né a concepire un metodo per differenziare i prodotti della scienza dalle entità non scientifiche, come i miti.
Per sostenere la sua posizione che le regole metodologiche di solito non contribuiscono al successo scientifico, Feyerabend fornisce controesempi all'asserzione che la (buona) scienza operi in base ad un metodo stabilito. Egli prese alcuni esempi di episodi scientifici che sono generalmente visti come casi indiscutibili di progresso (per esempio la rivoluzione copernicana) e mostrò come tutte le regole prescrittive della scienza fossero state violate in tali circostanze. Inoltre egli asserì che l'applicazione di tali regole in quelle situazioni storiche avrebbe in realtà impedito la rivoluzione scientifica.
Critica al criterio di coerenza
Uno dei criteri per valutare le teorie scientifiche che Feyerabend attacca è il criterio di coerenza. Egli sottolinea che l'insistere sul requisito che le nuove teorie siano coerenti con le vecchie fornisce un irragionevole vantaggio alle teorie più vecchie. Il punto essenziale è, nel suo pensiero, che la compatibilità con una defunta teoria precedente non rende una nuova teoria più valida né più vera delle teorie rivali sullo stesso argomento. In altre parole, se si deve scegliere tra due teorie che abbiano lo stesso potere esplicativo, scegliere quella che è compatibile con una teoria più anziana, precedentemente falsificata, è una scelta estetica più che razionale. Le teorie già familiari possono inoltre essere le più gradite agli scienziati perché permettono loro di conservare molti amati pregiudizi. Si può quindi affermare che tale teoria avrebbe "un ingiusto vantaggio".
Critica al falsificazionismo popperiano
Feyerabend fu anche critico verso il falsificazionismo. Egli argomentò che nessuna teoria interessante è mai coerente con tutti i fatti che la riguardano, e che ciò esclude la possibilità di utilizzare la regola falsificazionista ingenua secondo la quale le teorie scientifiche devono essere rifiutate se non concordano con i fatti noti.
Feyerabend impiega numerosi esempi, uno dei quali, nella sua descrizione della rinormalizzazione in meccanica quantistica, è emblematico del suo stile provocatorio: "Questo procedimento consiste nel cassare i risultati di certi calcoli e nel sostituirli con una descrizione di ciò che si osserva realmente. Si finisce così con l'ammettere implicitamente che la teoria è in difficoltà, mentre la si formula in modo da suggerire che sia stato scoperto un nuovo principio" (CM p. 51).
Questa descrizione scherzosa non va tuttavia intesa come una critica alle pratiche scientifiche. Feyerabend non vuole vietare agli scienziati l'uso di rinormalizzazioni o altri metodi ad hoc. Egli sostiene, anzi, che tali metodi siano essenziali al progresso della scienza per diversi motivi.
Uno dei motivi è che il progresso della scienza è discontinuo. Per esempio, all'epoca di Galileo la teoria ottica non poteva spiegare i fenomeni che venivano osservati tramite i telescopi. Perciò gli astronomi che usavano i telescopi dovettero usare regole 'ad hoc' finché non riuscirono a giustificare le loro supposizioni tramite la teoria ottica.
Feyerabend fu critico con ogni direttiva intenzionata a giudicare la qualità delle teorie scientifiche confrontandole con i fatti noti. Egli ritenne che le teorie precedenti avrebbero potuto influenzare l'interpretazione naturale dei fenomeni osservati. Gli scienziati fanno necessariamente supposizioni implicite quando confrontano le teorie scientifiche con i fatti che osservano. Tali supposizioni devono essere cambiate, per rendere la nuova teoria compatibile con le osservazioni.
L'esempio principale fornito da Feyerabend sull'interpretazione naturale fu l'argomento della torre.
Si trattava di una delle maggiori obiezioni alla teoria del movimento della Terra. Gli aristotelici assunsero che il fatto che una pietra lasciata cadere da una torre cada direttamente sotto di essa, dimostri che la terra sia immobile. Essi pensavano che, se la terra si fosse mossa mentre la pietra cadeva, la pietra sarebbe 'rimasta indietro'; che gli oggetti cadrebbero diagonalmente invece che verticalmente. Poiché questo non accade, gli aristotelici conclusero fosse evidente che la terra non si muovesse.
Se si adottano le antiche teorie dell'impulso e del moto relativo, la teoria copernicana appare effettivamente falsificata dal fatto che gli oggetti cadono verticalmente sulla terra.
Questa osservazione necessitava di una nuova interpretazione per diventare compatibile con la teoria copernicana. Per arrivare a tale nuova interpretazione Galileo dovette cambiare idea sulla natura dell'impulso e del moto relativo. Prima che tali teorie venissero articolate Galileo dovette ricorrere a metodi 'ad hoc' e procedere in modo anti-induttivo.
Quindi le ipotesi 'ad hoc' hanno in realtà una funzione positiva: esse rendono una nuova teoria temporaneamente compatibile con i fatti fino a quando la teoria da difendere non può essere sostenuta da altre teorie.
Nel loro complesso, queste osservazioni approvano l'introduzione di teorie che siano incoerenti con i fatti ben noti.
In questo modo il pluralismo scientifico migliora il potere critico della scienza.
Così Feyerabend sostiene che la scienza procederebbe meglio per controinduzione, anziché per induzione.
Secondo Feyerabend le nuove teorie giungono ad essere accettate non per la loro compatibilità con il metodo scientifico, ma perché i loro sostenitori fanno uso di ogni trucco - razionale, retorico o osceno - per portare avanti la loro causa.
Senza un'ideologia fissata o l'introduzione di tendenze religiose il solo approccio che non inibisce il progresso (usando una qualsiasi definizione che appaia adeguata) è "anything goes" ("qualsiasi cosa può andar bene"): "'Tutto va' non è un principio, ci tengo a precisarlo, ma l'esclamazione terrorizzata di un razionalista che osserva la storia con attenzione." (Feyerabend, 1975).
Feyerabend pensava anche che la possibilità dell'incommensurabilità, una situazione in cui le teorie scientifiche non possono essere direttamente confrontate perché sono basate su assunzioni incompatibili, potrebbe anche prevenire l'uso di standard generali che stabiliscano la qualità delle teorie scientifiche. Egli scrisse che "Poiché l'incommensurabilità dipende da classificazioni nascoste e implica importanti mutamenti concettuali, difficilmente si riesce mai a darne una definizione esplicita." (CM, p.187). Egli criticò pure i tentativi di catturare l'incommensurabilità in una struttura logica, perché la considerava un fenomeno al di fuori della logica.
In Contro il metodo Feyerabend asserì che la filosofia dei programmi di ricerca di Imre Lakatos è in realtà 'anarchismo camuffato' perché non fornisce direttive agli scienziati. Feyerabend dedicò scherzosamente Contro il metodo "A Imre Lakatos, amico e compagno nell'anarchismo".
Opere riguardanti il ruolo della scienza nella società
Feyerabend descrisse la scienza come un ente sostanzialmente anarchico, ossessionato dal suo mito e che dichiara di essere vera al di là della sua capacità reale. Egli era specialmente indignato riguardo all'atteggiamento di condiscendenza di molti scienziati verso le tradizioni alternative. Egli pensava, ad esempio, che le opinioni negative sull'astrologia e sull'efficacia della danza della pioggia non fossero giustificate dalla ricerca scientifica, rigettando di conseguenza come elitario il comportamento prevalentemente negativo degli scienziati verso tali fenomeni. Nella sua idea la scienza era diventata un'ideologia repressiva, sebbene avesse cominciato come un movimento di liberazione.
Feyerabend pensava che la società si dovesse proteggere da un'eccessiva influenza della scienza, così come si protegge da altre ideologie.
Partendo dall'assunzione che non esiste un metodo scientifico universale astorico, Feyerabend dedusse che la scienza non merita il suo ruolo privilegiato nella società occidentale. Poiché i punti di vista scientifici non nascono dall'uso di un metodo universale che garantisca conclusioni di alta qualità, egli pensò che non ci fosse alcuna giustificazione per valutare le rivendicazioni scientifiche superiori a quelle di altre ideologie come le religioni. Feyerabend dedusse inoltre che le realizzazioni scientifiche come gli atterraggi sulla luna non avessero ragioni inoppugnabili per fornire alla scienza uno status speciale. Dal suo punto di vista non è giusto basarsi su supposizioni scientifiche su quali siano i problemi che vale la pena risolvere per giudicare i meriti di altre ideologie. In aggiunta, i successi degli scienziati hanno tradizionalmente coinvolto elementi non scientifici, come ispirazioni da miti o da fonti religiose.
In base a questi elementi, Feyerabend difese l'idea che la scienza dovrebbe restare separata dallo stato nella stessa maniera in cui la religione e lo stato sono separati nella moderna società secolare. Egli immaginò una 'società libera' 'tutte le tradizioni hanno uguali diritti e hanno uguale accesso ai centri del potere'. Per esempio i genitori dovrebbero poter stabilire il contesto ideologico dell'educazione dei propri figli, invece di avere scelte limitate a causa degli standard scientifici. Secondo Feyerabend la scienza dovrebbe essere completamente soggetta ad un controllo democratico: non solo gli oggetti delle ricerche scientifiche dovrebbero essere determinati da elezioni popolari, ma anche le assunzioni e le conclusioni dovrebbero essere supervisionate da un comitato di persone non specializzate. Egli pensava che i cittadini dovessero usare i propri principi nel prendere decisioni su queste materie. Nella sua opinione l'idea che le decisioni debbano essere 'razionalistiche' è elitaria, poiché essa assume che i filosofi o gli scienziati siano in una posizione tale da poter determinare i criteri con cui il popolo in generale dovrebbe prendere le proprie decisioni.
Altre opere
Alcuni lavori di Feyerabend riguardano il modo in cui la percezione della realtà da parte delle persone è influenzata da varie regole. Nel suo ultimo libro, incompleto all'epoca della sua morte, egli parla di come il nostro senso della realtà è conformato e limitato. Conquest of Abundance: A Tale of Abstraction versus the Richness of Being (La conquista dell'abbondanza: una storia sull'astrazione contrapposta alla ricchezza nell'essere) lamenta la propensione che abbiamo ad istituzionalizzare queste limitazioni.
Per Severino "in Feyerabend l'«abbondanza» è inseparabile dall'incessante innovazione e trasformazione dell'Essere. L'«abbondanza» è il divenire." Egli continua dicendo che in questo libro "Feyerabend ha continuato a riscrivere - Contro il metodo -". Sembrerebbe in quest'ottica che Feyerabend, partito dall'epistemologia sia infine approdato all'ontologia.
Critiche
Le opere di Feyerabend hanno provocato a seconda dei casi critiche feroci e sostegno entusiasta. Pertanto è difficile riassumere il dibattito che si è sviluppato nel corso di parecchi anni.
La dettagliatissima e poderosa critica al metodo effettuata in "Contro il metodo" assume un aspetto poco sensato se la si guarda solo come qualcosa atto a demolire. Se invece considerata come una grande opera sul metodo, può essere vista in definitiva per il metodo (o meglio per i metodi). Tale visione è confortata anche dalle affermazioni di Feyerabend quali il falsificazionismo di Popper è valido, ma non può essere l'unico metodo oppure non si possono mettere da parte tutte le regole.
D'altro canto, a volte Feyerabend, anche in libri successivi e interviste, sembra portare all'estremo il suo ideale di una società libera dove tutte le teorie abbiano uguale dignità e siano libere di competere fra di loro. Ma una guerra tra teorie senza alcuna regola scadrebbe nella mera lotta per la sopravvivenza. Un tale approccio evolutivo della concorrenza tra le teorie ricorda la teoria dell'evoluzione darwiniana. Ma Feyerabend non cita mai Darwin (almeno non in "Contro il metodo").
Per altro è lo stesso Popper che, in una data fase, propone un approccio evoluzionistico quale escamotage per salvare il suo falsificazionismo, sebbene l'idea di un falsificazionismo evolutivo appaia quasi come una contraddizione.
▪ 1996 - Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996) è stata una poetessa italiana che ha fatto parte della "generazione degli anni Trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana.
Dichiarazione di poetica
«Una problematica della forma poetica è stata per me sempre connessa a quella più strettamente musicale, e non ho mai in realtà scisso le due discipline, considerando la sillaba non solo come nesso ortografico ma anche come suono, e il periodo non solo un costrutto grammaticale ma anche un sistema. […] Ma se, degli elementi individuabili nella musica e nella pittura spiccano, nel vocalizzare, soltanto i ritmi (durate o tempi) ed i colori (timbri o forme), nello scrivere e nel leggere le cose vanno un poco diversamente: noi contemporaneamente pensiamo. In tal caso non solo ha suono (rumore) la parola; anzi a volte non ne ha affatto, e risuona soltanto come idea nella mente. […] La lingua in cui scrivo volta a volta è una sola, mentre la mia esperienza sonora logica associativa è certamente quella di molti popoli e riflettibile in molte lingue.
Ed è con queste preoccupazioni ch’io mi misi ad un certo punto della mia adolescenza a cercare le forme universali [questa la classificazione considerata dalla Rosselli: lettera, sillaba, parola, frase, pensiero]. […] Premettevo che il discorso intero indicasse il pensiero stesso, e cioè che la frase (con tutti i suoi coloriti funzionali) fosse una idea divenuta un poco più complessa e maneggiabile, e che il periodo fosse l’esposizione logica di una idea non statica come quella materializzatasi nella parola, ma piuttosto dinamica e «in divenire» e spesso anche inconscia.
[…] Quanto alla metrica poi, essendo libera essa variava gentilmente a seconda dell’associazione o del mio piacere. Insofferente di disegni prestabiliti, prorompente da essi, si adattava ad un tempo strettamente psicologico musicale ed istintivo. […] Interrompevo il poema quando era esaurita la forza psichica e significativa che mi spingeva a scrivere; cioè l’idea o l’esperienza o il ricordo o la fantasia che smuovevano il senso e la spazio. […] Ma […] la realtà è così pesante che la mano si stanca, e nessuna forma la può contenere. La memoria corre allora alle più fantastiche imprese (spazi versi rime tempi).» (da Amelia Rosselli, Antologia poetica, Milano, Garzanti, 1987)
▪ 2004 - Marco Tangheroni (Pisa, 24 febbraio 1946 – Pisa, 11 febbraio 2004) è stato uno storico medievista italiano.
Dopo aver frequentato il primo anno della Facoltà di Lettere a Pisa si trasferì con la famiglia a Cagliari, dove si laureò nel giugno 1968. Dopo aver insegnato a Barcellona e a Cagliari, rientrò a Pisa come assistente alla cattedra di Storia medievale. Nel 1980 vinse il concorso a professore ordinario, e per un triennio insegnò nella Facoltà di Magistero dell'Università di Sassari, dove fu anche Direttore dell'Istituto di Storia e, dal 1981 al 1983, Preside di Facoltà. Fu richiamato a Pisa nel 1983 come professore ordinario di Storia del commercio e della navigazione, e poi, nel 1987, di Storia medievale. Nell'Università di Pisa fu direttore del dipartimento di Medievistica, membro del Consiglio di Amministrazione dell'Università, Prorettore nel 1994, componente del Nucleo di valutazione e infine direttore del Dipartimento di Storia dal 3 febbraio 2004.
Gli studi e le ricerche di Marco Tangheroni sono stati orientati prevalentemente alla storia medievale mediterranea, in particolare di Catalogna, Sardegna, Toscana e Pisa, e sono testimoniati da oltre 130 articoli pubblicati in atti di congressi e su riviste scientifiche italiane e straniere, oltre che da diversi volumi monografici. Relatore in numerosi congressi internazionali, ha collaborato alla New Cambridge Medieval History. Da ultimo era stato Direttore scientifico della mostra “Pisa e il Mediterraneo”, tenutasi dal settembre 2003 al gennaio 2004.
Ha collaborato a quotidiani (Avvenire, Il Messaggero Veneto, L'Unione Sarda, Il Secolo d'Italia, Il Tirreno) e a mensili (Jesus, Cristianità, Percorsi) e curato l'edizione italiana di autori poco conosciuti, come il “moralista” francese Gustave Thibon, Jacques Heers, San Luigi Maria Grignion da Montfort. Partecipò all'associazione Alleanza Cattolica.
Candidato a sindaco di Pisa come indipendente nelle liste di centro-destra, era stato consigliere comunale dal novembre 1994 al novembre 1995. Era stato anche consigliere di amministrazione del Teatro «G. Verdi» di Pisa e membro della Deputazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. Fu insignito dell'Ordine del Cherubino dell'Università di Pisa e della cittadinanza onoraria del Comune di Iglesias. Nel 2008 l'amministrazione comunale di Pisa gli ha intitolato una strada, seguito dal comune di Iglesias il 14 agosto 2009.