Il calendario dell'1 Aprile
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Eventi
▪ 1748 - L'antica città di Pompei torna alla luce grazie agli scavi archeologici decisi da Carlo di Borbone
▪ 1795 - a Parigi grande insurrezione montagnarda del 12 germinale contro la Convenzione termidoriana
▪ 1826 - Samuel Morey brevetta il motore a combustione interna
▪ 1865 - Guerra di secessione americana: Battaglia di Five Forks (Petersburg, Virginia); l'esercito confederato guidato dal generale Robert E. Lee inizia l'offensiva finale
▪ 1867 - Singapore diventa una colonia britannica
▪ 1868 - Italia: la Camera del nuovo Regno d'Italia vota a favore della tassa sul macinato
* 1870 - Italia: un regio decreto approva la tassa sul macinato, per alleviare il deficit del Regno
▪ 1873 - Il battello britannico SS Atlantic affonda nella Nuova Scozia: 547 vittime
▪ 1918 - I Royal Flying Corps si fondono con il Royal Naval Air Service e formano la Royal Air Force (RAF)
▪ 1924 - Adolf Hitler è condannato a cinque anni di prigione per la sua partecipazione al Putsch della Birreria: vi rimase solo nove mesi, durante i quali scrisse il Mein Kampf
▪ 1933 - Boicottaggio del neo-eletto nazista Julius Streicher contro ogni compagnia d'affari ebraica in Germania: sarà l'inizio dell'antisemitismo che condurrà all'Olocausto
▪ 1934 - La coppia di banditi Bonnie e Clyde uccide due giovani agenti di polizia vicino a Grapevine, Texas
▪ 1936 - Guerra d'Etiopia, le colonne italiane partite dalla colonia Eritrea occupano Gondar
▪ 1937 - Aden diventa colonia britannica
▪ 1938 - La svizzera Nestlé commercializza il primo caffè solubile
▪ 1939
- - Termina la guerra civile spagnola, con la vittoria della Falange
- - Germania: varo della corazzata Tirpitz
▪ 1942 - Seconda guerra mondiale: gli aerei italiani bombardano Gibilterra
* 1944 - Seconda guerra mondiale: Francia: inizio del Massacro di Ascq
▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: Battaglia di Okinawa: le truppe statunitensi sbarcano su Okinawa in quella che sarà l'ultima campagna di guerra
▪ 1946 - Un terremoto di magnitudo 7.8 colpisce le Isole Aleutine e le Isole Hawaii: 150 morti, principalmente a Hilo, Hawaii
▪ 1948 - Inizia il Blocco di Berlino Ovest da parte delle truppe controllate dal governo sovietico
▪ 1949
- - Guerra civile cinese: dopo tre anni di combattimenti il Partito Comunista Cinese avvia colloqui di pace con il Kuomintang, a Pechino. I colloqui, iniziati tra turbolenze e proteste, naufragano sul nascere.
- - L'Irlanda abbandona il Commonwealth e diviene repubblica indipendente
▪ 1954 - Il presidente USA Dwight D. Eisenhower dispone la creazione dell'United States Air Force Academy in Colorado
▪ 1960 - Gli Stati Uniti lanciano il primo satellite meteorologico TIROS-1
▪ 1973 - San Diego, California: Cassius Clay perde contro Ken Norton, a causa della frattura della mascella. È la sua seconda sconfitta
▪ 1976
- - In New Jersey (USA) la Corte Suprema riconosce di fatto l'eutanasia concedendo ad Karen Anne Quinlan, in coma da un anno, il diritto a morire
- - Steve Jobs e Steve Wozniak fondano la Apple Computer
▪ 1979 - Con un voto quasi plebiscitario l'Iran diventa Repubblica islamica dell'Iran
▪ 1984 - Pozzuoli viene colpita da 500 scosse di terremoto in poche ore. Si parla di sciame bradisismico
▪ 1994 - L'Ungheria presenta domanda di adesione all'Unione Europea
▪ 2001
- - Un aeroplano EP-3E della United States Navy viene a collisione con un jet da combattimento cinese, il cui pilota è disperso. L'equipaggio dell'aereo statunitense effettua un atterraggio d'emergenza ad Hainan (Repubblica popolare cinese) e viene catturato: sarà rilasciato solo l'11 aprile
- - Il presidente in carica della Jugoslavia Slobodan Milošević viene fatto prigioniero da forze speciali di polizia: è ritenuto responsabile di crimini di guerra
▪ 2002 - Unica nazione al mondo, i Paesi Bassi legalizzano l'eutanasia
▪ 2003 - Guerra in Iraq: ad Hillah le truppe americane fanno fuoco contro un camioncino che non si ferma all'alt, causando 10 morti e 5 feriti, tutti civili
▪ 2006 - Il corpo senza vita del piccolo Tommaso Onofri, rapito il 2 marzo, è ritrovato nelle campagne di Casalbaroncolo
▪ 2007 - Inaugurato il tratto ferroviario AV/AC Padova - Mestre. Il raddoppio della linea esistente aumenterà il traffico potenziale da 220 a 500 convogli al giorno.
Anniversari
* 1849 - Lodovico Pavoni (Brescia, 11 settembre 1784 – Rodengo-Saiano, 1 aprile 1849) è stato un presbitero italiano, fondatore della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata (Pavoniani): è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II nel 2002.
Lodovico Pavoni nasce a Brescia l´11 settembre 1784 da genitori nobili e benestanti che lo educano cristianamente, evitandogli il pericolo di diventare il "giovin signore" di pariniana memoria.
Egli si rivela subito un ragazzo vivace e geniale, dotato di buona intelligenza, aperto a molti interessi (pittura, caccia, equitazione, meccanica...), sensibile ai problemi sociali.
Ordinato sacerdote nel 1807, si dedica subito ad un´intensa attività catechetica, fondando presto un suo Oratorio per l'educazione cristiana dei ragazzi più poveri, precorrendo i moderni centri educativi diurni e l´associazionismo giovanile.
Nel 1812 il vescovo Gabrio Nava lo nomina suo Segretario, pur concedendogli di continuare la direzione dell´Oratorio, divenuto assai fiorente.
Nel 1818 lo nomina Canonico del Duomo e lo autorizza a dedicarsi interamente alla fondazione di un "privato Istituto di beneficenza" con annesso "Collegio d´arti", che dal 1821 si chiamerà "Pio Istituto S. Barnaba", per adolescenti e giovani poveri o abbandonati, ai quali in seguito si aggiunge una sezione di sordomuti.
Nei trent´anni che seguono, Lodovico Pavoni sviluppa un suo "metodo educativo", che lo pone all'avanguardia dei pedagogisti più illuminati dell´800 (ragionevolezza, amore, prevenzione, centralità della fede, importanza del lavoro: elementi che verranno ripresi e sviluppati da don Bosco); organizza un modello di istruzione e di avviamento al lavoro che prelude alle attuali scuole professionali; dà inizio ad una fiorente attività tipografica ed editoriale, precorrendo l´apostolato contemporaneo dei mass media; introduce nel mondo del lavoro riforme di assoluta novità, anticipando di mezzo secolo la dottrina sociale della "Rerum Novarum" (dignità del lavoro, salario familiare, assistenza nelle malattie, licenziamento solo per giusta causa e con preavviso, partecipazione del lavoratore agli utili di azienda); fonda, infine, la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata (Pavoniani), che appare così audace e nuova (i "frati-operai") da lasciare a lungo perplesse autorità civili e religiose (sacerdoti e religiosi laici collaborano "alla pari" come educatori della fede, come maestri d´arte e di umanità).
Lodovico Pavoni muore il 1° aprile 1849 a Saiano, presso Brescia, vittima eroica del suo prodigarsi per portare in salvo i suoi ragazzi dal pericolo dei combattimenti per l´insurrezione dei Bresciani contro gli Austriaci (le Dieci Giornate di Brescia). La Chiesa riconoscerà l´eroicità delle sue virtù, lo proporrà come modello di vita cristiana il 5 giugno 1947 e lo beatificherà il 14 aprile 2002.
▪ 1922 - Carlo I d'Austria (in tedesco Karl Franz Josef Ludwig Hubert Georg Maria von Habsburg-Lothringen; Persenbeug, 17 agosto 1887 – Funchal, 1 aprile 1922) fu imperatore d'Austria, red'Ungheria e Boemia, e monarca della Casa d'Asburgo-Lorena.
Regnò come imperatore Carlo I d'Austria, re Carlo III di Boemia e re Carlo IV d'Ungheria. Fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004 e la ricorrenza viene celebrata il 21 ottobre. (da ricordare)
Divenne erede al trono in seguito all'assassinio di Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914; fu incoronato imperatore alla morte di Francesco Giuseppe nel 1916. In seguito alla sconfitta dell'Austria-Ungheria nella Prima Guerra Mondiale andò in esilio con la famiglia nell'isola portoghese di Madera dove morì di polmonite all'età di soli 34 anni.
Negli ultimi giorni di vita chiamò a sé il figlio primogenito Otto perché volle che costui vedesse "come muore un imperatore". Il 3 ottobre 2004 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II.
Della sua vita si ricorda il grande impegno affinché la guerra terminasse. Cattolico, prese a cuore le parole dell'allora Papa Benedetto XV che ripeté più volte che si trattava di una "inutile strage". Appena salito al trono, nel suo discorso iniziale, dichiarò che il suo obiettivo era la pace dei popoli.
Le trattative di pace svolte in segreto da Sisto, fratello della moglie Zita, nella primavera del 1917, portarono ad un sostanziale accordo con Francia e Gran Bretagna, ma l'Italia si oppose ad un ritorno alla situazione prebellica.
Inoltre c'era anche il problema dell'alleato Germania che voleva una "pace vittoriosa". Si ricorda inoltre l'opposizione del sovrano all'utilizzo delle nuove e devastanti armi e per questo andò incontro alla diffidenza dell'alleato germanico e agli ambienti pangermanici che cercarono di sminuirne la personalità.
Durante il suo regno fu notevolmente ridotto lo sfarzo della corte asburgica, tanto che si faceva servire il pane nero e non quello bianco che veniva destinato ai feriti ed ammalati del fronte.
Le sue aperture autonomistiche nei confronti dei popoli dell'impero furono bloccate dalla componente ungherese che non voleva concedere spazio alle minoranze (serbi e rumeni). Per questo non fu mai appoggiato e visto con dispetto sia dalla parte pangermanica dell'Austria che dalla componente ungherese, che erano legate al vecchio sistema di impero.
Durante la cerimonia di beatificazione papa Giovanni Paolo II disse che Carlo doveva essere «[...] un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!».
Inoltre si ricorda l'enorme fede cattolica che l'imperatore praticava tanto di voler presenziare al Te Deum del capodanno 1918-19. Alla domanda del perché voleva ringraziare il Signore nell'anno della sconfitta e nell'anno in cui perse tutto, Carlo rispose che «...l'importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace...» e per questo bisognava ringraziare Dio.
Morte
Zita raccoglieva una per una le ultime parole del suo sposo: «Adesso voglio dirti che ho sempre cercato di conoscere la volontà di Dio e di eseguirla nel modo più perfetto». «Io devo ancora soffrire tanto affinché i miei popoli si ritrovino ancora tra loro... Gesù, proteggi i nostri bambini... ma falli piuttosto morire che commettere un solo peccato mortale». «Gesù sia fatta la tua volontà». Pregavano insieme, Carlo e Zita, con il Rosario e le litanie alla Madonna. Cantavano il Te Deum in ringraziamento a Dio per la croce posatasi sulle loro spalle. E Carlo era morente!
1° aprile 1922. Il cappellano gli amministrò l’Unzione degli Infermi. Carlo volle avere vicino il figlioletto Ottone: «Desidero che veda come muore un cattolico». Il sacerdote espose il Santissimo Sacramento nella stanzetta. Carlo non finiva più di adorarlo:
«Gesù, io confido in Te. Gesù, in Te vivo, in Te muoio. Gesù io sono tuo, nella vita e nella morte. Tutto come vuoi Tu». Il sacerdote gli diede la Comunione eucaristica, come Viatico per l’eternità. Il sovrano si raccolse sereno, ilare di un’intima gioia. Zita gli disse: «Carlo, Gesù, viene a prenderti». Rispose: «Oh sì, Gesù, vieni». Poi ancora: «Oh, Gesù, Gesù!».
Erano le ore 12 e ventitré minuti. Carlo d’Austria, 35 anni appena, contemplava Dio. Il medico che lo curava, miscredente, esclamò: «Alla morte di questo santo, devo ritrovare la fede perduta». E si convertì. Da tutta l’isola vennero a rendergli omaggio. Ai funerali, lo seguirono 30 mila persone.
Il 3 ottobre 2004, Papa Giovanni Paolo II, con la beatificazione in San Pietro a Roma, elevava alla gloria degli altari Carlo d’Asburgo, l’Imperatore che dal trono d’Austria, attraverso la via regale della Croce di Cristo, ha scalato la vetta più sublime: la santità.
▪ 1939 - Anton Semenovyč Makarenko (in ucraino Антон Семенович Макаренко; Bilopillja, 13 marzo1888(c.g. 1º marzo) – Mosca, 1º aprile 1939) è stato un pedagogista e educatore ucraino.
Nasce a Bilopillja (Oblast' di Sumy) in Ucraina nel 1888 da una famiglia di operai.
Si diploma come maestro, durante la guerra civile del 1917 si dedica al recupero di ragazzi abbandonati e delinquenti minorenni. Fonda la prima colonia di lavoro chiamata colonia Gorky in cui inizia la sua esperienza di pedagogista ed educatore sovietico, inculcando il senso del dovere e una disciplina militaresca.
Nel 1928 a causa di alcuni contrasti con l'istruzione popolare per i suoi metodi educativi, è espulso dalla colonia e passa alla direzione di una scuola per orfani della polizia.
Nel 1935 assume la vicedirezione della sezione delle colonie di lavoro ucraine e si afferma la sua dottrina pedagogica accettata anche dalla critica sovietica come modello educativo.
Vive a Mosca nell'ultimo periodo della sua vita. Muore improvvisamente nel 1939.
Il pensiero pedagogico
Il suo pensiero si basa sulla ideologia marxista-leninista presente in Unione Sovietica dopo il 1917, anno della rivoluzione di Ottobre.
Lo scopo dell'educazione è quello di produrre un buon cittadino comunista.
La concezione pedagogica è di tipo direttivo, a differenza di Alexander Sutherland Neill, in quanto un'educazione non direttiva avrebbe portato all'individualità, tipica della società borghese.
Makerenko aderisce pienamente al centralismo democratico di Lenin, è convinto che la fase della dittatura del proletariato durerà a lungo, per cui l'educazione ha la finalità di formare un individuo comunista e lavoratore senza che lo stesso sviluppi una propria personalità individuale.
Le sue idee sul collettivo e sulla disciplina costituiscono una forte critica alla pedagogia della spontaneità individuale, dunque all'attivismo pedagogico, così come l'uomo nuovo sovietico è l'antitesi del vecchio individuo borghese.
Molta importanza ha la disciplina, intesa come esigenza senza teoria. In un primo momento è giusto infatti imporre le regole della comunità ai nuovi arrivati, che sono poco inclini a seguire regole collettive. In un secondo momento è giusto invece spiegare il perché di una regola e di un'imposizione, quando però la persona è in grado di capire le motivazioni.
La responsabilità è un risultato dell’educazione. Ma, come la responsabilità, anche la disciplina è un risultato dell’educazione. Secondo M., molte teorie pedagogiche la pongono come presupposto dell’educazione. La sua definizione è nella complessiva filosofia del collettivo ed è il risultato di una lotta e non può prescindere nel modo più assoluto dagli effetti di un legame collettivo, dalla comprensione (che matura il senso di responsabilità) che il comportamento individuale è legato da mille fili ed è causa e conseguenza della condotta sociale.
La rottura e l’infrazione a regole condivise e accettate può provocare il deragliamento non personale, ma dell’insieme e dunque è l’insieme (nei collettivi è l’assemblea generale, nella famiglia è l’intero nucleo) a richiedere il rispetto di quelle regole e l’eventuale privazione alla vita comunitaria (nei collettivi, si giunge alla misura più grave con l’estromissione dalla comune, in famiglia ad esempio di non permettere la visione con gli altri a una rappresentazione teatrale).
La “disciplina cosciente” è una categoria, elaborata secondo il marxismo, politicamente da Lenin, filosoficamente da Gramsci e pedagogicamente da Makarenko.
Il suo fine educativo è quello di un individuo al servizio della politica e della società comunista. I pensieri individuali e collettivi devono coincidere tra loro.
I fini dell'educazione sono sociali.
L'uomo è un prodotto sociale
In tutta la riflessione di Makarenko è palese la coscienza della transizione. La società sovietica è una società di transizione, in cui si sta edificando il socialismo e questa edificazione ha bisogno di una relativa stabilizzazione rivoluzionaria, cioè un passaggio, né troppo graduale né pretenziosamente repentino, da vecchie abitudini consolidate e tradizioni sedimentate nelle mentalità e nelle condotte, a nuovi comportamenti e nuovi modi di pensare. Anche il campo educativo ne è attraversato, anzi, ne deve essere attraversato poderosamente, permettendo il passaggio e ponendo le basi forti di una prassi pedagogica rinnovata e per questo rivoluzionaria, nell’ambito più generale dell’istituzione scolastica e formativa, così come nell’ambito più specificatamente familiare. Dopo la rivoluzione, la società sovietica si organizza intorno a una mobilità sociale dinamica, che rompe con l’immobilità autocratica, si stabiliscono pari opportunità tra uomo e donna e la famiglia si pone essa stessa compiutamente come collettivo, precisamente come cellula collettiva del collettivo sociale più largo. Nel quadro del nuovo stato comunista, dunque, l'uomo sovietico deve inserirsi pienamente nella società, attraverso il lavoro, l'impegno politico e il sostegno delle ideologie socialiste.
Formazione politica e lavoro produttivo sono i due pilastri della nuova pedagogia.
L'uomo nuovo può dare risultati positivi dal proprio lavoro solo se educato politicamente e moralmente a partecipare alla vita sociale e politica.
La metodologia del collettivo
Soggetto dell'educazione non è l'uomo singolo ma il collettivo.
Nel collettivo di Poltava, così come nell’esperienza della comune Dzerzinskij, si tentano sperimentazioni di autogoverno (strutturato) e autodisciplina. Così come l’autogoverno non può non essere organizzato, così l’autodisciplina non può non scaturire da una disciplina cosciente, responsabile e motivata. L’educatore chiama il collettivo alla precondizione pedagogica dell’ordine esterno per un’unità dialettica con un ordine interiorizzato. La disciplina condivisa del reale autogoverno è il risultato di questa unità e non è affatto contrapposta alla libertà, intesa in senso marxista e leninista: la libertà sostanziale e non formale non è assenza di legami, è una categoria sociale, una parte del bene comune, la risultante di un comportamento sociale.
L'individuo deve armonizzare i propri interessi ed esigenze con l'interesse generale della collettività, la quale è a sua volta tenuta a considerare le esigenze individuali.
Esistono due tipi di collettivi:
• Collettivo generale: si tratta di una struttura unitaria e organica, un soggetto collettivo non solo una somma di persone. Makarenko la definisce anche come una struttura totalizzante perché in essa si sviluppano tutte le forme di vita del soggetto.
• Collettivo di base: trattasi di una autoarticolazione interna del collettivo generale. Nasce da esigenze funzionali e pedagogiche.
Nel Collettivo di base o reparto gli individui sono legati tra loro dal lavoro, amicizie, dalla vita in comune e dall'ideologia.
Makarenko indica quelli che sono i metodi di formazione di un collettivo di base affinché questo sia più vicino al collettivo generale.
In una scuola un collettivo di base non deve essere formato da ragazzi della stessa età, le classi devono essere aperte, cioè formate da ragazzi di differente età. In questo modo si evitano chiusure di gruppo tipiche dei coetanei a favore di un'organizzazione più complessa e funzionale con il risultato di cementare la forza del collettivo generale.
Lavoro e scuola
Nelle sue comunità la vita comunitaria è divisa tra studio e lavoro. È importante che la scuola sia laica ed aperta a tutti e che insegni una professione agli adolescenti disadattati (besprizornye, letteralmente ragazzi traviati) che accoglie.
Nella comunità di Makarenko i ragazzi dividono la giornata tra lavoro e studio, 4 ore di studio e 4 ore di lavoro produttivo.
Scuola e lavoro rappresentano due realtà distinte, in quanto hanno logiche e fini differenti. La scuola è finalizzata all'istruzione, il lavoro è finalizzato alla conoscenza degli schemi produttivi. Il lavoro non è solo strumento pedagogico, ma è competitivo come in una normale fabbrica. La comunità è divisa in reparti fissi (i falegnami, ecc.) o misti e stagionali (coloro che mettono in atto la semina). L'assemblea generale discute le regole ed applica sanzioni.
* 1946 - Cesare Vincenzo Orsenigo (Olginate, 13 dicembre 1873 – Eichstätt, 1º aprile 1946) è stato un arcivescovo cattolico e diplomatico italiano.
Nacque a Villa San Carlo (frazione del comune di Valgreghentino) da una famiglia di estrazione borghese, che si occupava di filatoi di seta.
Ordinato sacerdote il 5 luglio 1896 dal cardinal Ferrari, svolse la sua attività pastorale prevalentemente nella parrocchia di San Fedele a Milano, dove rimase fino al 1922 occupandosi in modo particolare dei giovani della parrocchia e dell'Associazione degli studenti di San Stanislao.
Insegnò all'Istituto Alfieri, la scuola privata per le figlie dell'aristocrazia e della borghesia milanesi.
Attività pastorale
Nel frattempo, svolse numerosi incarichi extra-parrocchiali su mandato del cardinal Ferrari: divenneCensore Ecclesiastico ed Esaminatore Sinodale, rappresentante al consiglio di amministrazione dell'Opera degli Asili Infantili Raggruppati della città di Milano. Fece parte anche dei Consigli della Provvidenza materna, della Pro orfani infanti e dell'Opera Bonomelli.
Nel 1912, all’età di 39 anni, venne nominato Canonico ordinario della cattedrale di Milano.
La sua opera si estese anche fuori Milano e nel 1921 venne incaricato della sovrintendenza dell'Opera dei Cappellani dell’emigrazione di Roma.
Direzione e fondazione di congregazioni religiose
Monsignor Orsenigo operò molto in campo caritativo, dirigendo la Società delle Dame di San Vincenzo, fondando la branca giovanile delleAllieve della carità, ma soprattutto si distinse per la fondazione dell'Opera Pia Catena, avvenuta nel 1902. Quest'ultima si occupava di inviare gratuitamente malati a Salsomaggiore per le cure salso-bromo-jodiche. Costruì a tal scopo una imponente struttura, chiamata Ospizio Catena, capace di ospitare fino a 1000 malati l'anno.
Il 7 agosto 1921 venne nominato Commendatore dell' Ordine della Corona d'Italia per meriti filantropici.
La carriera diplomatica
Nel 1922 Achille Ratti salì al soglio pontificio con il nome di Pio XI. Ricordatosi delle qualità di monsignor Orsenigo, lo inviò dopo una veloce consacrazione episcopale inOlanda. Grazie alle sue doti di prudenza e diplomazia, il neo-vescovo riuscì a comporre una grave vertenza tra quel governo e la Santa Sede che si trascinava da tempo.
Nomina a Nunzio apostolico
Nella primavera del 1925 fu promosso nunzio apostolico in Ungheria, il suo incarico diplomatico più felice. Il suo insediamento venne accolto molto affettuosamente sia dal popolo che dalle autorità civili e religiose magiare. Venne insignito anche di una Croce al merito.
Nel 1930 venne trasferito alla più prestigiosa nunziatura di Berlino, succedendo alcardinale Pacelli che era stato chiamato da Pio XI alla Segreteria di Stato. Successivamente venne eletto dai colleghi del Corpo Diplomatico loro Decano, cioè capo e rappresentante di tutti loro presso il Governo tedesco. Egli cominciò subito il suo lavoro osservando e descrivendo l’atmosfera politica e religiosa del paese. Il suo impegno pastorale lo portò ad occuparsi frequentemente anche della comunità italiana di Berlino.
Assistette nel 1933 all'avanzare di Hitler verso il Cancellierato, alla firma del Concordato tra Santa Sede e Germania ed alle subitanee violazioni dei nazisti. Orsenigo cominciò ben presto a presentarsi al Ministero degli Esteri tedesco con delle note di protesta, puntualmente ignorate dal governo tedesco che continuava nel varo di provvedimenti restrittivi nei confronti dei cattolici. Nel 1937 ebbe un ruolo importante nel far pervenire segretamente a tutti i vescovi l'enciclica di denuncia del nazismo di Pio XI Mit brennender Sorge.
Attività per evitare al guerra
Dopo l'elezione di papa Pio XII, ebbe parte attiva nei tentativi vaticani di scongiurare la guerra. Dopo lo scoppio delle ostilità, la nunziatura svolse un compito importante, sia per l'opera assistenziale prestata in favore di profughi e prigionieri appartenenti a diverse nazionalità, sia come tramite tra la Santa Sede e i vescovi di tutte le nazioni occupate dalla Germania. Si parla di circa 1500 rapporti partiti dalla sede di Berlino alla volta del Vaticano fino al 1939, e di altrettanti dal 1939 al 1946.
Grazie a questo intenso lavoro, il Papa poté avere un'idea molto precisa della situazione della Chiesa tedesca; le informazioni riguardanti i territori conquistati, raccolte per lo più in modo fortuito da monsignor Orsenigo, erano invece scarse e frammentarie.
Attività contro le persecuzioni di regime
Tentò ripetutamente passi, presso il Governo tedesco, in favore dei colpiti dalle persecuzioni — polacchi, ebrei, francesi, belgi — ma quasi ogni richiesta venne respinta o ignorata. A testimonianza dell'impegno dell'Orsenigo, c'è una lettera scritta da Joachim von Ribbentrop al capo della cancelleria del Reich Hans Lammers, nella quale Ribbentrop si vantava di aver «riempito un intero protocollo con ogni specie di note del Vaticano lasciate senza risposta».
Nonostante la proibizione del governo organizzò clandestinamente un Ufficio Informazioni, collegato alla Santa Sede, per raccogliere e fornire notizie sui prigionieri alle famiglie. Dopo l’armistizio del 8 settembre 1943, si occupò dei militari italiani internati, fornendo di nascosto, per aggirare la proibizione nazista, a sacerdoti suoi collaboratori materiale liturgico, medicinali, cibo, vestiti; riuscì così a salvare molte migliaia di connazionali dalla morte per denutrizione.
Finita la guerra, diresse la Missione Pontificia che si occupò del rimpatrio dei prigionieri italiani. Morì improvvisamente ad Eichstatt, dove si era trasferito dopo la distruzione della Nunziatura a causa di un bombardamento, il 1° aprile 1946.
Grazie all'interessamento delle autorità americane, la sua salma venne trasportata in Italia pochi giorni dopo e il 24 aprile, dopo una solenne cerimonia funebre presieduta dal cardinale Schuster, venne tumulato nella tomba di famiglia ad Olginate.
Orsenigo non si distinse però solo per le opere di carità o per lo zelo pastorale, ma anche per la sua attività letteraria. Recandosi spesso per consultazioni alla Biblioteca Ambrosiana, vi conobbe monsignor Achille Ratti.
Questa amicizia generò una collaborazione molto proficua dal punto di vista letterario, che sfociò nella pubblicazione del periodico San Carlo Borromeo nel terzo centenario della canonizzazione (1610-1910).
Orsenigo vi pubblicò una Vita di San Carlo a puntate, raccolta poi in volume dal titolo Vita di San Carlo Borromeo il quale vide varie riedizioni e traduzioni in molte lingue.
La produzione letteraria di Orsenigo non si limitò alla Vita di San Carlo: scrisse tra l'altro la biografia di Frédéric Ozanam, delle opere su padre Lacordaire, compilò manuali a sfondo caritativo o letterario, collaborò con la Scuola Cattolica, curò traduzioni dall’olandese di opere educative.
▪ 1955 - Silvio D'Amico (Roma, 3 febbraio 1887 – Roma, 1 aprile 1955) è stato un critico teatrale e teorico teatrale italiano.
Fu educato dai gesuiti all'Istituto Massimo di Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1911 vinse il concorso del Ministero della Pubblica Istruzione per la Direzione generale antichità e belle arti. Nel 1923 ottenne la cattedra di storia del teatro nella Regia Scuola di Recitazione"Eleonora Duse". A venticinque anni intraprese l'attività di giornalista, al quotidiano L'Idea Nazionale, diretto da Domenico Oliva, come vice dello stesso Oliva nella rubrica teatrale, e in seguito, alla morte del direttore, nel 1917, divenendone titolare. Diresse la rubrica di critica drammatica su La Tribuna (con cui l'Idea Nazionale si era fuso) dal 1925 al 1940.
In questi anni affermò la preminenza del poeta e della parola, al cui servizio deve mettersi l’attore, e, negli anni in cui il teatro di regia stenta ancora a nascere, teorizzò la necessità della figura del regista.
Fondò, e dal 1932 al 1936 diresse, la rivista Scenario, insieme a Nicola De Pirro.
Nel 1934 venne nominato Commissario straordinario per la riforma della scuola di recitazione di Roma, trasformando la Regia Scuola di Recitazione (intestata ad Eleonora Duse) in Accademia Nazionale d'Arte Drammatica. Negli anni del primo dopoguerra dedica gran parte del suo tempo all'Accedemia; nel 1944 favorisce l'ingresso di Orazio Costa alla cattedra di Regia inaugurando così una lunga e gloriosa stagione dell'Accademia stessa, che vedrà tra i suoi allievi, tra gli altri Vittorio Gassman, Luigi Squarzina, Elio Pandolfi, Rossella Falk, Anna Magnani,Paolo Stoppa, Sergio Tofano, Paolo Panelli, Nino Manfredi, Tino Buazzelli, Giorgio De Lullo, Gianrico Tedeschi, Monica Vitti, Wanda Marasco,Mario Missiroli, Luca Ronconi. Oggi L'Accademia porta il suo nome.
Dal 1937 al 1943 diresse la Rivista italiana del Dramma (poi Rivista italiana del teatro), edita dalla Società degli Autori. Scrisse su Il Giornale d'Italia dal 1941 al 1943. Interruppe le collaborazioni in seguito all'occupazione tedesca della capitale.
Dopo la Liberazione riprese a collaborare coi quotidiani: dal 1945 al 1955 è il critico de Il Tempo.
Sempre dal 1945 diresse la rubrica Chi è di scena? della Rai.
Curò la collana Il Teatro del Novecento, per le edizioni Treves (5 volumi) e la collana di testi teatrali Repertorio (21 volumi). Rimasta nella storia la raccolta di più testi sulla Storia del Teatro Drammatico, oggi in edizione riveduta e aggiornata.
Diresse e curò una imponente Enciclopedia dello Spettacolo in 11 volumi (1954-75).
Morì a Roma nell’aprile 1955. Alla notizia della sua morte, i teatri della capitale restarono chiusi per lutto.
▪ 1991 - Martha Graham (Pittsburgh, 11 maggio 1894 – New York, 1º aprile 1991) è stata una danzatrice ecoreografa statunitense.
Da molti è considerata la più grande danzatrice statunitense del XX secolo, nonché la "madre" delladanza moderna. Sostenitrice del "movimento" come massima forma di espressione, con le forme angolari che riusciva ad assumere col suo minuto ma vibrante corpo sapeva comunicare le più profonde emozioni dell'animo umano.